L'attore e showman figlio di esuli fiumani: "Importante attirare l'attenzione di chi non vuole riconoscere vicenda storia"
"E poi comunque, in coda, ci sono i trattori prima di me". Usa l'ironia che gli è propria Umberto Smaila, parlando all'Adnkronos, dopo l''appello del presidente del Senato Ignazio La Russa "a farmi invitare sul palco del Festival di Sanremo 2024 per parlare, anche pochi minuti, delle foibe, durante la finale di sabato 10 febbraio, Giornata del ricordo". "Credo fosse più una provocazione, un messaggio al Paese, piuttosto che un'ipotesi reale. Il sottinteso era 'tanto non ti chiameranno mai', quindi sono andato a letto tranquillo, conoscendo bene i tempi di Sanremo e la scaletta rigida che non ammette grandi novità. E poi comunque, in coda, ci sono i trattori prima di me", ha sottolineato Smaila ammonendo poi sull'importanza di "attirare l'attenzione di quanti magari non vogliono riconoscere l'esistenza di questa vicenda storica".
Ieri l'ex 'gatto' di vicolo Miracoli era presente a Montecitorio, "invitato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana - riferisce Smaila- per la proiezione dello speciale di Rai Cultura 'L'odissea giuliano-dalmata: dalle foibe all'esodo', in qualità di figlio di esuli, precisamente fiumani. I miei genitori infatti - racconta - hanno vissuto in campo profughi per poi 'trapiantarsi' a Verona dove sono nato io. Ma ogni anno, da bambino tornavo a Fiume dove avevo lasciato dei parenti e tornavo a rivedere la mia terra d'origine".
Smaila conclude ribadendo di non ricordare le foibe solo un giorno all'anno, e lancia un appello: "Cerchiamo di non far coincidere sempre il 10 febbraio con la finale di Sanremo. Sarebbe come farlo cadere il giorno della finale dei Mondiali di calcio", ironizza.