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Sanremo 2022, ecco Checco Zalone: show al Festival

L'arrivo in galleria, poi scende e va sul palco: "Vedo che qui piangono tutti..."

Sanremo 2022, ecco Checco Zalone: show al Festival
02 febbraio 2022 | 21.51
LETTURA: 2 minuti

"Sto qui, con la gente vera!". Checco Zalone lo urla dalla galleria del teatro Ariston, prima di scendere e raggiungere il palco del Festival di Sanremo 2022, dove lo attende Amadeus. "Amo il popolino", spiega il comico pugliese. "Mi sono commosso? No, vedo che qui piangono tutti... Questo palco ti strega, io faccio lo stupido ma - dice singhiozzando - sono un ragazzo di provincia che viene da un paesino, Capurso... Mi chiedo, mi merito tutto questo? Poi vedo te - dice ad Amadeus - e mi dico 'sì, me lo merito'. E' il minimo che poteva darmi la vita. Grazie a nome degli italiani, ci fai sentire tutti geni... L'ho conosciuto in questi 3 giorni, è un Amadeus diverso: pensavo fosse incapace, invece ha ritmo. Anche le scelte delle canzoni... bellissima l'idea di doppiare Ornella Muti con la voce di Maria De Filippi. Bene anche la scelta delle conduttrici. Manca però la scema... Una su 5 ci voleva...". Poi, insieme al conduttore in veste di narratore, racconta una 'favola'. A modo suo.

Inizia con la Calabria, vira sul tema Lgbtq e alla fine arriva a meta: la condanna dell'omofobia. Zalone sceglie la modalità 'favola' per il suo incipit e poi prosegue sulle note del celebre brano di Mia Martini, 'Almeno tu nell'universo', rivisto e... scorretto, sul palco dell'Ariston come ospite d'onore di Sanremo 2022.

Parla benissimo della Calabria, per poi concludere con uno spiazzante "ne ho detto bene, così non possono offendersi questi terroni!". Quindi, inizia la fiaba con il mitico "c'era una volta" ambientata "in un calabro villaggio", alternando la lettura del testo da parte di Amadeus con i dialoghi che Zalone rende con forti accenti calabrese e 'brasileiro' dei personaggi coinvolti.

Per arrivare al finale fra un vecchio professore di greco antico e una trans brasiliana, che alla fine sentenzia: "Di me si sa che io sono metà e metà, ma tu sei un coglione intero!".

"Amadeus ha insistito tanto per fare questa canzone, qualcuno si sarà offeso. Se ci sono denunce, querele, interrogazioni parlamentari... il foro di competenza non è il mio, è di Amadeus: ciao, buon licenziamento!", dice Zalone uscendo di scena.

Ma non finisce qui: Zalone si presenta più tardi come un trapper un poco più in là negli anni e a rivelarlo è già il nome scelto: Ràgadi; con evidenti sofferenze, sin dalla seduta al pianoforte su un cuscino a ciambella, lancia dal palco dell'Ariston la sua canzone tra il rap e il trash dal titolo 'Poco ricco', perché in effetti il protagonista del brano non era povero e neanche disagiato, semmai 'poco agiato'... "Con questo brano, vincerò io il Festival", assicura ad Amadeus, pronto a 'soccorrerlo' durante i suoi ripetuti e sofferti piegamenti.

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