Nel commentare la proposta fatta da Salvini, lo storico della politica americana sottolinea che il modello del Grand Old Party "non è facilissimo da calare nella realtà italiana"
Rifondare il centrodestra italiano sul modello dei Partito repubblicano americano sembra essere "un'affermazione fatta per la tv o la radio", in cui è forte "l'effetto slogan". Ma ad "un'analisi tecnica" quello del Grand Old Party non pare "un modello facilissimo da calare nella realtà italiana". Commenta così con l'Adnkronos Gregory Alegi, docente di "Storia e politica degli Usa" alla Luiss di Roma, la proposta fatta da Matteo Salvini di una federazione di centrodestra sul modello del Partito repubblicano americano.
"Da un lato immagino ci sia un riferimento ad una posizione unitaria che il centrodestra italiano non ha mai avuto veramente, presentarsi invece che come coalizione come partito unico, negli Usa le posizioni diverse convivono", afferma, ricordando che negli States "il concetto di partito è molto diverso dal nostro".
"Di fatto la struttura permanente di partito è una struttura tecnico amministrativa molto leggera, un po' simile alla prima Forza Italia - spiega - senza politici di professione ma con un capo carismatico che è il presidente in carica e basta: negli anni in cui non si ha il presidente il partito è abbastanza sullo sfondo e c'e' una pluralità di senatori, governatori personaggi che alimentano il dibattito". "Non mi pare un modello facilissimo da calare di peso nella realtà italiana - continua Alegi - basti dire che il sistema da noi non ha mai metabolizzato l'idea di maggioritario".
Ma secondo lo storico della politica americana c'e' anche un altro livello, "più interessante", di lettura della proposta, quello politico, cioè il fatto "che Salvini intendesse fare riferimento ai contenuti del partito repubblicano che negli anni trumpiani, senza discutere se lui li abbia portati o sia stato il risultato di questa mutazione genetica del partito, è diventato un partito estremamente di destra, nemmeno un partito di conservatori, probabilmente di reazionari".
Ma anche sotto questo profilo il modello non sembra molto calzante per il centrodestra italiano: "Questo è il ritratto del partito repubblicano Usa oggi e non è il ritratto di un centrodestra moderato - è il ragionamento di Alegi - è un ritratto che escluderebbe quello che resta di Forza Italia e si calza a pennello su Fratelli di Italia, enon mi sembra un partito in cui si possa riconoscere un Giorgetti".