Pregliasco: "Occhio alla barba, ostacola la mascherina e intrappola il virus"
di Margherita Lopes
Proteggere il naso: potrebbe essere infatti la porta d'ingresso principale del nuovo coronavirus nell'organismo. Lo suggerisce una nuova analisi genetica, secondo la quale Sars-CoV-2 infetta specifiche cellule del naso. A far luce su uno dei meccanismi alla base della diffusione del virus è uno studio del team di Waradon Sungnak del Wellcome Sanger Institute di Cambridge, pubblicato su 'Nature Medicine'. I geni associati al modo in cui il virus entra nel suo ospite sono espressi in specifiche cellule epiteliali respiratorie, corneali e intestinali umane sane, secondo lo studio.
L'espressione di questi geni è stata osservata nelle cellule nasali insieme a quella dei geni coinvolti nel sistema immunitario innato, il che suggerisce un potenziale ruolo 'chiave' del tessuto nasale nell'infezione virale iniziale, nella sua trasmissione e nella sua dispersione. Precedenti ricerche avevano dimostrato che i tamponi nasali di pazienti con Covid-19 sintomatica o asintomatica presentano concentrazioni virali più elevate rispetto ai tamponi della gola. Ciò implicherebbe che proprio il naso fosse cruciale per l'infezione e la trasmissione del patogeno.
I ricercatori si sono concentrati su Ace2 e Tmprss2, due molecole coinvolte nell'ingresso virale di Sars-CoV-2. Per chiarire i modelli di espressione dei geni che codificano queste due molecole, Waradon Sungnak e colleghi del Lung Biological Network hanno esaminato vari campioni di tessuto umano ottenuti da donatori sani. Gli autori hanno analizzato i dati relativi ai tessuti di varie parti dell'apparato respiratorio, della retina, del muscolo scheletrico, della prostata, del cervello e della pelle.
I ricercatori hanno riscontrato così l'elevata espressione di Ace2 e Tmprss2 nelle cellule caliciformi e in quelle ciliate, che producono muco. "Ciò suggerisce che queste cellule siano la sede dell'infezione virale originale e che siano probabilmente la fonte di diffusione" del virus "all'interno dell'organismo e tra le persone". Gli autori concludono che i loro risultati potrebbero avere importanti implicazioni per il trattamento e la prevenzione di Covid-19.