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Alemanno resta in carcere, deve scontare 1 anno e 10 mesi

La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma: "Incapacità ad adeguarsi a regole"

Gianni Alemanno
Gianni Alemanno
28 gennaio 2025 | 13.31
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Gianni Alemanno, l'ex sindaco di Roma arrestato la notte del 31 dicembre scorso, resta in carcere dopo la revoca dei servizi sociali. A deciderlo il Tribunale di Sorveglianza di Roma sciogliendo la riserva sull’udienza di venerdì scorso. Alemanno deve scontare una condanna a un anno e 10 mesi per traffico di influenze.

L'ex sindaco, che doveva svolgere attività presso la struttura ‘Solidarietà e Speranza’ che si occupa di famiglie in difficoltà e di vittime di violenze, è accusato di una "gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte". In particolare, avrebbe presentato falsa documentazione per giustificare impegni lavorativi ed evitare i servizi sociali, oltre ad aver incontrato in tre occasioni tra marzo e settembre scorsi un pregiudicato, l’ex avvocato Paolo Colosimo, condannato in via definitiva nel 2018 a 4 anni e sei mesi.

Il tribunale di sorveglianza di Roma confermando il carcere non ha riconosciuto ad Alemanno i 4 mesi di detrazione pena per il periodo già svolto ai servizi sociali prima delle contestazioni. La difesa valuterà ora se ricorrere in Cassazione.

"Da Alemanno incapacità ad adeguarsi a regole"

''I fatti costituiscono manifestazione di mancato recepimento dell'offerta rieducativa e denotano l'incapacità del soggetto di adeguarsi alle regole ordinamentali ripetutamente violate con pervicacia, dimostrando inettitudine ad autodeterminarsi in senso positivo’’, scrive il tribunale di Sorveglianza di Roma nell’ordinanza.

"Dalla breve dichiarazione resa all'udienza da Alemanno risulta una sostanziale ammissione ‘di quanto accaduto’, ossia delle condotte in ragione delle quali la misura è stata sospesa, e le dedotte motivazioni dell'interessato in ordine a ‘quanto accaduto’ (impegni politici e passione politica) non possono affatto giustificare una attività illecita così strutturata, capillare, ostinata’’ sottolineano i giudici.

"E la sistematica, artata costituzione di documenti giustificativi degli spostamenti sul territorio nazionale oggetto di richieste autorizzatorie, predisposta dall'affidato sin da febbraio 2024, a ridosso dell'avvio della misura alternativa (27.11.2023), anche con la complicità di più soggetti compiacenti (la segretaria, diversi legali, un consigliere comunale brindisino, la sorella, ecc.), oltre ad integrare fattispecie di reato, è rappresentativa di una condotta a dir poco irresponsabile - si legge nell’ordinanza - con la quale Alemanno (anche aiutato dai suoi complici) si è preso gioco degli Uffici che presidiano la misura alternativa alla detenzione intramuraria, con ciò tradendo il senso e lo spirito dell'esecuzione penale esterna, concepita in sintonia con il principio costituzionale secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione, principio che non è stato minimamente recepito dal condannato. Si aggiunga anche la violazione della prescrizione di non frequentare pregiudicati. Tutto ciò nonostante le diffide’’.

La difesa

''Stupisce, al pari di un arresto la notte di Capodanno, che non sia stato considerato neppure il parere del procuratore generale che salvava il primo periodo di affidamento", dice l'avvocato Cesare Placanica, difensore dell'ex sindaco.

"Forse, considerando che il reato di Alemanno è stato quello di avere chiesto una anticipazione di pagamenti per fatture riconosciute dalle stesse sentenze di condanna come vere, si potevano sanzionare le sue trasgressioni con la detenzione domiciliare senza sbatterlo al carcere, soprattutto in un momento di disperato sovraffollamento che dovrebbe evitare ogni carcerazione non assolutamente necessaria'', aggiunge.

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