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Il filosofo Marramao: "Il Papa amava il popolo ma non era populista"

"Il pontefice si è certo ispirato ad alcune istanze della teologia della liberazione ma è stato artefice di un proprio pensiero autonomo"

Il filosofo Marramao:
22 aprile 2025 | 15.16
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Un Papa attento al diritto dei popoli ma non ideologicamente populista, ispirato da alcune istanze della teologia sudamericana ma artefice di un proprio pensiero autonomo, capace di rivelarsi un leader globale, strenuo propugnatore di un continuo dialogo tra culture e religioni diverse per tentare di arginare la deriva della "terza guerra mondiale fatta pezzi". E' questo il ritratto di Francesco che traccia, in sintesi, il filosofo Giacomo Marramao, professore emerito dell'Università di Roma Tre, dove ha insegnato Filosofia teoretica e Filosofia politica, e membro del Comitato d'onore del Collège International de Philosophie.

Quanto all'accusa rivolta al pontefice argentino di essere stato portatore di un pensiero "comunista", Marramao, raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos a Parigi, dove si trova per una serie di colloqui, osserva: "Nell'azione del Papa c'è forse un elemento rivoluzionario laddove lui si schiera a favore degli umili, di quelli che chiama 'gli ultimi', ma certo non è ideologicamente un comunista. Alcuni elementi del pensiero di Marx potrà anche considerarli giusti, ma la conoscenza diretta degli aspetti tragici delle dittature nella storia gli ha sempre impedito di poter guardare con favore a forme di comunismo autoritario o di stampo stalinista".

Si deve all'interessamento del professor Marramao la traduzione italiana (a cura di Amaranta Sbardella) del saggio "Leggere Francesco. Teologia, etica e politica" della teologa argentina Emilce Cuda, edito da Bollati Boringhieri. Un libro, osserva il filosofo, tra i più acuti osservatori laici e progressisti, che mette bene in evidenza la formazione, la cultura e l'azione dell'arcivescovo di Buenos Aires Jorge Maria Bergoglio, che "si è trovato al cospetto di una dittatura militare terribile, segnando un aspetto tragico della sua biografia". Fin dall'esordio come pontefice, spiega Marramao, Bergoglio "si è mosso con grande coraggio, coraggioso già nella scelta del nome Francesco".

Giacomo Marramao individua "il coraggio" del pontefice anche "nei tantissimi viaggi compiuti nelle periferie del mondo, specie nei paesi asiatici, tessendo rapporti con esponenti di religioni lontane da quella cattolica e che pure hanno un peso enorme a livello mondiale. Ha aperto un dialogo con il mondo islamico nient'affatto scontato. E si è dimostrato attento alle culture dei popoli, senza mai sconfinare nel populismo di stampo peronista presente nella storia argentina".

Il rischio di una "terza guerra mondiale fatta a pezzi", a parere del filosofo, autore di opere che hanno segnato il dibattito culturale - "Dopo il Leviatano", "Passaggio a Occidente", "Potere e secolarizzazione”, Per un nuovo Rinascimento" e "Sulla sindrome populista" - ha segnato "una svolta" nel pontificato di Bergoglio, "lo ha trasformato in un vero leader globale", consapevole che "l'unica salvezza per l'umanità è il confronto incessante tra culture e religioni diverse. Con una certezza: che la guerra è per tutti una sconfitta, per una semplice ragione: la guerra, dunque, non si può umanizzare, si può solo abolire".

Marramao mette, poi, in luce, come papa Francesco abbia strenuamente difeso "quelli che lui ritiene oggetto di violenze, di subordinazioni" e perciò manifesti una "ribellione" soprattutto per "la scomparsa del diritto internazionale" dallo scenario globale lasciando spazio a conflitti locali endemici e sempre più fuori controllo.

Marramao sottolinea, inoltre, tra i meriti di papa Francesco quello di "aver lottato contro una doppia esclusione presente nelle società contemporanee: i poveri e le donne. E da ultimo vorrei ricordare anche l'attenzione verso i gay, che non possono essere discriminati sulla base dell'orientamento sessuale e, anche in questo caso, ha dimostrato un coraggio enorme".

Infine Marramao cita l'enciclica "Evangelii gaudium" come il manifesto più riconoscibile dell'azione pastorale di Francesco, laddove dichiara di "preferire una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Questo prediligere una Chiesa di strada, fuori dalle sue strutture protette, è senz'altro una rottura della logiche tradizionali vaticane", sottolinea.

Tra gli episodi personali ricordati da Marramao c'è l'incontro con Papa Francesco in visita all'Università degli Studi Roma Tre il 17 febbraio 2017, quando il filosofo ebbe modo di omaggiare il pontefice di alcuni suoi libri tradotti in spagnolo e pubblicati in Argentina.

(di Paolo Martini)

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