L'entomologo Di Prisco (Cnr): "Più di mille specie di api selvatiche, presenti anche insetti alieni"
Fine primavera, inizio estate. E' questo il periodo dell'anno più a rischio per le punture di api, vespe e calabroni, con il caldo che aumenta, la possibilità di venire a contattato zone di nidificazione, i vestiti più leggeri, più tempo passato all'aria aperta. Con effetti più o meno gravi per la salute, "dal semplice prurito o pomfo, ovvero sintomi circoscritti, a reazioni sistemiche che riguardano l'intero organismo, fino ad arrivare allo schock anafilattico", spiega all'Adnkronos Salute Gennaro Di Prisco, ricercatore dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp), entomologo che studia gli insetti anche nell'ottica di un'agricoltura ecologia a sostenibile.
Quando parliamo di puntura "parliamo di imenotteri aculeati, il gruppo di insetti che hanno l'aculeo e che possono entrare in contatto sia con l'uomo sia con gli animali, perché anche gli animali possono correre questo rischio. A questo gruppo appartengono le api da miele, che vengono allevate, e, in più, circa mille specie di api selvatiche, che però hanno un rischio minore rispetto a quelle allevate. Quelle selvatiche sono api solitarie", con minori rischi di punture di più insetti contemporaneamente. La particolarità delle api da miele è che "muoiono quando pungono e lasciano il pungiglione nell'area della puntura. Questo pungiglione emette il feromone d'allarme, che attira altre api che arrivano per pungere nello stesso posto, quindi questa è la grossa differenza (e maggior rischio) tra api da miele e calabroni e vespe".
Ma si tratta di rischio "commisurato all'attività che si fa. Ci sono categorie di lavoratori più esposte come gli apicoltori ma anche gli agricoltori, i vigili del fuoco, chi fa vita in campagna, chi lavora in natura. Tutte queste persone sono più a rischio per quanto riguarda la puntura delle api". Per quanto riguarda il gruppo delle vespe e calabroni in Italia abbiamo due specie in particolare: vespa orientalis e vespa crabro, ma ora sono arrivate anche specie aliene, tipo per esempio la vespa velutina, che è un calabrone asiatico e può pungere. Ma i calabroni attaccano le api, quindi sono principalmente un problema per le api da miele, perché mangiano insetti".
Per quanto riguarda le vespe e i calabroni serve la massima attenzione nelle zone dove fanno i nidi "strutture ed edifici abbandonati, dove ci sono delle cavità. E questo è il periodo più pericoloso, perché è quello di massima attività". Il pericolo di un'eventuale puntura dipende dalla persona e "anche dalla vicinanza al nido perché possono esserci più punture insieme", quindi più veleno iniettato.
L'altro capitolo "è legato alle allergie che sono diverse: ci può essere un'allergia al veleno di calabrone, delle vespe o delle api, o anche dei bombi. E ogni allergia è diversa dalle altre, infatti si usano per la prevenzione vaccini per ogni gruppo di insetti".
Lo shock anafilattico legato a punture di insetti "può avvenire anche in persone non allergiche, e si ha 10-15 minuti dopo la puntura. L'unico farmaco che può bloccare la reazione è l'adrenalina che, in caso di blocco della glottide, va somministrata immediatamente e bisogna arrivare in ospedale nel più breve tempo possibile". Per le categorie a rischio - vigili del fuoco, chi lavora in campagna, apicoltori ecc. - è "utile fare dei test", aggiunge Di Prisco sottolineando che, anche in un'ottica futura, è necessario tener conto dei cambiamenti climatici del caldo che aumenta "perché tutto è collegato", conclude Di Prisco.