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Coronavirus, "a molti malati di tumore ha tolto la speranza"

Il racconto del medico in trincea: "Gli occhi dietro alle mascherine parlano"

(Fotogramma)
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29 marzo 2020 | 20.34
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Covid-19, "una sigla che ha cambiato in questi giorni la nostra vita; ormai non si parla più delle altre malattie, la paura per la salute che questo virus porta con sé sembra avere sbiadito gli altri big killer della nostra società come le malattie cardiovascolari, gli ictus cerebrali, i tumori. Faccio l’oncologo da diversi anni, da circa dieci dirigo il reparto di oncologia di un ospedale pubblico lombardo; da medico in trincea posso dire che il coronavirus ha colpito molti pazienti oncologici lasciando più ferite aperte: non solo contagiandoli, ma togliendo anche a molti di loro la speranza di riuscire a sconfiggere o, quanto meno, a cronicizzare il cancro". Lo afferma all'Adnkronos Salute Andrea De Monte, direttore Uo Oncologia Ospedale Predabissi Asst Melegnano e della Martesana, in Lombardia.

"I loro occhi dietro le mascherine - riflette - parlano più di ogni parola; alla preoccupazione per l’infezione si sommano l’ansia per il cancro attivo e la paura dell’abbandono perché già 'segnati' da una malattia cronica che, solo a pronunciarla, mette paura. Ma nei momenti di maggiore difficoltà l’unità diventa la forza per superare i problemi e riscopri nelle persone valori di vita che la nostra società stava cancellando; si creano nuove alleanze medico-paziente, si intrecciano nuovi rapporti collaborativi fra strutture sanitarie e si riesce con coraggio a proseguire nella lotta contro il cancro anche nell’era della pandemia Covid-19".

"In ospedale senza sosta - testimonia De Monte - si lavora tutti insieme ed ad ogni livello per riorganizzare percorsi diagnostici e terapeutici, per trovare vie facilitate di accesso alle prestazioni sanitarie, per confortare i pazienti: le terapie oncologiche per tutti i pazienti non si sono mai fermate e proseguono (complessivamente 50 al giorno nei vari presidi), così come la vita e la speranza. Un paziente - sottolinea - mi ha detto in questi giorni, riferendosi ai miei collaboratori medici ed infermieri: 'Mi ricordate i pompieri dell’undici settembre'".

"Non siamo eroi, ma uomini e donne del Sistema sanitario nazionale che credono nel loro operato, che con grande coraggio e responsabilità rispettano i giuramenti effettuati e gli impegni presi verso la società, pur consapevoli di mettere quotidianamente a rischio la loro integrità fisica. Non so chi vincerà questa epocale battaglia, ma pensando al futuro mi tornano alla mente le parole di Sant’Agostino: 'Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi'", conclude.

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