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'Tides of Memory’ selezionato a International NY Film Festival

Il film diretto da Luisa Mariani vede tra gli interpreti il giovane attore italo inglese Simon d’Aquino

L'attore italo-inglese Simon d’Aquino
L'attore italo-inglese Simon d’Aquino
30 maggio 2020 | 23.03
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Un’intervista, due domande, un mare di interrogativi. È dall’incontro con William Kentridge e la sua straordinaria opera Triumphs and Laments sui muraglioni del Lungotevere, potente, poetica e ironica riflessione sull’uomo il tempo e l’oblio, che prende il largo il cortometraggio Maree della memoria – Tides of Memory di Luisa Mariani che ne è regista, autrice e interprete. Il film è stato selezionato nella categoria ‘short films’ all’International New York Film Festival 2020 che quest’anno, a causa della pandemia mondiale, si tiene in forma virtuale – 'a virtual reality online event' – dal 18 al 21 giugno 2020, sul sito ufficiale dell'INYFF, attraverso apposita piattaforma.

Sullo sfondo di Maree della memoria – Tides Of Memory si snoda il racconto iconografico di Kentridge, omaggio alla storia di Roma, dalla sue origini leggendarie fino ai nostri giorni, attraverso i suoi fasti e le sue miserie, le glorie e le sconfitte. Dai trionfi dell’impero alla ghettizzazione degli ebrei, dall’uccisione di Remo alla morte di Pier Paolo Pasolini, passando per l’assassinio di Moro e persino l’incontro di Marcello Mastroianni e Anita Ekberg ne La dolce vita di Federico Fellini… In bilico tra memoria collettiva e memoria individuale, l’opera del celebre artista/regista sudafricano è però volutamente destinato a scomparire nel giro di pochi anni a causa dello smog e degli agenti atmosferici, così come il passare degli anni sgretola i nostri ricordi poiché la transitorietà della memoria, afferma nel film Kentridge, è strettamente legata all’ impermanenza stessa del corpo umano.

Vari ‘esercizi’ emotivo-sensoriali ruotano intorno al perno di Maree della memoria – Tides of Memory: il primo ha luogo su un battello del Tevere che percorre gli straordinari murales di Kentridge fra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. È qui che l’attore italo-inglese Simon d’Aquino, nei panni di se stesso, s’imbatte nella sua professoressa di liceo (Marina Barranger) in gita con il marito giornalista (Michael Barranger). Simon, dopo il liceo, si è trasferito a Londra per seguire la sua vocazione per il palcoscenico. Nasce una conversazione sulla carriera del giovane attore in cui riaffiora l’insegnamento trasmessogli dalla sua ex professoressa soprattutto l’incoraggiamento ad attingere dalla memoria emozionale. Si accenna all’opera di Stefan Zweig, alla base di un lavoro da lui recentemente interpretato sulle scene londinesi: “È uno scrittore austriaco le cui opere sono state bruciate dai nazisti”, osserva Simon d’Aquino. “Tutti i regimi dittatoriali hanno paura del peso della memoria”, ricorda Marina Barranger.

Il tema dell’identità s'intreccia con quello della nuova diaspora di oggi e della multietnicità. Tra i protagonisti, infatti, ci sono anche giovani italiani di seconda generazione, Lián (Valerio Tzeng) e Abir (Nada Saad Ismail), la cui unione è ostacolata dall’appartenenza a religioni differenti, oppure la figura del Re dei Rom (Mauro Leuce) che radica nella musica la memoria culturale del suo popolo. In un metafisico giardino, dove Luisa Mariani incontra l’attore polacco Jan Kozaczuk, non potevano mancare memorie olfattive che riportano ‘proustianamente’ a ricordi di giovinezza. Atmosfere vaporose da cui ci si risveglia prepotentemente nella realtà di oggi dove è l’ormai irrinunciabile pc il neo-custode della memoria.

Oggetti usa e getta, di solito destinati al disfacimento, vengono invece preservati nei quadri dell’artista Marco Angelini. Al vernissage della sua personale, non a caso intitolata Caleidoscopio: la Memoria e l’Oblio, c’è anche l’attore Mario Valdemarin, lo scrittore Marco Palladini (che cita Calvino: “bisogna ricordarsi di dimenticare”), e la Banda Stendhal (Malvina Ruggiano, Giulia Tomaselli, Emma Giurghi), modaiole ladre di tele.

Accompagnati dalle musiche originali del fisarmonicista Paolo Rozzi, s'affacciano personaggi alla rinfusa – come lo sono i ricordi in quel computer non formattato che è la nostra mente umana – in cui ritroviamo anche l’attrice Violetta Chiarini che evoca Tryphaena Crepereia, fanciulla vissuta nella metà del II secolo d.C. e rinvenuta insieme alla sua bambola in un sarcofago sulle rive del Tevere. Si ridesta il nume fluviale che impera sulle maree e sopravvive alla caducità dei trionfi e dei lamenti della Città Eterna. Gli ‘esercizi emotivo-sensoriali’ di Maree della memoria – Tides of Memory, ed altri ancora, si svilupperanno nel lungometraggio Flussi e Riflussi di Luisa Mariani, attualmente in lavorazione.

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