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Rischio trombosi con infarto e ictus, italiani scoprono recettore chiave

Studio guidato dall'Università Sapienza apre a nuove prospettive di cura

(Fotolia)
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19 gennaio 2023 | 08.49
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Uno studio italiano coordinato dall'Università Sapienza di Roma fa luce sulla 'relazione pericolosa' tra Covid e trombosi, scoprendo un recettore chiave nell'associazione fra l'infezione da Sars-CoV-2 e la formazione di coaguli a rischio di infarto e ictus e aprendo nuove prospettive di cura. Il lavoro è pubblicato su 'Circulation Research', rivista ufficiale della Società americana di cardiologia.

La grave polmonite bilaterale con conseguente insufficienza respiratoria non è la sola causa di mortalità per Covid-19, ricordano gli esperti. I pazienti subiscono spesso le complicanze di embolie polmonari, infarto del miocardio e ictus, che sono altrettanti fattori di rischio di morte. Nei casi più gravi, circa il 20 % dei pazienti ospedalizzati può avere conseguenze cardiovascolari. Sebbene l'uso di eparina abbia ridotto l'entità di queste complicanze, il rischio rimane ancora elevato. 

Nello studio guidato dal professore emerito Francesco Violi, attraverso l'esame di circa 50 pazienti, gli autori hanno dimostrato che la proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2 si lega al recettore TLR4 delle piastrine causandone l'attivazione e la trombosi. I ricercatori sono arrivati a capirlo usando il sangue prelevato dai pazienti e tre differenti metodologie, tutte concordanti sul legame tra proteina Spike e TLR4 piastrinico. 

Speranze da un inibitore, Sapienza rinuncia a brevetto per velocizzare sperimentazione

"Il fatto che la trombosi mediata dalle piastrine sia stata bloccata da un inibitore del TLR4 apre prospettive cliniche importanti nel trattamento dei pazienti Covid-19", afferma Violi: "Questo inibitore - precisa - potrebbe essere usato per la prevenzione e la cura durante la fase acuta della malattia come farmaco antitrombotico". 

Per agevolare l'immediata sperimentazione clinica, il gruppo ricerca e la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni - si legge in una nota dell'ateneo - hanno scelto di non brevettare la scoperta e quindi favorire la libera circolazione nella comunità scientifica dei risultati dello studio, a beneficio della salute e della sicurezza collettiva.  

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