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Covid Italia, Remuzzi: "Sappiamo come curarlo ma terza dose serve"

Il direttore dell'Istituto Mario Negri: "Con gli antinfiammatori il Covid si può curare a casa nella stragrande maggioranza dei casi"

(Fotogramma)
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25 ottobre 2021 | 09.49
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"Il Covid è un'infiammazione, il segreto è spegnerla sul nascere. Oggi diverse terapie vengono usate con successo negli ospedali italiani". Ma "ritengo si debba fare la terza dose tutti gli anziani". Lo afferma Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, in un'intervista a 'Libero', spiegando che per il trattamento, "aspirina, nimesulide, celecoxib in genere garantiscono un miglioramento in tre-quattro giorni. Se non basta, si passa al cortisone e all’eparina. Con gli antinfiammatori il Covid si può curare a casa nella stragrande maggioranza dei casi".

Abbiamo un protocollo nazionale ma ogni ospedale usa una propria terapia non ufficiale? "Ripeto, la chiave è fermare l'infiammazione, e ci sono tanti modi per farlo". Per esempio, allo Spallanzani di Roma, il professor Vaia usai monoclonali. "Efficaci ma al momento molto cari e vanno rigorosamente somministrati in ospedale. Però la medicina fa passi avanti a ritmo incessante. Per esempio si è scoperto che c'è un comune sciroppo per la tosse che contiene Bromexina che ha effetti molto interessanti: testato su un'ottantina di persone, divise in due gruppi, tra chi lo ha assunto non ci sono stati morti e si è avuta una sola terapia intensiva contro tre decessi e cinque ricoveri tra chi non lo aveva ricevuto. È stato scoperto anche di recente che un preparato anti-asma a base di cortisone riduceva del 90% i ricoveri in ospedale".

Riguardo alla terza dose, "le somministrazioni quotidiane già superano quelle della prima. Io, come medico, l'ho già fatta e ritengo che debbano farla tutti gli anziani. Si parta dagli ultraottantenni fino ad arrivare ai sessantenni. Più sei anziano e debole, meno anticorpi produci e più rapidamente il vaccino perde efficacia; in genere, dopo otto mesi la protezione cala", avverte.

Se avessimo meglio comunicato non avremmo avuto i no vax? "C'è poco da fare con chi non si fa convincere dall'evidenza dei fatti - aggiunge - Se il vaccino ti spaventa più di restare chiuso a casa tre mesi in lockdown o morire solo e intubato, non c'è comunicazione che possa convincerti. La verità è che l'uomo è strano e ognuno ha la sua testa. Guardo il bicchiere pieno al 90%: se nove su dieci si sono vaccinati, significa che il messaggio è passato".

Qual è stata la svolta della pandemia? "Il generale Figliuolo - risponde Remuzzi - Ha rivoluzionato l'organizzazione inserendo una novità semplicissima: se avete problemi, telefonatemi, io ho un'organizzazione che riesce a mobilitare le Asl. La chiave di volta sono stati esercito e Protezione Civile".

Infine Remuzzi inviata a "non confondere la scienza con i talk show. Ci sono trasmissioni fatte apposta per far litigare le persone, con i conduttori che scelgono i profili più divisivi, bianco contro nero, vince chi è tranchant e se insinui dubbi non fai audience. Invece la medicina è dinamica, è un'evoluzione continua di conoscenze che si contraddicono. Si va avanti per dubbi e tentativi".

È stato sbagliato qualcosa nella comunicazione sul Covid? "Non è stato fatto capire che tutto quel che si dice sul virus ha valore in quell'esatto momento. Quel che è vero oggi può risultare fallace domani. E poi in medicina non esistono verità assolute: è sbagliato che chi è favorevole alla profilassi dica che i vaccinati non si contagiano, perché poi i fatti lo smentiscono e le iniezioni perdono credibilità. Basta dire che si ammalano meno gravemente e sono meno contagiosi. Già questo fa capire come il vaccino sia stata la soluzione".

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