La salma del 19enne morto lo scorso 24 novembre al cimitero di Bruzzano. L'Imam invita alla calma prima della cerimonia: "Rispettiamo le norme di questo Paese"
Nessuna protesta, nessuna rabbia al funerale di Ramy Elgaml, solo il dolore composto dei familiari e dei tantissimi amici che questa mattina si sono trovati al cimitero di Bruzzano, per dare l'ultimo saluto al 19enne morto a Milano lo scorso 24 novembre, dopo essere caduto dallo scooter al termine di un inseguimento dei carabinieri.
Sembrano lontanissime le proteste che hanno incendiato il quartiere Corvetto nei giorni immediatamente successivi alla morte del ragazzo. Gli animi già si erano calmati dopo i ripetuti appelli della famiglia Elgaml ad abbassare i toni, ma il messaggio è stato ulteriormente chiarito all'ingresso del cimitero da Mahmoud Asfa, presidente della Casa della cultura musulmana di via Padova, che ha celebrato il funerale insieme all'imam di San Donato, Mohamed Sedky. “Siamo in un cimitero, dobbiamo essere calmi, andiamo al funerale del nostro carissimo fratello Ramy, dobbiamo dare un’immagine realista, importante e straordinaria della nostra comunità, rispettando tutte le norme di questo Paese”, si è raccomandato Asfa, prima ancora che il rito avesse inizio.
Poi la processione silenziosa fino al campo del cimitero di Bruzzano riservato alle sepolture dei musulmani. Lì il feretro di Ramy, avvolto in un drappo verde, è stato deposto sull'erba. Dietro le donne , commosse ma composte nel loro dolore; davanti la fila di uomini, con al centro il padre di Ramy, Yehia Elgaml. In prima fila il deputato del gruppo misto, Aboubakar Soumahoro. Tra i presenti anche i consiglieri regionali del Pd, il capogruppo Pierfrancesco Majorino e la consigliera Carmela Rozza.
"Le istituzioni diano più attenzione ai nostri giovani, sono giovani di questo Paese, sono figli di questa società. Devono avere gli stessi diritti di tutti gli altri loro coetanei, perché sono italiani come loro”, ha ribadito a più riprese Asfa, auspicando che "la morte del nostro carissimo Ramy sia un punto di partenza, da cui migliorare la nostra presenza come comunità musulmana a Milano e in Italia". Il riferimento - chiarito a margine - è alla legge sulla cittadinanza, che "va cambiata, perché complica la vita di questi ragazzi nati e cresciuti qui, non li fa sentire appartenenti alla società".
E' l'unica nota 'polemica' dal rappresentante della comunità musulmana, che a più riprese ha ribadito di avere "fiducia nella giustizia italiana", invitando tutti a "stare tranquilli e non creare provocazioni, o peggio, violenza. Quando e se Ramy avrà ragione, sicuramente la giustizia gli darà ragione. Lasciamo che la giustizia prenda la sua strada e faccia tutte le indagini per scoprire la verità".
Un messaggio ribadito, a margine del funerale, anche dal presidente della comunità egiziana della Lombardia, Aly Harhash. "Noi siamo lontanissimi da quello che è successo nel quartiere Corvetto" e "abbiamo ancora fiducia nella magistratura e nella legge italiana. Ci aspettiamo che facciano venire a galla la verità", ha detto Hashash, parlando anche per i familiari di Ramy, che oggi - nel giorno del funerale del figlio 19enne - hanno preferito non fare dichiarazioni di fronte alle numerosissime telecamere presenti nel cimitero. "Grazie a tutti", le uniche parole dette lasciando il campo dal padre, Yehia Elgaml. Domani incontrerà il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ed è in contatto con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Nel pomeriggio sarà sentito in procura il ventiduenne alla guida del mezzo a due ruote su cui viaggiava Ramy Elgaml. Un giovane testimone, sentito dal pm di Milano Marco Cirigliano, raccontando quanto accaduto la sera del 24 novembre, ha parlato di "un impatto" tra il T Max su sui era il 19enne e la gazzella dei carabinieri, di cui non c'è traccia nel verbale di arresto di Fares Bouzidi.
Il ventiduenne alla guida del mezzo è agli arresti domiciliari per resistenza, per la fuga di otto chilometri in centro città, mentre è indagato per omicidio stradale insieme al vice brigadiere che guidava l'auto.