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Milano, Sofia uccisa a coltellate mentre dormiva. Ex fidanzato resta in carcere

La 20enne assassinata sabato all'alba a Cologno Monzese dal 23enne, reo confesso. Riconosciuta la premeditazione, il gip: "Per Atqaoui mancanza di controllo dei propri impulsi violenti"

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02 agosto 2023 | 15.41
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Sono almeno 5-6 le coltellate inferte da Zakaria Atqaoui, il 23enne reo confesso per l'omicidio della sua ex fidanzata, la 20enne Sofia Castelli, uccisa sabato all’alba nella sua casa di Cologno Monzese. Si tratta - da quanto emerge da un primo esame sul corpo della giovane, che domani verrà sottoposto ad autopsia - di ferite penetranti, inferte con un coltello da cucina, ritrovato ancora insanguinato all'interno dell'appartamento. L'arma verrà poi analizzata dal Ris di Parma.

Proseguono intanto le ricerche dei carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, che indagano sull'omicidio, del telefono del 23enne, gettato - a quanto lui stesso ha riferito - in un cestino. Sono state fissate invece per venerdì 4 agosto le copie forensi dei cellulari di Sofia e dell'amica con cui la vittima aveva trascorso la serata in discoteca e che alle prime ore di sabato è rientrata con lei nell'appartamento della famiglia Castelli in corso Roma. Le due ragazze, che avevano la sveglia a orari diversi, sono andate a dormire in stanze separate. E' stato allora che Atqaoui, intrufolatosi in casa, avrebbe colpito Sofia alla gola, uccidendola. L'amica non si sarebbe accorta di nulla, fino a quando, il mattino successivo, dopo che il 23enne aveva confessato l'omicidio, i carabinieri hanno fatto ingresso nella casa di corso Roma, trovando il corpo senza vita di Sofia.

ATQAOUI RESTA IN CARCERE MA GIP NON CONVALIDA IL FERMO: RICONOSCIUTA PREMEDITAZIONE

Atqaoui intanto resta in carcere. Così ha deciso la gip del tribunale di Monza, Elena Sechi, che ha disposto oggi la custodia cautelare in carcere per il ragazzo. La giudice non ha però convalidato il fermo di Atqaoui, emesso dalla pm Emma Gambardella sabato sera, non ritenendo fondato il pericolo di fuga, dal momento che il 23enne, dopo aver ucciso Sofia e prima che chiunque si accorgesse dell'omicidio, si era presentato spontaneamente al comando di Polizia locale di Cologno per confessarlo. La gip ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione, così come quella dei futili motivi e della relazione affettiva che legava la vittima al suo assassino.

Atqaoui ha riferito di essere entrato nell'appartamento della famiglia Castelli, in corso Roma, verso mezzanotte e di aver atteso lì, nascosto in un armadio nella stanza da letto dei genitori, il rientro di Sofia. Quando la giovane e la sua amica sono tornate a casa, le ha ascoltate parlare di ragazzi, ha atteso che andassero a dormire in stanze separate e ha colpito la ex alla gola, uccidendola.

Per la gip "non appare plausibile che l'intenzione di uccidere Sofia (e chi eventualmente si fosse trovato con lei al rientro dalla serata) sia maturata improvvisamente, dopo avere appreso l'intenzione di uscire con i nuovi amici la sera seguente", dal momento che questo Atqaoui già lo sapeva e anzi era proprio la causa "delle sue persistenti manifestazioni di gelosia, che la ragazza aveva inteso troncare ponendo fine alla relazione nelle settimane precedenti".

Al contrario - scrive il magistrato nell'ordinanza con cui applica la misura cautelare - "appare più coerente e logico" ritenere che il 23enne, "dopo essere stato allontanato per l'ennesima volta da Sofia, nel pomeriggio di venerdì 29 si sia procurato subdolamente le chiavi dell'appartamento con l'intenzione di entrare nell'abitazione, abbia atteso per gran parte della giornata, senza allontanarsi troppo, il momento propizio e che, approfittando dell'assenza della ragazza durante la serata, si sia introdotto all'interno, si sia nascosto nell'armadio, armato di un coltello e abbia atteso il rientro della vittima, prefigurando di sorprenderla con il suo nuovo amico".

C'è poi la questione del secondo coltello, trovato all'interno dell'armadio in cui il 23enne si era nascosto, ma non utilizzato da lui per uccidere Sofia, perché ritenuto "poco adatto".

Per questi motivi la gip ritiene siano gravi gli indizi della premeditazione a carico di Atqaoui, i cui istinti omicidi non sarebbero "affatto 'improvvisi', suscitati repentinamente da una ben prevedibile conversazione tra le due ragazze".

"MANCANZA DI CONTROLLO DEGLI IMPULSI VIOLENTI"

Le circostanze con cui Atqaoui ha ucciso la ex fidanzata "attestano una evidente mancanza di controllo dei propri impulsi violenti". Anche le dichiarazioni fatte dal giovane durante la confessione sarebbero "connotate da profili di illogicità e tese a limitare la gravità del comportamento tenuto, tentando di accreditare la tesi di un 'raptus' momentaneo, determinato unicamente dal comportamento a suo dire incoerente di Sofia, che lo avrebbe illuso rispetto alla speranza di poter riprendere la relazione e poi definitivamente allontanato, bloccandolo su Instagram e rifiutandosi sostanzialmente di incontrario ancora". Per la gip - si legge nelle 17 pagine di ordinanza - Atqaoui "non pare aver ancora ben compreso la gravità del suo comportamento".

"SOFIA UCCISA NEL SONNO PER GELOSIA"

"Mi sono nascosto perché volevo cogliere sul fatto" Sofia con un altro ragazzo, ha spiegato Atqaoui, confessando sabato scorso alla pm di aver ucciso la giovane. "Non ho detto niente a Sofia durante l'accoltellamento, credo non mi abbia nemmeno visto. Non l'ho svegliata, l'ho colpita mi sembra tre volte sul collo", ha raccontato il 23enne.

I due ragazzi, legati da circa cinque anni, durante il lockdown avevano convissuto per un periodo nell'appartamento di corso Roma a Cologno, in cui vive la famiglia Castelli e dove Sofia è stata uccisa. La relazione tra i due si era già interrotta in passato, ma la rottura decisa dalla 20enne circa tre settimane prima di venire uccisa pareva agli occhi delle amiche di lei e dello stesso Atqaoui definitiva. Il 23enne si era convinto che Sofia avesse una relazione con un altro ragazzo e voleva sorprenderli in casa.

La giovane vittima però è rincasata con un'amica, che al pm ha raccontato che "Zaccaria era molto possessivo, geloso, stava sempre addosso" a Sofia. Da quando aveva scoperto dell'amicizia tra la sua ex fidanzata e un altro ragazzo "era diventato morbosamente geloso", ha confermato un altra amica della 20enne, che si trovava nell'appartamento di corso Roma quando Zakaria si è presentato all'ora di pranzo di venerdì e, dopo aver discusso circa 15 minuti con la ex fidanzata, è uscito di casa, portando con sé le chiavi del padre di Sofia, utilizzate poi dopo mezzanotte per rientrare nell'appartamento ormai vuoto e attendere nascosto nell'armadio il rientro della vittima.

"Mi sono agitato perché da dentro l'armadio ho sentito che le ragazze sarebbero uscite il pomeriggio successivo con questi due ragazzi", ha spiegato Atqaoui.

Per la gip del tribunale di Monza, "l'idea di nascondersi all'interno di un armadio conferisce una particolare connotazione negativa alla condotta adottata, che ha in sostanza neutralizzato ogni possibilità di difesa della vittima, sorpresa nel sonno all'interno della propria casa".

Sofia, sul cui corpo verrà effettuata domani l'autopsia, è probabile che abbia reagito - come farebbero pensare gli schizzi di sangue trovati nella stanza - ma in modo "piuttosto debole", senza riuscire nemmeno "a gridare per chiedere aiuto", tanto che l'amica che dormiva nell'altra stanza non è stata svegliata.

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