I verbali delle riunioni sono stati pubblicati sul sito del ministero dopo la pronuncia del Tar del Lazio contro la quale il ministero farà ricorso
"Oggi in Italia non c’è circolazione del virus" Sars-Cov-2. Lo sosteneva l'Istituto superiore di sanità nella riunione del 7 febbraio 2020 della task force per l'emergenza Coronavirus, nominata dal ministro della Salute Roberto Speranza nei primi mesi della pandemia, quando a essere colpita era praticamente solo la Cina. I verbali delle riunioni sono stati pubblicati sul sito del ministero dopo la pronuncia del Tar del Lazio lo scorso 7 maggio, che ha accolto il ricorso del deputato di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami sull'accesso agli atti. I verbali riguardano le riunioni dal 22 gennaio al 21 febbraio.
Nel corso della riunione si è discusso anche delle modalità di quarantena per gli italiani rientrati nel nostro Paese, mentre nella riunione del 6 febbraio l'Istituto superiore di sanità evidenzia che "non c'è trasmissione del virus prima della comparsa dei sintomi", suggerendo comunque di predisporre "un piano per implementare i posti di terapia intensiva nell'eventualità che ci fosse un'epidemia nel nostro Paese".
Una vera e propria 'caccia' alle mascherine per far fronte alla diffusione della pandemia. A inizio febbraio, come emerge dai verbali del 2 febbraio della task force, era partita da parte del Governo la ricerca disperata di dispositivi medici in previsione dei crescenti casi in Cina e fuori dal Paese asiatico. Dai documenti emerge che sulle mascherine "non arrivano celermente informazioni" e "al momento sono state ricevute informazioni da una ditta che sembra abbia in stock circa 800mila mascherine chirurgiche e prevede di averne altre 400mila in dieci giorni".
"La necessità di procedere ad un aggiornamento del Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, risalente al 2009". Lo chiede l'allora direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Paolo Maraglino, durante la riunione del 15 febbraio della task force istituita dal Governo per rispondere all'esordio all'emergenza Covid-19. E' quanto si legge nei verbali della riunione della task force relativi al periodo 22 gennaio-21 febbraio 2020, pubblicati dopo la sentenza del Tar del Lazio.
Il 16 febbraio il Piano pandemico è di nuovo al centro dell'incontro della task force. Sempre Maraglino, riportano i documenti, informa "che il tavolo di lavoro per l'aggiornamento del Piano pandemico si riunirà il 18 febbraio e lavorerà in sottogruppi per accelerare i lavori".
"E' molto importante adottare misure precauzionali più severe per evitare che il virus si diffonda". A chiederlo è il ministro della Salute Roberto Speranza nella riunione della task force del 21 febbraio, appena scoppiato il caso Codogno, con il primo paziente positivo a Sars-Cov-2 come si legge nei verbali della riunione della task force per l'emergenza Coronavirus, relativi al periodo 22 gennaio-21 febbraio 2020, pubblicati dopo la sentenza del Tar del Lazio.
Il ministero della Salute farà ricorso contro la sentenza del Tar Lazio. In una lettera indirizzata oggi a Bignami, il ministero della Salute afferma che, nonostante la pubblicazione dei documenti in questione sia già avvenuta, impugnerà la decisione del Tar.
“In realtà - afferma Bignami, contattato dall’Adnkronos - c’è una asimmetria da parte del ministero. Il ministero ha fatto questo ricorso in ottemperanza per chiedere al Tar del Lazio le modalità con cui riprodurre i documenti ma poi l’ha fatto a prescindere dal processo che sarà la settimana prossima. La vicenda nasce dalla mia richiesta che i verbali della task force venissero pubblicati. La task force nasce nel gennaio 2020 con il compito di organizzare la risposta per tutte le esigenze correlate a Covid. Si può dire che è l’embrione del Cts. E noi ritenevamo che questi documenti potessero contenere elementi di verità utili a capire cosa è successo. Il ministero ha negato la produzione di questi documenti in modo abbastanza sconvolgente perché tutti i processi dovrebbero essere ispirati a principi di trasparenza”.
“Quindi il ministero, opponendosi, ci ha costretto a presentare ricorso al Tar del Lazio. Il 7 maggio il Tar ha accolto il ricorso e ha obbligato il ministero a pubblicare i verbali. Il 16 maggio, vado a memoria, il ministero ha presentato ricorso in ottemperanza per chiedere al Tar le modalità di produzione di questi documenti. Per noi andavano prodotti così come sono, senza oscuramenti. Il ministero quindi ha prodotto questi documenti che ancora non ho avuto modo di leggere. Quindi l’atteggiamento è contraddittorio: il ministero impugna la sentenza dicendo di non voler dare i verbali, poi chiede al Tar le modalità di pubblicazione e alla fine li consegna così come sono ma afferma di non voler rinunciare al ricorso. Se non fossi un avvocato lo definirei un atteggiamento schizofrenico. Anche se il ministero continua con il ricorso e lo vince, cosa cambia? Ormai i verbali sono stati pubblicati”, conclude.