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Tra i muri di Trump e i ponti del Papa: dieci anni di tensioni con gli Stati Uniti

Il tweet con cui la Casa Bianca annuncia la morte di Papa Francesco è sobrio, distante, quasi freddo. È l’ultimo atto di un rapporto segnato da tensioni ideologiche, divergenze politiche e una Chiesa americana sempre più distante da Roma

Melania e Donald Trump in Vaticano da Papa Francesco - X.com/@WhiteHouse
Melania e Donald Trump in Vaticano da Papa Francesco - X.com/@WhiteHouse
21 aprile 2025 | 12.39
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“Riposa in pace, papa Francesco”. A Washington sono le 5:13 del mattino quando parte questo tweet dall’account ufficiale della Casa Bianca, corredato da due foto: una ritrae Donald e Melania Trump, ed è del 2017, l’altra il vicepresidente JD Vance, ed è di ieri. Il minimo indispensabile per un rapporto, quello tra il primo papa (sud)americano e le amministrazioni statunitensi, che ha vissuto non poche fasi di tensioni.

Le più recenti mosse di Trump e Bergoglio sono state chiare, e ostili: il presidente americano ha nominato come ambasciatore presso la Santa Sede di Brian Burch, presidente di Catholic Vote e noto critico del pontefice. Una figura vicina all’arcivescovo Viganò, l’ex nunzio negli Stati Uniti accusato di scisma, scomunicato e nemico del Papa. Dall’altra parte, la nomina ad arcivescovo di Washington del cardinale Robert Walter McElroy, che aveva definito il muro al confine tra Stati Uniti e Messico voluto da Trump “inefficace e grottesco”.

Il primo mandato Trump (2017–2021): tensioni e visioni opposte

Il primo mandato di Donald Trump ha rappresentato un punto critico nei rapporti tra la Santa Sede e Washington. Le divergenze sono emerse su numerosi fronti:

Migrazione: Francesco ha criticato apertamente il progetto del muro al confine con il Messico, dichiarando nel 2016 che “una persona che pensa solo a costruire muri [...] non è cristiana”. Trump rispose con durezza, accusando il Papa di essere strumentalizzato dal governo messicano.

Ambiente e cambiamento climatico: mentre Trump ritirava gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, Francesco pubblicava l’enciclica Laudato Si’, diventata manifesto della lotta al cambiamento climatico. Le posizioni diametralmente opposte hanno accentuato la distanza tra Casa Bianca e Vaticano.

Multilateralismo vs. sovranismo: Francesco ha promosso un ordine internazionale cooperativo e inclusivo, mentre Trump ha preferito un approccio isolazionista, talvolta in aperto contrasto con le istituzioni multilaterali che il Papa sostiene.

Cina: il segretario di Stato Mike Pompeo nel settembre 2020, a due mesi dalle elezioni americane, aveva accusato il Vaticano di “immoralità” per la sua politica nei confronti della Cina, con cui nel 2018 la Santa Sede ha firmato un accordo sui vescovi che è stato più volte rinnovato da allora. A ottobre, a Roma per un convegno sulla libertà religiosa organizzato dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede, non riesce neanche a ottenere un incontro con il suo omolgo, il card. Parolin.

Nonostante ciò, vi sono stati momenti di diplomazia istituzionale. Il Papa ha ricevuto Trump con la famiglia in Vaticano nel 2017, un incontro definito “cordiale”, ma privo di intesa profonda.

Il mandato Biden (2021–2025): riavvicinamento con riserve

L’elezione di Joe Biden, secondo presidente cattolico nella storia americana dopo John F. Kennedy, ha aperto nuove prospettive nei rapporti bilaterali. Francesco e Biden condividono diverse priorità: la lotta al cambiamento climatico, la giustizia sociale, la pandemia e il rafforzamento delle istituzioni democratiche.

Il loro incontro del 2021 in Vaticano è stato uno dei più lunghi del pontificato, segnato da calore personale e da un linguaggio comune su temi morali e globali. Tuttavia, non sono mancate tensioni:

Aborto e dottrina: diversi vescovi statunitensi, specialmente del fronte conservatore, hanno criticato Biden per il suo sostegno al diritto all’aborto, chiedendo perfino che gli fosse negata la comunione. Francesco ha evitato lo scontro frontale, riaffermando però l’importanza della coerenza etica.

Ruolo della gerarchia Usa: La Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (Usccb), a trazione conservatrice, ha mantenuto una linea più dura verso l’amministrazione Biden rispetto a quella del Papa, accentuando una spaccatura interna al cattolicesimo americano. Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma, durante la presentazione del libro di Maria Antonietta Calabrò "Il trono e l'altare" ha detto: “i cattolici americani sono più vicini a Trump che a papa Francesco”.

Secondo mandato Trump: un inizio in salita

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, si sono riaccese le tensioni su migrazione, diritti civili, ambiente e multilateralismo. JD Vance, il vicepresidente che si è convertito al cattolicesimo nel 2019, è stato l’ultimo leader mondiale a incontrare il papa, durante una visita privata nel giorno di Pasqua. Fino all’ultimo, il Vaticano aveva mantenuto il riserbo su un possibile incontro, mentre il programma ufficiale parlava solo di un faccia a faccia con il cardinale Parolin.

Cattolici americani, Cavalieri di Colombo e altre congregazioni: il fronte interno

Il cattolicesimo negli Stati Uniti è profondamente diviso tra due anime:

Conservatori culturali e dottrinali: comprendono molti vescovi, attivisti pro-life e organizzazioni storiche come i Cavalieri di Colombo, fondati nel 1882 e oggi tra i principali finanziatori di iniziative anti-abortiste e pro-famiglia. Ben radicati nei settori più tradizionalisti, i Cavalieri hanno sostenuto posizioni spesso in linea con Trump e in disaccordo con il Papa, soprattutto su temi come gender, Lgbt e migrazione.

Cattolici progressisti: sostengono l’agenda sociale di Francesco e si riconoscono in figure come padre James Martin sj, promotore di un’interpretazione inclusiva della dottrina. Il papa, lo scorso agosto, aveva inviato un saluto al sacerdote gesuita in occasione della conferenza "Outreach" per i cattolici Lgbtq, che si è tenuta alla Georgetown University di Washington.

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