"In Italia solo il 3,5% del budget della sanità viene investito nel settore della salute mentale, a fronte di medie del 10-15% di altri grandi Paesi europei come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Questo significa lasciare sguarniti di personale i servizi, che attualmente hanno un deficit di operatori che va dal 25% al 75% in meno dello standard previsto di un operatore ogni 1.500 abitanti in 14 regioni/province autonome su 21". E' l'allarme lanciato dalla Società italiana di psichiatria Sip, che ha chiuso a Torino il suo 48.esimo Congresso nazionale con l'elezione di un nuovo presidente. A ricevere le redini da Bernardo Carpiniello è Enrico Zanalda, direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Asl Torino 3.
Millecinquecento partecipanti, 480 relatori, 100 sessioni, 70 poster e oltre 30 sponsor sono i numeri del meeting della Sip che dà l'avvio a un nuovo triennio di presidenza, il primo di due che avvieranno la società scientifica a festeggiare i suoi primi 150 anni di vita. Questi i binari sui quali gli esperti intendono incanalare il futuro della psichiatria tricolore: mantenere la natura della Sip come società scientifica di incontro e confronto tra psichiatri operanti in tutti i diversi settori della psichiatria; difendere il ruolo sanitario dello psichiatra rispetto alla richiesta di controllo sociale; migliorare e definire i termini di utilizzo dei trattamenti sanitari obbligatori Tso; aiutare tutti gli psichiatri a ridurre la distanza che separa i risultati della ricerca clinica dalla pratica terapeutica; intervenire nei processi decisionali delle politiche sanitarie; lottare contro le fake news che in psichiatria sono ormai "cosi diffuse - avvertono gli addetti ai lavori - da rasentare un pericolosissimo ritorno al passato".
Sullo sfondo le risorse che la sanità pubblica destina al settore, "enormemente inferiori ad altri Paesi Europei, pur di fronte a un costante aumento del numero e delle tipologie delle patologie psichiatriche - rilevano gli esperti - destinate a crescere fino a salire al primo posto del podio nel prossimo decennio, spodestando quelle cardiovascolari. Risorse che anche il ministro della Salute Giulia Grillo, in apertura di congresso, ha definito insufficienti".
"In questi 40 anni - afferma Zanalda - è stata creata in Italia una vasta e capillare rete di strutture psichiatriche, articolata in 163 dipartimenti di salute mentale, 1.460 strutture territoriali, 2.284 strutture residenziali che ospitano oltre 30 mila persone, 899 strutture semiresidenziali, 285 servizi psichiatrici di diagnosi e cura ospedalieri, per un totale di 3.623 posti letto con altre 22 unità ospedaliere accreditate per ulteriori 1.148 posti letto. Questo sistema garantisce ogni anno assistenza a oltre 800 mila persone, grazie all'impegno e alla dedizione di circa 30 mila operatori, che troppo spesso vengono lasciati soli di fronte all'immane e crescente onere di responsabilità e impegno che grava su di loro, talora anche al prezzo di notevoli rischi personali".
Di frequente, infatti, i professionisti sono "vittime di aggressioni e violenze che spesso nulla hanno a che fare con le malattie mentali - precisa il neopresidente - perché commesse da persone con precedenti penali e sotto effetto di sostanze, portati di peso all'attenzione dello psichiatra nei pronto soccorso".
Lo specialista torinese mette poi l'accento sull'emergenza 'bufale': "Nel nostro ambito - ammonisce - facilmente circolano convinzioni palesemente errate, espresse improvvidamente anche da soggetti con ruoli istituzionali di primo piano. Come già avvenuto, è compito della Società di psichiatria intervenire nel dibattito pubblico dove possa essere fraintesa la professionalità degli psichiatri o vengano sostenute posizioni scientificamente infondate sulle patologie mentali".
Zanalda evidenzia infine come, nella pratica quotidiana, vi sia un incremento di richieste di controllo sociale agli psichiatri. "Non è infrequente - riferisce - che persone fermate per aver commesso dei reati vengano accompagnate in pronto soccorso per essere 'controllate' dallo psichiatra, invece di essere affidate alle forze deputate all'ordine pubblico e al rispetto delle leggi come la polizia e la magistratura. Inoltre, le stazioni di polizia o dei carabinieri segnalano sempre più frequentemente ai servizi di psichiatria territoriale situazioni di anomalie comportamentali che 'a un loro approssimativo parere' potrebbero essere di nostra competenza".
"Troppo sovente - osserva l'esperto - ci si dimentica che il comportamento delle persone solo in alcuni specifici casi viene condizionato dalla malattia mentale. Sul comportamento delle persone influiscono infatti maggiormente il carattere, l'educazione, le circostanze ambientali e soprattutto la volontà del soggetto a perseguire il fine che si prefigge. Comprendere questo - conclude il nuovo numero uno della Sip - è compito di periti del tribunale e non certamente dell'uomo della strada o del funzionario di pubblica sicurezza che, probabilmente anche in buona fede, attribuisce delle competenze improprie agli psichiatri".