Dall'analisi dei dati della medicina generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive è emersa una prevalenza di uso inappropriato
In Italia gli antibiotici vengono prescritti in modo inappropriato in un quarto dei casi. Un impiego rischioso, specie alla luce della crescente emergenza legata ai 'superbatteri' resistenti, e che risulta in crescita secondo quanto rileva 'L'uso degli antibiotici in Italia - Rapporto nazionale 2020', redatto dall'Osservatorio nazionale sull'impiego del medicinali dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa, diffuso e presentato oggi in diretta streaming sui canali dell'ente regolatorio nazionale.
Dall'analisi dei dati della medicina generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive - viene sintetizzato nel report - è emersa una prevalenza di uso inappropriato che supera il 25% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata). Nel 2020 le stime osservate sono tutte in aumento rispetto all'anno precedente, in modo più evidente per la cistite non complicata nelle donne, a eccezione delle infezioni delle prime vie respiratorie, per le quali si osserva una riduzione della prevalenza di uso inappropriato.
Il trend appare significativo specie considerando il fatto che, "per quanto concerne l'utilizzo di antibiotici in Italia - si legge nel rapporto - una quota rilevante, pari a oltre l'80%, viene prescritta proprio dai medici di medicina generale. La medicina generale rappresenta pertanto il fulcro per il monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci, nonché il setting su cui è importante agire per migliorare l'appropriatezza prescrittiva. Tutto ciò è di fondamentale importanza per ridurre i rischi connessi alla salute pubblica. Difatti - ammonisce l'Aifa - l'uso non appropriato di antibiotici, oltre a esporre i soggetti a inutili rischi derivanti dai loro effetti collaterali, comporta considerevoli problematiche cliniche derivanti dal possibile sviluppo di resistenze".