Si tratta di un uomo rientrato nei giorni scorsi dal Brasile all'aeroporto di Malpensa via Madrid e risultato positivo al tampone
Primo caso di variante Covid brasiliana in Italia identificato in un laboratorio di Varese. Si tratta di un uomo rientrato nei giorni scorsi dal Brasile all'aeroporto di Malpensa via Madrid e risultato positivo al tampone disposto dall'Ats in ottemperanza alla recente ordinanza ministeriale del 16 gennaio.
"E' completamente asintomatico e non mostra nessun disturbo" spiega all'Adnkronos Salute Paolo Grossi, direttore Malattie infettive dell'Asst Sette Laghi. "E' un giovane brasiliano, canta e ascolta musica, si chiede perché debba rimanere ricoverato qui in ospedale a Varese stando bene. Ma noi lo abbiamo ospedalizzato immediatamente appena è stata individuata la variante perché, dal momento che sembrerebbe essere maggiormente diffusiva, vogliamo evitare che si possano innestare dei focolai. E' pertanto super isolato in ospedale, in stanza singola e con precauzioni particolari".
Classe 1987, l'uomo è rientrato in un paese nei dintorni di Varese, dopo una permanenza di qualche mese (da novembre) in Brasile per motivi di famiglia. Anche la moglie è risultata debolmente positiva, "con una bassissima carica virale - conferma il primario - ed è stata sottoposta a nuovo tampone per capire se è segno di qualcosa in fase di incubazione o di una coda dell'infezione". Accertamenti ulteriori anche per la figlia della coppia che è risultata negativa al primo tampone.
Il 33enne brasiliano "viene visto per ultimo nel giro visite dagli operatori, che sono tenuti a indossare ulteriori protezioni, dei sovracamici oltre a quelli che di norma utilizziamo, proprio per evitare di portare in giro un microrganismo che potrebbe creare qualche problema. La risposta che c'è stata di fronte a questo caso, immediatamente individuato, è stata tempestiva ed efficace per contenerne la diffusione ad altri soggetti".
Il giovane, ricostruisce lo specialista, "è rientrato dal Brasile via Madrid, aggirando il blocco dei voli provenienti da quel Paese. Se una persona rientra facendo scalo intermedio in Europa elude i controlli. Ma il ragazzo è stato coscienzioso ed è andato dal proprio medico per chiedere cosa doveva fare e il medico correttamente lo ha indirizzato all'ospedale e da lì si è attivata la macchina. L'uomo ha fatto il tampone venerdì, il nostro laboratorio, che è fra quelli di riferimento attrezzati per fare i sequenziamenti e individuare le varianti, lo ha analizzato e subito nel pomeriggio aveva l'esito. Quindi l'Areu è andata a prelevare il paziente con l'ambulanza e il personale bardato per portarlo in ospedale".
Nessun disturbo per il giovane "e non risulta nulla di problematico neanche dagli esami di laboratorio che sono normali, compreso gli indici infiammatori che solitamente in questi pazienti sono marcatamente alterati", puntualizza Grossi. La particolarità è che la famiglia prima di partire e prendere l'aereo "aveva fatto i tamponi molecolari a San Paolo ed erano risultati negativi. Forse era una fase di incubazione e il virus non era ancora rilevabile", osserva l'esperto che precisa anche il valore di questo caso scoperto.
"Si tratta del primo caso che si osserva nel nostro Paese. E' anche possibile che altri soggetti che hanno fatto lo stesso percorso di triangolazione dei voli partendo dal Brasile - spiega - non abbiano avuto la stessa coscienziosità. Non possiamo saperlo. Ma noi monitoriamo la situazione, come da disposizioni ministeriali su tutti i tamponi positivi da un particolare valore in poi (cicli di amplificazione inferiori a 30) facciamo il sequenziamento e automaticamente si cerca la variante inglese, brasiliana o sudafricana. Non c'è motivo di allarme, però è giusto mantenere un elevato livello di attenzione per poter individuare qualunque potenziale focolaio".
Soprattutto in una provincia come Varese, particolarmente colpita dalla seconda ondata di Covid. "Abbiamo ancora quasi 300 pazienti ricoverati, ne abbiamo avuti fino a 650, sicuramente la situazione è notevolmente migliorata da quando avevamo un centinaio di pazienti in Cpap in condizioni gravi. Al momento è stata individuata qualche puntiforme variante inglese, casi di sudafricana non ne abbiamo visti. Ma tutto sommato i casi di varianti numericamente si contano sulle dita di una mano, sono minoritarie in questo momento. Per ora ciò che sta circolando non sono varianti, possiamo dire".
Il Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, si legge in una nota, è in attesa del campione proveniente da Varese per poter completare la sequenza dell’intero genoma al fine di confermare che si tratti della cosiddetta “variante brasiliana” come emerso dalle prime analisi. All'Iss verrà eseguita anche la coltivazione del ceppo virale. L’individuazione, avvenuta nel Laboratorio di microbiologia, ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese e Ats Insumbria - prosegue la nota - mostra la capacità di identificazione e controllo della rete di sorveglianza italiana. L’isolamento è avvenuto in una persona di rientro dal Brasile che è stata sottoposta a tampone e screening genetico per la ricerca di varianti di Sars-Cov-2.
In caso di conferma - riferisce l'Iss - sarebbe il primo ritrovamento in Italia che l'Istituto provvederà a depositare nella piattaforma genomica dedicata a Sars-Cov-2 per una condivisione internazionale. A livello locale tutte le misure sono state prese e tutte le Regioni e il ministero della Salute sono state allertate per accertare eventuali varianti.
"Attendiamo, come tutti, notizie dalle autorità sanitarie. Non abbiamo ancora molti dettagli" dice all'Adnkronos il sindaco di Varese, Davide Galimberti. Il sindaco ha spiegato di aver saputo in queste ore, dalla stampa, del primo caso di variante brasiliana. "In questo momento, finché non si hanno certezze, elementi di preoccupazione ci sono", ha sottolineato, ma prima di parlare dell'argomento "vorrei verificare meglio la portata della cosa e il grado di isolamento del paziente", a cui è stato fatto un tampone subito dopo l'atterraggio.
"Bisogna continuare ad avere tutte le attenzioni prescritte e ricordarsi che ognuno è responsabile anche dell’altro. Non bisogna perdere la speranza che possiamo vincere questa situazione tutti insieme" ha detto, parlando con l'Adnkronos, monsignor Giuseppe Natale Vegezzi, vicario episcopale per la zona pastorale di Varese e vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Milano. "Bisogna cercare di osservare queste norme, che sono piccole e che magari ci danno fastidio, come la mascherina e il distanziamento. Ma io - continua monsignor Vegezzi - vedo che nelle nostre chiese e nella nostra comunità la gente si comporta in modo adeguato: tutte le misure di prevenzione sono entrate un po’ a far parte del comportamento".
Il vicario episcopale per la zona pastorale di Varese ricorda che "è più di una settimana che, sentendo anche i miei preti, le cose stanno migliorando e questo dà anche un senso di fiducia e di tranquillità. Rispetto a qualche settimana fa, quando Varese aveva subito una bella batosta, mi sembra che le cose stiano migliorando. E questo dà la speranza di dire che si può superare questa situazione difficile".
Inoltre, conclude, "come cristiani dobbiamo ricordare che se Gesù ha vinto la morte, vincerà anche questa. Bisogna solo fare i passi giusti e non dimenticare di avere speranza. Vinceremo anche questa".