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Deposizione del Beato Angelico ritrova i suoi colori brillanti

Torna al Museo di San Marco di Firenze restaurata grazie al sostegno dei Friends of Florence

Deposizione del Beato Angelico ritrova i suoi colori brillanti
25 febbraio 2025 | 15.01
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Il Beato Angelico affida a una scena teatrale di rara potenza e intensità la rappresentazione della Deposizione del Cristo nella Pala di Santa Trinita che, dopo un lungo e complesso lavoro di restauro possibile grazie all'importante sostegno dei mecenati di Friends of Florence e realizzato da Lucia Biondi, è tornata da oggi in esposizione nel Museo di San Marco a Firenze consentendo per la prima volta di ammirare i suoi brillanti colori originali e molti dettagli finora non visibili a causa dell'offuscamento dell'opera.

Tra gli elementi di novità che il restauro ha contribuito a mettere maggiormente in risalto, è dato dal paesaggio sullo sfondo, con le colline della campagna toscana e una città turrita, Gerusalemme, che allude anche a Firenze. Un paesaggio illuminato da una luce chiara e intensa che avvolge tutti i personaggi, dando risalto alle vesti rifinite in oro. Splendido il prato fiorito e lussureggiante in primo piano.

La Deposizione restaurata sarà visibile nella Sala del Beato Angelico fino a settembre 2025 quando sarà tra le opere protagoniste della grande mostra "Beato Angelico", la prima dedicata al pittore quattrocentesco da Firenze dopo oltre settant'anni dalla prima monografica del 1955, attesa a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco e curata da Carl Brandon Strehlke con Angelo Tartuferi e Stefano Casciu. Sarà un percorso irripetibile, con prestiti provenienti dai più importanti musei e istituzioni al mondo, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura e il Museo di San Marco, che ospiterà le sezioni dedicate agli inizi dell’Angelico e alle miniature, oltre ad offrire il percorso tra i celebri affreschi del Frate pittore.

La Deposizione, commissionata tra il 1429 e il 1432 da Palla Strozzi in onore di suo padre Onofrio per la Sagrestia della Chiesa di Santa Trinita, trasformata in cappella di famiglia, rappresenta uno dei primi capisaldi della produzione artistica matura del Beato Angelico, che Giorgio Vasari ebbe modo di menzionare nelle sue "Vite dei pittori", ricordando come "mise tanta diligenza che si può, fra le migliori cose che mai facesse, annoverare".

Il lungo e delicato restauro durato due anni ha recuperato con l'intervento di pulitura i valori di trasparenza e luminosità della pittura dell'Angelico, che appariva appiattita e opaca, diminuita nei volumi e nella prospettiva. La visione dell'artista, ricca di sottigliezze di luce e colore e di grande sensibilità per il dato naturale, trova un vertice nel suggestivo paesaggio che fa da sfondo alla scena sacra, che prima del restauro era del tutto privo di profondità.

Il minuzioso intervento di ritocco pittorico ha ricucito le numerose, piccole mancanze, causate dalle vecchie vernici che avevano letteralmente strappato le stesure più sottili, e le abrasioni delle antiche puliture. La verniciatura finale è stata studiata appositamente per saturare la pittura e non appesantirla con un’eccessiva lucentezza, in modo da enfatizzare la leggerezza e la trasparenza delle campiture. Sono state svolte anche indagini diagnostiche per cercare di comprendere meglio il rapporto tra le parti dipinte da Lorenzo Monaco (cuspidi e predella) ed il completamento dell'Angelico, con la scena principale e i pilastri laterali con le figure dei Santi, ma molto resta ancora da spiegare.

(di Paolo Martini)

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