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Caso Orlandi, don Patriciello a Pietro: "Diritto a verità non è diritto a illazioni, pesa le parole"

"Devi andarci piano con quelle senza fondamento. Sono macigni che, una volta lanciati, possono ferire a morte anche gli innocenti"

(Fotogramma)
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15 aprile 2023 | 18.01
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"Pietro, l'orribile tragedia che ha colpito e segnato in modo indelebile la tua esistenza e quella della tua famiglia è diventata anche nostra. Emanuela Orlandi appartiene a tutti. Sarebbe davvero ora che la verità sulla sua scomparsa venisse a galla. Come quella sulle scomparse di Mirella Gregori, Angela Celentano, Denise Pipitone e di tanti altri che non hanno avuto, purtroppo, la stessa attenzione mediatica". Inizia così la lettera, affidata al quotidiano 'Avvenire', che don Maurizio Patriciello, parroco della Terra dei fuochi, ha rivolto a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, dopo le sue dichiarazioni su Giovanni Paolo II.

"La ricerca della verità è un diritto che appartiene a tutti", assicura don Patriciello "Chi sa parli. Deve parlare. Ha il dovere di parlare". E ancora "io voglio la verità, qualsiasi essa sia. Le insinuazioni, no, non so che farmene. Mi ha fatto male sentirti dire di aver ascoltato che 'Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi' aggiungendo, di tuo 'che non andava certo a benedire le case'. Che uscisse di sera Giovanni Paolo II non mi meraviglia affatto. Che continui a farlo papa Francesco, ancora di meno. Il Papa non è prigioniero in Vaticano. Se, però, non sai dove andasse, devi tacere", scrive il sacerdote di Caivano.

Da qui l'invito al fratello di Emanuela: "Pietro, devi andarci piano con le parole senza fondamento. Sono macigni, che una volta lanciati, possono ferire a morte anche gli innocenti. E questo sarebbe un vero fallimento. Un’ulteriore e colossale ingiustizia. Un vero e proprio boomerang". Invece, conclude don Patriciello, "ti chiedo in ginocchio, di pesare e misurare le parole. Sempre, ma soprattutto quando tocchi figure della Chiesa che hanno fatto della loro vita un dono a Dio e all’umanità. Emanuela è nostra. San Giovanni Paolo II è nostro. Abbiamo, come te, sete di verità. Perciò, Pietro, se sai dove andasse Giovanni Paolo II la sera, dillo. Apertamente. Chiaramente. Coraggiosamente. Se non lo sai, non hai nessun diritto di insinuare dubbi. Di ferirmi, e di ferirci, inutilmente e scandalosamente il cuore".

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