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Rai: a Milano cerca casa e Peluffo (Pd) rilancia l'ipotesi Expo

Il primo monoscopio della Rai, messo in onda dal Centro di produzione di Corso Sempione, a Milano
Il primo monoscopio della Rai, messo in onda dal Centro di produzione di Corso Sempione, a Milano
21 agosto 2015 | 19.08
LETTURA: 5 minuti

La Rai di Milano cerca casa e fra le soluzioni possibili torna ad affacciarsi quella dell'area dell'Expo, con uno sponsor che alla materia si era già dedicato, con una interrogazione nel febbraio del 2014 e un'altra nel luglio scorso, l'esponente del Pd Vinicio Peluffo, componente la commissione di Vigilanza sulla Rai. "Agli inizi di settembre si riunisce il tavolo tecnico per il futuro delle aree Expo, i tempi sono stretti, per la Rai sarebbe un'occasione da cogliere", dice Peluffo all'AdnKronos, indirizzandosi di fatto al nuovo presidente, Monica Maggioni, e al nuovo dg, Antonio Campo dall'Orto, cui toccherà pronunciarsi in materia.

"Poi c'è la questione dell'affitto dei capannoni di via Mecenate, che scade nel 2017, la Rai ha bisogno di una soluzione in tempi ragionevoli", aggiunge Peluffo. Per capire la vicenda conviene fare un passo indietro: L'attuale, prestigiosa, sede Rai di Milano, in corso Sempione, come dire a un tiro di schioppo dal centro, è tanto blasonata quanto datata. Il Centro di Produzione di Corso Sempione entrò in funzione nel 1952 e proprio da li, il 3 gennaio 1954, partirono le trasmissioni ufficiali della televisione di Stato.

Un primo 'ampliamento' avvenne con la creazione del Teatro Fiera 1 all'interno della vecchia Fiera di Milano, fino al 2007. Nello stesso anno venne inaugurato il Centro di Produzione Rai di Via Mecenate, con cinque studi televisivi. Mentre il Centro di Produzione della Fiera sorgeva in uno spazio dato in affitto a un prezzo simbolico, quest'ultimo, in affitto anch'esso, rappresenta invece un onere reale per la Rai.

Nel 2009 Garimberti puntava a un centro di produzione unico

Il tema della sede milanese della Rai è già stato all'attenzione dei vertici di Viale Mazzini, trattato nel piano aziendale di riqualificazione del patrimonio immobiliare, e proprio gli spazi dell'Expo sembravano destinati ad ospitarla, come diceva nel lontanissimo dicembre del 2009 l'allora presidente di viale Mazzini Paolo Garimberti: "La Rai-dichiarò- come partner di Expo è intenzionata a realizzare un centro di produzione internazionale in grado di riunire le sedi di Corso Sempione e di Via Mecenate. L'Expo può essere un'occasione, come è stata quella dei Mondiali del 1990, quando la Rai ha realizzato il centro di Saxa Rubra". Gariberti non chiariva allora, e nessuno lo ha fatto dopo, se la sede di Corso Sempione fosse cedibile, elemento chiave oggi, in tempi di oculata amministrazione.

Si salta poi al 2014, con uno 'stop and go' dell'allora direttore generale Luigi Gubitosi che sembra prima possibilista sul rispolverare l'opzione Expo, con vaghe dichiarazioni pubbliche in questo senso a febbraio e poi, a marzo, con una netta presa di posizione in senso opposto, motivata con la collocazione troppo periferica dell'area. Oggi le carte in tavola sono sostanzialmente le stesse ma sono cambiati i giocatori, al vertice della Rai ci sono una presidente e un direttore generale che sulla materia non si sono mai pronunciati. Peluffo li invita a farlo e li aspetta in Vigilanza.

"Gliene parlerò quando verranno in vigilanza, presumibilmente a inizio settembre", dice il parlamentare che intanto sottolinea come la non centralità dell'area sia solo apparente: "Ormai è una delle più infrastrutturate in Europa, ha la metropolitana, l'alta velocità ferroviaria, è conosciuta e appetibile, è raggiungibile da qualsiasi punto di Milano in tempi brevi. Tanto che anche l'Università e Assolombarda progettano loro insediamenti".

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