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Adinolfi: ''Lite Virzì-Ramazzotti lontana da famiglia radical chic di sinistra''

Il fondatore de 'Il Popolo della Famiglia': ''Da papà mi viene da dire che per il bene dei figli ci sono limiti che non bisogna mai oltrepassare''

Adinolfi: ''Lite Virzì-Ramazzotti lontana da famiglia radical chic di sinistra''
19 giugno 2024 | 18.51
LETTURA: 3 minuti

"Da maschio a maschio Virzì ha tutta la mia solidarietà, da papà però mi viene da dirgli che per il bene dei figli ci sono limiti che non bisogna mai oltrepassare''. Mario Adinolfi con l'Adnkronos commenta con ironia la violenta lite, finita su tutti i giornali, con tanto di lanci di sedie e piatti, riferisce 'Il Messaggero', tra Paolo Virzì e la ex moglie, l'attrice Micaela Ramazzotti in un ristorante romano all'Aventino, dove erano presenti il nuovo compagno dell'attrice, il noto personal trainer Claudio Pallitto e la figlia undicenne della coppia. ''Questa scena avvenuta nel ristorante - afferma il fondatore de 'Il popolo della famiglia ' - trasforma un po' Virzi' in Fantastichini di 'Ferie d’agosto' (la pellicola da lui diretta che segue le vicende di due famiglie, una più 'pignola' e di sinistra, l’altra più 'caciarona' e di destra, che si incontrano e si scontrano durante le vacanze al mare, ndr). Pensare a un over 60 che trova a doversi confrontare, magari in maniera anche brutale, con il nuovo fidanzato dell'ex moglie di 39 anni che fa il personal quasi mi intenerisce, per questo ho postato la foto di Pallitto perché ovviamente non c'è partita. Io di queste cose normalmente non me ne occupo - tiene a precisare Adinolfi - ho scritto un post su Instragram per una sola ragione: quando ci sono di mezzo dei minori ci sono limiti che non vanno mai oltrepassati e la mia sensibilità di padre di due minori della stessa età dei loro figli e anche divorziato mi fa dire: 'Attenti, questa è la società che ha sfottuto tanto lo spot dell'Esselunga' perché raccontava la sofferenza dei bambini ma quella sofferenza è vera e non può essere ignorata'''.

''Non bisogna ridursi a far arrivare carabinieri e ambulanza in un locale pubblico ben sapendo che la cosa non sarebbe finita lì - continua Adinolfi - quello che mi viene da dire a Virzì è che, siccome è il più anziano di tutta questa compagnia, dovrebbe metterci un surplus di saggezza e tutelare il bene prioritario che è quello dei suoi figli. Ci vuole una sensibilità superiore perché la vicenda coinvolge non solo te ma anche i tuoi figli'', ribadisce. ''Il caso di Virzì - dice ancora Adinolfi - diventa un po' emblematico perché nei suoi film ha sempre rappresentato una dinamica tra le famiglie di destra e di sinistra in cui c’è una certa superiorità nello sguardo registico sulla famiglia di sinistra mentre quella di destra è sempre rappresentata come cafona, ipocrita, profondamente spaccata e zeppa di adulteri. La famiglia di sinistra invece, nonostante le sue contraddizioni nei film di Virzì è decisamente più radical chic. Nel film in cui Virzì incontrò la Ramazzotti e che fece scoppiare l’amore tra di loro ('Tutta la vita davanti', ndr) ad esempio - prosegue - c’è il personaggio buono che è Valerio Mastandrea, il sindacalista della Cgil e il personaggio cattivo Massimo Ghini che interpreta il ruolo dell’imprenditore di destra. E ora - conclude con un sorriso - l'imprenditore di destra si ritrova divorziato dalla moglie che si è messa con il personal trainer. Lo schema è un filino riconducibile a una trama filmica che Virzì conosce bene ma in cui stavolta si trova dall’altra parte''.

(di Alisa Toaff)

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