Iezzi (AbbVie): "Troppi pazienti vivono una vita a metà"
Sono 300mila le persone che in Italia convivono con l’artrite reumatoide, 5mila le nuove diagnosi ogni anno. Per questo motivo AbbVie lancia “Complete the Picture – Non accontentarti di una vita a metà: parla con il tuo reumatologo”, la campagna informativa sulla Ar promossa dall’azienda e realizzata con il patrocinio di Apmarr e Anmar, incentrata su www.missioneremissione.it, un sito web in cui è possibile trovare informazioni sulla patologia e consigli pratici per la sua gestione quotidiana, video di approfondimento con reumatologi, nutrizionisti, psicologi e fisiatri.
L’iniziativa è stata presentata oggi in occasione della conferenza stampa “Remissione dell’artrite reumatoide: il futuro è adesso – L’analisi economica a sostegno di Ssn, società e pazienti” promossa in Senato da AbbVie, durante la quale sono stati illustrati i risultati di un’analisi di cost-of-illness condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per determinare l’impatto economico legato alla gestione del paziente adulto con Ar in fase attiva da moderata a severa.“La campagna - spiega all’Adnkronos Salute Annalisa Iezzi, direttore medico di AbbVie - è legata alla piattaforma web ‘missioneremissione’, proprio per evidenziare che la remissione è la parola chiava del dialogo e dell’alleanza tra medico e paziente il cui obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita del paziente”.
L’artrite reumatoide è “purtroppo una patologia altamente invalidante – sottolinea Iezzi – a causa della quale le persone che ne sono colpite hanno una qualità di vita totalmente distrutta”. Lo scopo della campagna “è, invece, quello di sensibilizzare tutti quanti all’idea che è possibile raggiungere la remissione clinica, bisogna che i pazienti ne siano consapevoli”. L’immagine della campagna che propone una chitarra tagliata, “nasce dalla consapevolezza che vivere con l’artrite reumatoide non sia semplice e costringe a fare delle rinunce, non riuscendo a vivere a pieno la propria vita - conclude Iezzi - Troppi pazienti con Ar vivono una vita a metà. Il nostro intento, invece, è dare la possibilità al paziente di raggiungere la remissione clinica, quindi di migliorare la sua qualità di vita”.