Dal Nazareno la parola d'ordine non cambia, ma la preoccupazione è fortissima: "Allarme per costi crisi"
"Faremo il possibile per tenere Draghi dentro". Dal Nazareno la parola d'ordine non cambia. Stessa maggioranza, stesso perimetro con Draghi premier o c'è il voto. Ma la preoccupazione è fortissima. Sia per gli esiti della crisi sia per i costi pesantissimi che si porta dietro. Tra spread e un'agenda sociale -dai miliardi contro il caro energia al salario minimo- che era a portata e rischia di saltare. "Così si butta tutto alle ortiche", lo sfogo tra i dem che continuano a lavorare per ricucire - "lo faremo fino all'ultimo"- a tutti i livelli. Ma che non escludono la possibilità che da mercoledì non ci sia più un governo.
Il voto anticipato - il 25 settembre, il 2 e il 9 ottobre le date cerchiate in rosso - viene dato oggi da un deputato di peso dem come probabile "al 70 per cento", dice all'Adnkronos. Mentre si guarda con sempre maggiore sconcerto ai contorcimenti dei 5 Stelle. Ma anche con attenzione. "Tanti deputati sono in totale disaccordo sulla linea della strappo. Sappiamo nomi e cognomi. Vedremo". Non viene esclusa una nuova scissione. "E quel punto non sarebbero i 5 Stelle che escono dal governo ma, come dice Luigi (ndr Di Maio) sarebbero solo i contiani...".
Nessuno affonda il colpo sui 5 Stelle in questa fase. Enrico Borghi della segreteria Pd la mette così parlando con l'Adnkronos: "Alleanza finita? Per noi la principale è confermare e sostenere il governo Draghi. Non è il momento di subordinate che indeboliscono la principale". Quindi se i 5 Stelle mandano per aria la 'principale', ovvero la conferma del governo Draghi, le strade si separano? "Gli atteggiamenti dei prossimi giorni è chiaro che saranno forieri di sviluppi... Noi ci auguriamo siamo positivi. Ma una cosa alla volta. Stiamo scalando una montagna impervia e va fatto un passo dopo l'altro. Se corri in cima non ci arrivi".
Insomma un eventuale rapporto con i 5 Stelle in futuro dipenderà dalla scelte di questi giorni. "Se Conte porta fuori dal governo Draghi i 5stelle -avverte il coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci- non solo rompe con il Pd qualsiasi possibilità di alleanza futura, regala quelle che è rimasto di M5s a Di Battista. Un minuto dopo non esiste più Conte. Io spero che ci sia un minimo di lucidità politica. Anche perché il primo esito sarebbe di regalare un'ulteriore pattuglia di parlamentari a Di Maio. Sinceramente mi sembra folle dal punto di vista politico e strategico".
E c'è forte irritazione verso Lega e Forza Italia. Per la nota congiunta e anche per l'accusa -formulata anche dai 5 Stelle ieri in aula al Senato- che il Pd avrebbe le sue colpe nella crisi. "Sono alleati con un partito che sta all'opposizione, sono senza decenza".
E' sempre Borghi a replicare in chiaro: "Sul documento comune FI-Lega verrebbe da dire da quale pulpito viene la predica visto che loro sono alleati strutturali con chi fa ogni giorno l’opposizione a Draghi", dice Borghi a SkyTg24. "Non possono fare le anime belle da un lato, con relativa morale agli altri, e poi restare dentro una contraddizione permanente e insostenibile di questo tipo. Se davvero si vuole sostenere Draghi, si riparta dalla maggioranza parlamentare che ha fatto nascere questo governo assumendosi in trasparenza le responsabilità davanti al Paese”.