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Caso camici Lombardia, niente processo per Fontana

Secondo il Gup di Milano il fatto non sussiste: non c'è stata nessuna frode in pubbliche forniture, non luogo a procedere anche per il cognato e vertici Aria

(Fotogramma)
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13 maggio 2022 | 16.09
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Niente processo per il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per il ‘caso camici’. Lo ha deciso il gup di Milano Chiara Valori che ha stabilito il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste" per frode in pubbliche forniture.

Niente processo oltre che per il governatore lombardo, anche per il cognato Andrea Dini proprietario della società Dama, Pier Attilio Superti vicesegretario generale della Regione, Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, rispettivamente ex dg e dirigente di Aria, la centrale acquisti della Regione.

L'inchiesta

Al centro dell’inchiesta dei pm Paolo Filippini e Carlo Scalas, coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, l'affidamento da parte di Aria spa, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75mila camici e altri dpi a Dama. Fornitura accordata durante il primo periodo della pandemia, quando era più difficile reperire dispositivi di protezione. Quando emerse il conflitto di interessi, la commessa fu trasformata in donazione con la consegna però di solo 50mila pezzi. Per la procura lo stop alla consegna dei camici fu decisa per non danneggiare ulteriormente Dama, visto che per una questione di immagine la società era stata costretta a rinunciare all’introito. A sostegno di questa tesi, il fatto che Fontana abbia provato a risarcire di tasca sua il cognato, con un ordine di bonifico da conti svizzeri (episodio per cui è stato indagato per evasione e archiviato). Proprio la mancata consegna di un terzo del materiale porta gli inquirenti a contestare l'ipotesi di frode in pubbliche forniture.

Se Dini, assistito dall’avvocato Giuseppe Iannaccone, sostiene di aver fatto un passo indietro per evitare imbarazzo al cognato, la difesa di Fontana, rappresentata dagli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, sottolinea da sempre che "la questione è molto più semplice di quello che può sembrare: c'è una fornitura che a un certo punto si decide di donare con un risparmio per la Regione Lombardia di 513mila euro. Non c'è nessun illecito: non c'era un bando o una gara, ma c'era un'offerta che in quel momento di urgenza è stata accettata". Oggi il gup Valori ha dato ragione agli imputati: niente processo "perché il fatto non sussiste".

Il governatore "felice e commosso"

"Felice e commosso". Così il presidente della Regione Lombardia ha reagito alla decisione del giudice. "Sono felice - ha scandito Fontana -. Felice innanzitutto per aver tolto un peso enorme ai miei figli e a mia moglie. E poi i lombardi, tutti quei lombardi, e sono moltissimi, che mi hanno sempre sostenuto. Condivido con loro la soddisfazione di vedere riconosciuta la mia onestà e la mia volontà di agire sempre, solo e comunque per il bene dei miei cittadini".

"Innocente, screditato in momento tragico"

"La situazione non aveva nessuna sfumatura penalisticamente rilevante, ci auguravamo di trovare un giudice che lo riconoscesse. Era palese la buonafede di tutti, compreso di Dini che ha ammesso di aver interrotto la fornitura. Il presidente non ha commesso nessun reato", commenta Jacopo Pensa, difensore del presidente della Regione Lombardia. "Lo Stato avrebbe speso il quintuplo di quello che ha guadagnato invece con la donazione", aggiunge il difensore che assiste il governatore insieme al collega Federico Papa che sottolinea: "Il presidente è stato screditato in un momento tragico per la Regione, in cui caso che ha coinvolto lui e la sua famiglia".

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