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Covid-19 e dolore cronico benigno: «Così 16 milioni di pazienti affrontano la sofferenza durante la pandemia»

Covid-19 e dolore cronico benigno: «Così 16 milioni di pazienti affrontano la sofferenza durante la pandemia»
20 maggio 2020 | 13.00
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Con il dolore cronico benigno ogni giorno convivono sedici milioni di italiani, soprattutto donne: il 25% della popolazione - con picchi del 60% sopra i 65 anni - secondo l’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd). Una patologia invalidante purtroppo ancora sottovalutata, nonostante riguardi nel nostro Paese una persona su cinque. Pazienti fragili che non sanno come affrontare il dolore in questo periodo poiché a causa del Covid-19 in tutta Italia sono state sospese molte attività ambulatoriali riabilitative e di ricovero non urgenti, al fine di evitare il contagio da Sars-CoV-2. Ma se l’emergenza ha evidenziato la necessità di rafforzare la telemedicina e la cooperazione tra medici non ha, invece, modificato le procedure urgenti per il trattamento del dolore cronico benigno da effettuare anche in piena pandemia (AUDIO).

"Tali pratiche - sottolinea Giancarlo Caruso, responsabile clinico Ambulatori Terapia del Dolore Ospedale Bellaria di Bologna (Uoc diretta da Stefania Taddei) - possono andare da una semplice infiltrazione a procedure più importanti, come ad esempio le peridurali e i blocchi ecoguidati. L’esecuzione e la conferma sono sempre in relazione alla valutazione telefonica da parte del medico che segue il paziente. Inoltre, sono considerate urgenze anche la ricarica delle pompe intratecali e il controllo dei dispositivi impiantati". "Il dolore – afferma Domenico Panuccio, responsabile Reparto medicina interna Casa di Cura Villa Nobili Castiglione dei Pepoli (Bologna) – è oggi considerato il quinto parametro vitale, assieme a pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria e temperatura corporea, e come tale deve essere rilevato e registrato più volte al giorno. Più che una procedura d’urgenza si tratta di normale buona pratica clinica".

Tuttavia, anche il dolore cronico può presentare alcuni aspetti che configurano una 'urgenza'. "Ad esempio – afferma ancora Panuccio, che è anche componente del panel di esperti del dolore della Fadoi (Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti)- una intensificazione del dolore che da sopportabile diventa insopportabile. In tal caso si procede in due modi: quando si imposta una terapia per il dolore è necessario prevedere oltre al trattamento di fondo anche un farmaco al bisogno, cioè per le acutizzazioni del dolore stesso; quindi si valuta se il dolore che il paziente lamenta in quel momento è dovuto ad un dosaggio insufficiente della terapia di base oppure se si tratta di un dolore episodico, ovvero che insorge nonostante il trattamento di fondo sia ben dosato e il dolore cronico ben controllato".

Vivere ogni giorno con dolore è un handicap con cui spesso devono fare i conti molti pazienti, messi a dura prova in questi mesi anche dalle misure anticontagio da Covid-19. Nel caso degli anziani alla sofferenza fisica, per via di quelle scosse continue, pulsanti e lancinanti, si aggiunge la demenza.

"I pazienti ricoverati nel mio reparto – dice Panuccio – provengono dalle Rsa e in molti, oltre al dolore cronico benigno, presentano forme di deficit cognitivo. Quando non è ancora in stadio avanzato i pazienti sono in grado di esprimere abbastanza dettagliatamente il dolore che avvertono, mentre quando la situazione mentale è molto deteriorata i pazienti non sono più in grado di farlo. Determinante in tal caso il ruolo di medici e infermieri che hanno la competenza necessaria per capire se il paziente ha dolore e di quantificarlo. Ciò avviene attraverso l’utilizzo di apposite scale di valutazione che si basano sull’analisi di alcuni domini attinenti al paziente: espressione facciale, respiro, atteggiamento del corpo. A ciascuna di queste variabili si attribuisce un punteggio differente in base a determinante caratteristiche. Dalla somma del punteggio si valuta l’entità del dolore che è importante anche per la scelta della terapia da praticare".

Per non lasciare sole queste persone come vi state organizzando nell’Ambulatorio di Terapia del dolore dell’Ospedale Bellaria di Bologna? "A tutti i pazienti che dovevano sottoporsi ad una prima visita – ricorda Caruso - è stata comunicata dal Centro unificato prenotazioni (Cup) la sospensione dell’appuntamento. Nel caso di visita di controllo si è eseguito follow-up telefonico, si è confermato o modificato il trattamento, laddove necessario. Nessun problema, invece, per le prestazioni urgenti che non sono mai state sospese. Inoltre, disponiamo di una app aziendale (Mysanità) che consente di programmare visite, controlli e trattamenti su agende dedicate per cui ogni prestazione appare nelle liste di prenotazione degli ambulatori di Terapia del dolore".

"I pazienti vengono contattati al telefono dal medico con uno o due giorni di anticipo e viene fatta una raccolta dati. Tra questi: anamnesi, accertamenti eseguiti, trattamenti farmacologici in corso con dosaggi e tempi di somministrazione, risposta, eventuali effetti collaterali, caratteristiche dell’intensità del dolore. Per i pazienti con difficoltà comunicative diventa improrogabile la visita ambulatoriale. L'infermiere contatta preventivamente al telefono il paziente e vengono poste alcune domande riguardo alla temperatura, tosse, rinite o altro per escludere la possibilità di un eventuale contagio. Tutti i pazienti programmati – conclude Caruso - o che hanno richiesto una visita o un controllo sono stati contattati, è stato consigliato un trattamento, con referto al medico di medicina generale, o sono stati ricevuti e visitati se lo specialista lo ha ritenuto opportuno".

Il dolore peggiore è la solitudine: per contrastare questo senso di abbandono che la concentrazione dell’informazione sul coronavirus ha generato tra le persone affette da dolore benigno e patologie reumatiche, Alfasigma, azienda leader con una forte specializzazione nelle aree di ortopedia e reumatologia, ha avviato l’iniziativa 'Alfasigma News&service: l’informazione verificata ai tempi del Coronavirus', che vuole trasmettere vicinanza ai pazienti e ai loro familiari con notizie utili e certificate. Alfasigma News&service tratterà, con l’aiuto di esperti, tutti quegli argomenti inerenti alle patologie reumatiche connessi al Covid-19 su cui si è riscontrata una carenza di comunicazione, mettendo il paziente nella condizione di poter essere protagonista attivo nel proprio percorso di cura e di poter migliorare la propria aderenza terapeutica.

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