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Ue: accordo in Consiglio su ripristino natura, obblighi più flessibili per Stati

La proposta stabilisce obiettivi specifici e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi, dai terreni agricoli e forestali agli ecosistemi marini, d'acqua dolce e urbani.

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21 giugno 2023 | 09.11
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Il Consiglio Ue ha raggiunto oggi a Lussemburgo un accordo sulla propria posizione negoziale sul regolamento sul ripristino della natura. La proposta mira a mettere in atto misure di recupero che riguarderanno almeno il 20% delle terre emerse e il 20% delle aree marine dell'Ue entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Lo comunica il Consiglio. La proposta stabilisce obiettivi specifici e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi, dai terreni agricoli e forestali agli ecosistemi marini, d'acqua dolce e urbani. L'orientamento generale del Consiglio fungerà da mandato per i negoziati con il Parlamento Europeo sulla forma finale della legislazione.

"Oggi è una buona giornata per la natura - dice Romina Pourmokhtari, ministra svedese per il Clima e l'ambiente - la presidenza ha lavorato duramente per trovare il giusto equilibrio e ha ascoltato attentamente tutti gli Stati membri. Sono lieta che abbiamo trovato un modo per portare questo dossier a un approccio generale. Questo testo è una solida base per i negoziati con il Parlamento europeo. Speriamo che la legge definitiva sul ripristino della natura ci consenta di ricostruire un sano livello di biodiversità, combattere il cambiamento climatico e rispettare i nostri impegni internazionali previsti dall'accordo di Kunming-Montreal".

Il testo concordato dal Consiglio stabilisce un "equilibrio" tra il mantenimento di obiettivi "ambiziosi" per il ripristino della natura e la "flessibilità" per gli Stati membri nell'attuazione del regolamento, mantenendo condizioni di parità e riducendo gli oneri amministrativi. Il Consiglio ha convenuto che gli Stati membri mettano in atto misure di ripristino che portino in buone condizioni almeno il 30% degli habitat negli ecosistemi terrestri, costieri, d'acqua dolce e marini che non sono in buone condizioni entro il 2030. Ciò si applicherebbe ad almeno il 30% della superficie totale dei tipi di habitat ritenuti non in buone condizioni, in contrasto con la superficie per ciascun gruppo di habitat, come inizialmente proposto dalla Commissione.

Gli Stati membri stabilirebbero tuttavia misure di ripristino su almeno il 60% entro il 2040 e su almeno il 90% entro il 2050 dell'area di ciascun gruppo di habitat che non si trova in buone condizioni. E' stata aggiunta un'eccezione per le aree marine con fondi molli (sabbia o fango, che costituiscono oltre il 70% dei fondali del Mediterraneo). Per questo tipo di habitat, gli Stati membri potranno applicare una percentuale inferiore per gli obiettivi e l'obiettivo del 2030 non si applicherebbe. Per le aree soggette a ripristino, gli Stati membri hanno concordato di garantire che non si verifichi un deterioramento significativo. Nelle aree già in buone condizioni o in cui le misure di ripristino non sono ancora attuate, in particolare al di fuori della rete di aree protette Natura 2000, gli Stati membri si adopereranno per mettere in atto le misure necessarie per prevenire un deterioramento significativo.

Gli Stati concordano sul fatto che mancano dati sulla condizione di alcuni habitat e che pertanto è "difficile" quantificare il loro miglioramento. Hanno quindi convenuto che le misure di ripristino quantitativo si applicheranno solo alle aree di cui è nota la condizione. Per gli habitat terrestri, gli Stati avrebbero tempo fino al 2030 per determinare il 90% della condizione degli habitat. Per gli habitat marini, il 50% delle lacune nelle conoscenze dovrebbe essere colmato entro il 2030. La condizione di tutti gli habitat dovrebbe essere nota entro il 2040, ad eccezione dei fondi molli, per i quali il termine è prorogato al 2050. La proposta contiene obblighi specifici per gli ecosistemi, ai quali il Consiglio ha apportato diverse flessibilità. Ad esempio, per gli ecosistemi urbani, ha sostituito gli obiettivi quantitativi con l'obbligo per gli Stati membri di raggiungere una tendenza all'aumento delle aree verdi urbane, fino al raggiungimento di un livello "soddisfacente". Il Consiglio ha mantenuto il requisito 'nessuna perdita netta', che prevede che entro il 2030 non si verifichi alcuna perdita netta di spazio verde urbano e di copertura arborea urbana, rispetto a quando il regolamento entrerà in vigore, a meno che gli ecosistemi urbani non abbiano già oltre il 45% di spazio verde.

Il Consiglio ha ammorbidito gli obiettivi per la riumidificazione delle torbiere, tenendo conto del fatto che alcuni Stati membri sono colpiti in modo sproporzionato da questi obblighi. Ha stabilito anche di ripristinare l'uso agricolo del 30% delle torbiere prosciugate entro il 2030 e del 50% entro il 2050, con la possibilità per gli Stati membri fortemente colpiti di applicare una percentuale inferiore. Ha inoltre previsto maggiore flessibilità nell'uso degli indicatori per gli ecosistemi forestali.

Per gli elementi paesaggistici ad alta diversità negli ecosistemi agricoli, come siepi, filari di alberi, macchie, fossati, stagni o alberi da frutto, ha aggiunto la possibilità di concentrare le misure su quelle necessarie alla conservazione della biodiversità. Il Consiglio ha optato per un approccio più graduale per quanto riguarda la presentazione alla Commissione dei piani di risanamento. Ha aggiunto la possibilità per gli Stati membri di tener conto, nei piani, delle specificità nazionali, compresa la situazione specifica delle regioni ultraperiferiche. Ha anche previsto un nuovo articolo, per cui gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili si presumono di interesse pubblico prevalente, il che vuol dire che beneficerebbero di una deroga agli obblighi di miglioramento continuo e non deterioramento.

La Commissione Europea ha adottato la proposta di legge sul ripristino della natura il 22 giugno 2022, partendo dal fatto che oltre l'80% degli habitat europei è in cattive condizioni e che gli sforzi fatti in passato per proteggere e preservare la natura non sono riusciti ad invertire questa tendenza. Per questo, per la prima volta in assoluto, la proposta prevede di adottare misure non solo per preservare, ma anche per ripristinare la natura. La proposta mira a migliorare lo stato della natura in Europa, fissando obiettivi e obblighi vincolanti per un'ampia gamma di ecosistemi terrestri e marini.

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