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Valencia, la testimonianza di Garzelli: "Dopo alluvione con il ciclismo diamo una mano"

L'ex ciclista, vincitore del Giro d'Italia nel 2000, oggi vive a pochi chilometri dalla città spagnola e ha fondato lì una scuola di ciclismo: "Ora serve l'essenziale"

Stefano Garzelli
Stefano Garzelli
04 novembre 2024 | 19.51
LETTURA: 2 minuti

"Gli ultimi giorni sono stati complicati. Io vivo a Betera, a 4 chilometri da Valencia e solo per semplice fortuna non siamo stati toccati dal disastro". Il racconto all’Adnkronos di Stefano Garzelli, vincitore del Giro d'Italia del 2000 e fondatore in Spagna dell’Escuela de ciclismo che porta il suo nome, inizia così. "Martedì scorso ho accompagnato i miei figli a scuola, mi hanno richiamato poco dopo per l’allerta meteo e sono tornato a prenderli. A noi è andata bene, ma la quantità di morti della Dana al momento è ancora indecifrabile".

"Il disastro non è successo in città – precisa l’ex ciclista - ma a circa 300 metri dal fiume Turia, toccando tutti i piccoli paesi attaccati. Nel 1957 qui ci fu un’inondazione (la Gran riada de Valencia, ndr) e il corso del fiume venne deviato. Valencia si è salvata per questo". In zona, tutti erano in stato di agitazione già da qualche giorno: "Anch'io, 12 anni fa, ho vissuto una cosa simile e la mia casa è stata distrutta. Stavolta siamo stati avvisati dalle tv, arrivate addirittura prima dell’allarme".

Garzelli fatica a trovare le parole giuste per descrivere il dramma di una comunità: "Purtroppo, non ci sono. Al momento tanta gente non può mangiare, centinaia di persone sono chiuse dentro casa e sono state distrutte ottantamila macchine".

Un problema che si intuisce dai numerosi video che girano sui social: "Qui le strade sono strette e un simile accumulo non permette nemmeno l’intervento di mezzi pesanti. E pensiamo anche ai negozi distrutti. Tanti hanno perso la vita, altri i propri cari, chi si è salvato ha perso il futuro. Le conseguenze si vedranno nei prossimi mesi, forse anni".

L'ex ciclista tocca anche un altro tema: "Ora non bisogna sottovalutare il problema delle infezioni, legato ai morti rimasti per strada e non ancora trovati. È il motivo per cui tanti girano in mascherina. E non voglio parlare di un fenomeno ripugnante come lo sciacallaggio, per fortuna limitato soprattutto ai primi giorni".

Da anni, il campione gestisce a due passi da Valencia la “Escuela de ciclismo Stefano Garzelli”, riconosciuta fucina di talenti in Spagna. “Dopo averla messa in salvo – spiega Garzelli – abbiamo pensato di dare un contributo nel nostro piccolo. Ai discorsi economici penserà poi il governo, ora serve l’essenziale e abbiamo organizzato una raccolta fondi per comprare cibo e beni di prima necessità per le famiglie in difficoltà. Insieme a tante altre iniziative, come quelle partite dal Valencia e dal Levante, ricominceremo. L’importante è continuare a parlarne. E non dimenticare". (di Michele Antonelli)

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