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Alessia Pifferi torna in aula, pg: "Nessuna necessità di nuova perizia"

Il processo d'appello a Milano per la figlia Diana, lasciata sola in casa a morire di stenti nel luglio 2022

Alessia Pifferi - Fotogramma
Alessia Pifferi - Fotogramma
10 febbraio 2025 | 06.54
LETTURA: 3 minuti

"Non vi è alcuna necessità di effettuare una nuova perizia quando ne abbiamo una che già risponde a ogni obiezione che è stata fatta". Così l'avvocata generale Lucilla Tontodonati, rappresentante della procura generale di Milano, nel processo d'appello che vede imputata Alessia Pifferi, condannata in primo grado all'ergastolo per l'omicidio della figlia Diana, abbandonata per sei giorni e lasciata morire di stenti nell'estate 2022.

Il test Wais

"Non c'è nessuna necessità neanche di sentire il perito quando si sono avute risposte assolutamente soddisfacenti su tutto" aggiunge davanti alla Corte d'assise d'appello chiamata a decidere se concedere una seconda perizia chiesta dalla difesa. Inutile per la rappresentante dell'accusa ripetere il test Wais - che potrebbe dare un risultato non genuino - così come pensare che la documentazione scolastica in cui emerge un "disturbo di relazione" possa 'sollevare' Alessia Pifferi dall'essere imputabile.

"La documentazione scolastica prova, una volta in più, l'inattendibilità del test Wais perché emerge una persona non brillante, ma che è capace, interagisce con la realtà, si relaziona. Questa documentazione non è atta a scalfire minimamente la perizia e anche la cartella sanitaria" presentata dalla difesa "appare confusa" aggiunge la pg Tontodonati che si oppone alla riapertura del dibattimento.

"Questa documentazione della difesa, successiva al deposito della perizia, è nel contenuto non idonea a inficiare il contenuto della perizia" aggiunge Tontodonati che ribadisce, più volte, che neppure lo stesso consulente della difesa sostiene la piena incapacità di intendere e volere dell'imputata Pifferi. Il consulente di parte nulla di sostanziale dice per mettere in discussione la perizia effettuata in primo grado. In subordine, se la corte dovesse decidere per una nuova perizia, la procura generale chiede che venga affidata allo stesso Elvezio Pirfo, lo psichiatra che ha firmato la prima perizia.

"Non c'è nessun elemento che possa far pensare a una incapacità. Se l'uomo della strada può pensarlo per l'efferatezza del fatto, incomprensibile per il comune sentire - aver abbandonato la figlia per giorni - non ogni delitto efferato si spiega con l'incapacità di intendere e volere", ha affermato ancora Tontodonati.

Inoltre, la pubblica accusa sostiene la "totale irrilevanza" di alcune recenti lettere scritte in carcere dall'imputata - allegate al fascicolo dalla difesa - perché "anziché dimostrare un'incapacità o un difetto cognitivo potrebbero invece essere interpretate come un lucido disegno difensivo".

Difesa Pifferi: "Ha disturbo cognitivo, serve una nuova perizia"

"Vi chiedo una nuova perizia. Chiedo di somministrare il testo di Wais per capire come ragiona, vi chiedo di sottoporla a nuovi controlli (risonanza magnetica), vi chiedo di acquisire la documentazione che ho prodotto". Così Alessia Pontenani, l'avvocata che difende Alessia Pifferi, alla Corte d'assise d'appello di Milano.

"Lei ha un disturbo cognitivo, quel giorno non capisce che la figlia è morta e non riesce neanche a chiamare i soccorsi. Le domande le andavano fatte in altro modo perché lei risponde sempre sì, ed è per questo che Alessia Pifferi va rivalutata da un altro psichiatra. Insisto per la perizia, insisto con la perizia collegiale", ha aggiunto in aula.

"Alessia Pifferi, dopo la condanna, è una donna senza futuro ma è giusto che si capisca se alla base ci sia un problema. Lei non è pazza, ma ha un disturbo cognitivo che potrebbe aver determinato la morte di Diana. Se fossi la famiglia invece che chiedere di chiudere presto questo processo, vorrei sapere se ho una sorella o una figlia assassina oppure lei è solo una donna con problemi" ha concluso.

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