Salta riunione dei soli deputati vista con preoccupazione da Conte e vertici dopo lo scontro con Crippa
Si cerca di ricompattare, dopo il Consiglio nazionale M5S di giovedì scorso in cui son volati stracci. Oggi doveva tenersi una riunione dei soli deputati pentastellati che ha fatto suonare l'allarme, ieri, in via di Campo Marzio. A convocarla il capogruppo Davide Crippa, protagonista dei momenti di più alta tensione con il leader Giuseppe Conte nella riunione di giovedì, accusato da Crippa -con cui la sintonia non c'è mai stata- di decidere con un ristretto cerchio magico, e di aver tenuto fuori il Consiglio nazionale, nonché gli eletti, nella scelta decisiva di non votare la fiducia al dl aiuti.
Dopo la riunione fiume di cinque ore del Consiglio nazionale di oggi, l'assemblea dei deputati è saltata, al suo posto è stata convocata una congiunta - senatori e deputati insieme- anche per allineare i due rami del Parlamento, che, in casa 5 Stelle, vanno a due velocità diverse. Se infatti è vero che il malcontento sul governo Draghi è diffuso sia alla Camera che al Senato, altrettanto vero è che i senatori sono i più 'barricaderi', quelli pronti ad andare allo scontro frontale, mentre tra i deputati prevalgono coloro che non vorrebbero far saltare il banco precipitando il paese alle urne. Non solo. Crippa nella riunione di giovedì avrebbe accusato Conte di essersi lasciato trascinare proprio dai senatori, orchestrati dai due vicepresidenti, Paola Taverna e Mario Turco. Ecco perché la riunione di soli deputati, nel quartier generale grillino, veniva vista con grande preoccupazione.
"La congiunta è stata convocata per evitare che Conte perda il controllo dei gruppi - sostiene un big del Movimento all'Adnkronos- perché sa che i deputati non hanno la posizione dei senatori, e se si va al no a Draghi a prescindere alla Camera si rischia un salasso, con nuovi addii" tra le file dei deputati, dove rimbalzano i nomi di Federica Dieni, Maria Soave Alemanno, Elisa Tripodi, solo per farne alcuni. Intanto nelle ultime ore sembra prevalere di nuove la linea 'governista', ovvero il sì alla fiducia -ammesso che si arrivi a una verifica di maggioranza- ma con la premessa di ottenere risposte ai temi posti dai 5 Stelle, leggi lettera di Conte a Draghi.
E se è vero che si tratta della linea tenuta da Conte nell'ultima assemblea congiunta nonché dalla capogruppo al Senato Mariolina Castellone nelle dichiarazioni di voto al dl aiuti, altrettanto vero è che nelle ultime 48 ore questa linea è sembrata franare, a favore di una ancor più dura, ovvero il no a prescindere a Draghi e al suo governo. Di questo del resto si è ragionato nel Consiglio nazionale di giovedì sera e nel confronto di ieri mattina tra i ministri M5S e Conte, in via di Campo Marzio, dove il ministro Federico D'Incà si è fatto portavoce dei 'governisti', sostenendo come fosse stato un errore non votare il dl aiuti e come lo fosse, ancor di più, andare allo scontro frontale sulla fiducia tout court.
Intanto gli occhi sono puntati sull'assemblea congiunta convocata dalle 18.30 alle 23, con la possibilità di un aggiornamento nella mattinata di domani, come messo nero su bianco nella mail del direttivo indirizzata a deputati e senatori.