"Non si gioca coi santi, accuse mediatiche e indimostrate gravi due volte, il legale doveva chiarire subito, su segreto professionale faremo verifiche"
"Questo atteggiamento è una grande battuta di arresto sul mandato del Papa di ricercare a 360 gradi la verità". Così all'Adnkronos il promotore di Giustizia in Vaticano Alessandro Diddi dopo che l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, convocata oggi come testimone, ha opposto il segreto professionale. "Se è segreto professionale o meno lo stabiliremo, ci sono verifiche che andranno fatte. Per il momento - sottolinea Diddi - prendo atto che è una grande battuta d'arresto su quello che per anni la famiglia Orlandi ha chiesto di fare".
La convocazione di Sgrò come testimone, a quanto si apprende, era finalizzata ad approfondire alcuni dei punti toccati da Pietro Orlandi nelle dichiarazioni rese nei giorni scorsi ai promotori di giustizia, comprese le parole su Wojtyla. Alla domanda se risponda a verità che Pietro Orlandi sul punto relativo a Papa Wojtyla e ad altre circostanze abbia rimandato all'avvocato Sgrò ("vorrei che su queste cose riferisse il mio avvocato"), Diddi si trincera dietro il segreto istruttorio. "Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo, certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare. Ecco perché per noi sentire l’avvocato della famiglia Orlandi che ripetutamente aveva chiesto di incontrare il promotore di giustizia, ovvero il sottoscritto, era importante. Pietro Orlandi ha parlato per ben 8 ore, ed è stato importante sentirlo per chiarire moltissime cose. Proprio per amore di verità, per quella verità che tutti giustamente invocano, era fondamentale sentire anche il suo avvocato che ha invece preferito 'avvalersi'. Non ha senso, io proprio non lo capisco", si limita a dire il promotore.