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L’ANALISI STATISTICA

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L'INPS tra Covid, riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza

28 dicembre 2021 | 10.42
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Quota 100: più richieste dagli uomini, del settore privato e del Nord

Il dl 4/2019 del 28 gennaio 2019 ha introdotto Quota 100, una misura che permette l'uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti i lavoratori che hanno compiuto i 62 anni di età e hanno un'anzianità contributiva di almeno 38 anni. Il provvedimento, che verrà abbandonato con la fine del 2021 per lasciare spazio a una nuova riforma delle pensioni, è rivolto a tutti i dipendenti pubblici e privati, oltre che ai lavoratori autonomi iscritti all'INPS. Qual è l'identikit del "centista" ovvero di chi ha aderito a Quota 100? Sono principalmente uomini, del settore privato e residenti nelle regioni del Nord Italia. È quanto emerge dai dati del 20° Rapporto annuale "L'innovazione per l'INPS per il rilancio del Paese". Nello specifico in merito a Quota 100 le domande accolte nel 2020 provengono per il 50% da lavoratori del settore privato (in crescita rispetto al 42,7% del 2019), per il 26,4% da parte di lavoratori autonomi (contro il 23,7% del 2019) e per il 23,6% da lavoratori del settore pubblico (10 punti percentuali in meno rispetto al 2019). A livello di gender, le domande accolte nel 2020 dall'INPS da parte di lavoratrici sono state il 30,1% contro il 69,9% da parte dei lavoratori. La maggior parte dei richiedenti ovvero il 45% nel 2020 risiedeva nel Nord, contro il 33% del Sud e il 21% del Centro Italia. Dati praticamente identici al 2019 quando erano: 44% al Nord, 34% al Sud, 22% al Centro. Infine, a livello reddituale coloro che hanno scelto di andare in pensione con Quota 100 sono sopratutto lavoratori con un reddito medio annuo più basso. In particolare al 2020 i "centisti" uomini percepivano un reddito medio annuo pari a 36.887 contro i 42.901 euro percepiti da coloro che hanno preferito continuare a lavorare. Tra le donne invece tale differenza risulta meno marcata: il reddito medio annuo delle "centiste" si è attestato a 27.774 euro contro i 28.406 euro percepiti dalle lavoratrici ancora attive.

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