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Zingaretti si dimette e spiazza il Pd

La mossa del segretario 'costringe' tutti a ricompattarsi: anche Base riformista conferma la fiducia. Ma all'appello mancano i 'Giovani Turchi' di Orfini

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04 marzo 2021 | 21.04
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Zingaretti si dimette e l'effetto si materializza a sera. Quando arriva la nota di Lorenzo Guerini. "Mi auguro davvero che Zingaretti ci ripensi e ritiri subito le sue dimissioni". Base Riformista, la componente che raccoglie il grosso dei parlamentari dem e che in questi giorni è stata protagonista di una dialettica aspra con il segretario, è 'costretta' a confermare la fiducia in Nicola Zingaretti. A mancare all'appello, al momento, è l'altra area critica - contenuta nei numeri ma compatta - dei Giovani Turchi di Matteo Orfini. Gli unici a non essere mai entrati nella gestione unitaria che da un anno governa il Pd.

L'effetto è che, appunto, dopo settimane di bombardamento, tutte le anime dem si ricompattano attorno al segretario. Attorno al "bersaglio" come si è autodefinito lo stesso Zingaretti nel post su Fb con cui oggi, totalmente a sorpresa, ha annunciato le sue dimissioni. Una decisione che i suoi definiscono "irreversibile": "Nicola non ne vuole più sapere", si assicura all'Adnkronos. Il segretario aveva anticipato solo a pochi intimi al Nazareno le sue intenzioni. Quella di dire basta, di rompere un "assedio ingeneroso", di uscire da una "morsa" divenuta insopportabile. Che sia io o un altro il segretario del Pd, non è questo il punto, ma ora tutti sono messi davanti alle loro responsabilità, sarebbe stato il ragionamento, a quanto si riferisce. Ora il re è nudo.

Ma a giorni ci sarà l'assemblea nazionale Pd. E in quella riunione i numeri per una conferma di Zingaretti alla guida dei dem ci sono tutti, anzi sono schiaccianti: attorno al 66%, compresa l'area di Dario Franceschini che oggi ha rilanciato l'asse con il segretario così: "Il gesto di Nicola Zingaretti impone a tutti di accantonare ogni conflittualità interna, ricomponendo una unità vera del partito attorno alla sua guida". Sempre che il segretario riveda la sua decisione. Cosa che i suoi non danno affatto per scontata, anzi. Magari per candidarsi a sindaco di Roma? "Non è nei suoi piani", assicura chi ci ha parlato. Intanto al Nazareno sono arrivate centinaia di mail, tantissime le prese di posizione di segretari di circolo, eletti sui territori, segretari regionali, segretari provinciali e di federazione a sostegno del segretario.

"Lo stillicidio non finisce", comincia così il post di Zingaretti su Fb. "Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie". E ancora: "Mi ha colpito il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto". Quindi l'annuncio: "Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L'Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l'ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità".

E quell'assunzione di responsabilità, per così dire, è arrivata prima dell'assemblea del 13 e 14 marzo. Anche da esponenti spesso critici e con cui la convivenza non è stata spesso semplice, come il capogruppo Andrea Marcucci. "Spero che Zingaretti ritiri le dimissioni. E' salutare avere anche idee diverse. Importante è essere uniti". Tuttavia, off the record, tra i parlamentari che amano meno il segretario, c'è chi mastica amaro per la 'mossa del cavallo' di Zingaretti, magari ispirata da Goffredo Bettini, si maligna. "Ci ha fregati tutti. Ha fatto una mossa alla Renzi. Almeno qualcosa gli abbiamo insegnato...".

Intanto, a quanto apprende l'Adnkronos, c'è stata una telefonata, in serata, tra l'ex-premier Giuseppe Conte e Zingaretti. Nel corso della conversazione l'ex presidente del Consiglio -al lavoro per assumere la guida del M5S- ha rimarcato il sostegno e la stima nei confronti dell'esponente dem, ribadendo come, nel tempo e soprattutto in questo ultimo anno alle prese con la lotta alla pandemia, abbia imparato ad apprezzarne le qualità umane e la lealtà. Non si sarebbe invece parlato del 'caso Zingaretti' nel consiglio dei ministri che si è tenuto oggi pomeriggio subito dopo la notizia delle dimissioni del segretario.

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