Così il professore associato di Reumatologia presso la clinica Reumatologica dell’Ospedale di Jesi a margine della conferenza stampa “Remissione dell’artrite reumatoide: il futuro è adesso – L’analisi economica a sostegno di Ssn, società e pazienti”
“Negli ultimi 15-20 anni abbiamo assistito a una rivoluzione nel trattamento e nella gestione dell’artrite reumatoide, dalle prime terapie infusionali alle siringhe fino ad arrivare alle compresse ne è stata fatta di strada. Tre gli elementi fondamentali che hanno contribuito a cambiare l’approccio al trattamento della Ar, la diagnosi precoce, che deve essere effettuata almeno entro 12-16 settimane dall’esordio dei sintomi per ottenere il massimo dal punto di vista delle strategie terapeutiche; strumenti e metodiche per raggiungere l’obiettivo della remissione clinica; un ricco bagaglio di farmaci estremamente efficaci, tra cui i cosiddetti anti-Jak che consentono un controllo ottimale della malattia e il raggiungimento di tassi di remissione che fino a qualche tempo fa erano assolutamente improponibili”. Così all’Adnkronos Salute Fausto Salaffi, professore associato di Reumatologia presso la clinica Reumatologica dell’Ospedale di Jesi (Ancona) e delegato regionale della Sir - Società italiana di reumatologia, a margine della conferenza stampa “Remissione dell’artrite reumatoide: il futuro è adesso – L’analisi economica a sostegno di Ssn, società e pazienti” oggi in Senato.
Durante la conferenza, promossa da AbbVie, sono stati illustrati i risultati di un’analisi di cost-of-illness condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore per determinare l’impatto economico legato alla gestione del paziente adulto con Ar in fase attiva da moderata a severa.
Dall’ultimo Congresso Eular – ha proseguito Salaffi - è emerso che "solo il 18% dei pazienti ha certezza di essere un paziente reumatico entro i primi tre mesi". Per alzare questa soglia è fondamentale "riuscire ad approntare una diagnosi precoce - rimarca l'esperto - La Sir da anni si sta dedicando anche a questo tema, cercando di approntare delle linee guida che possano servire ad allertare non solo i medici specialisti ma soprattutto i medici di medicina generale, affinché considerino elementi fondamentali, per esempio, la presenza di un dolore a carico delle mani e dei piedi con una tumefazione e una rigidità che perdura da oltre 30 minuti. Sono questi, infatti, elementi fondamentali per poter inquadrare nella fase iniziale un paziente con sospetta artrite reumatoide”. Chiaramente il reumatologo “farà la sua parte dal punto d vista della diagnosi utilizzando tutti i mezzi di cui dispone, comprese le metodiche di imaging moderno per poter arrivare ad una diagnosi definitiva".