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Sanità

Molise senza medici, chiesti militari

La Regione chiede alla Difesa dottori con le stellette per non chiudere diversi reparti

(Fotogramma)
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03 giugno 2019 | 12.41
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Dopo i pensionati e i giovani medici specializzandi, a coprire i buchi di organico negli ospedali arrivano i medici militari. Questa volta la richiesta parte dal Molise , dove il commissario ad acta per la Sanità, Angelo Giustini, si è rivolto al ministero della Difesa affinché metta a disposizione 'camici bianchi con le stellette', per non rischiare la chiusura di alcuni reparti dei nosocomi regionali. La Difesa avrebbe individuato un centinaio di medici per far fronte all'emergenza per alcuni mesi.

Dopo gli incontri avuti nei giorni scorsi, il commissario è di nuovo a Roma per ulteriori incontri istituzionali, a partire da quello al ministero della Salute.

PRESIDENTE REGIONE - Il presidente della Regione Molise, Donato Toma, boccia la richiesta avanzata dal commissario ad acta e, parlando all'AdnKronos Salute, chiarisce di essere "contrario a soluzioni non strutturali estemporanee". E aggiunge: "Senza nulla togliere all'alta professionalità dei medici militari, non ritengo si tratti di una soluzione utile e praticabile, perché la presenza di questi camici bianchi sarebbe totalmente decontestualizzata dall'organizzazione della sanità regionale". Toma premette che avrebbe gradito essere stato informato in anticipo dal commissario della sua richiesta, senza doverlo apprenderlo dalla stampa, e ribadisce: "Non è questione di competenze ma di contesto".

FNOMCEO - Di "soluzione tampone che potrà avere, a certe condizioni, qualche effetto positivo, ma va ripensato il sistema a livello nazionale" parla il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Che mette in guardia dai pericoli di soluzioni disorganiche: "Questa misura tampone potrà avere qualche effetto positivo, a condizione che, per sostituire i colleghi, vengano chiamati colleghi della sanità militare che siano specialisti nelle branche scoperte".

SINDACATI - "Dopo pensionati, neolaureati, medici stranieri, medici in affitto o a gettone sono arrivati anche i medici militari per cercare di tappare la voragine aperta nelle dotazioni organiche degli ospedali dal blocco del turnover e dall'accelerazione dei pensionamenti" dice il segretario nazionale Anaao Assomed, Carlo Palermo. "Soluzioni fantasiose quanto precarie, segno del fallimento delle politiche di programmazione dei fabbisogni specialistici degli ultimi 10 anni. E ancora dobbiamo ascoltare rettori universitari che auspicano di incrementare gli ingressi alla Scuola di medicina e chirurgia per risolvere le carenze attuali e future. Peccato che i nuovi specialisti sarebbero disponibili solo tra 12 anni, quando il fabbisogno sarà più che dimezzato rispetto al massimo della carenza che si svilupperà nei prossimi 5 anni".

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