Il ministro della Difesa: "Onu e Italia non possono prendere ordini da Israele". Protesta formale di Roma: "Attacco inammissibile". Giorgia Meloni sente comandante della missione Onu: "Aggiornata su situazione nostro contingente"
"Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane", come l'attacco di oggi alle basi Unifil in Libano, "potrebbero costituire un crimine di guerra e una violazione del diritto internazionale non giustificata". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo che il quartier generale e due basi italiane della missione Onu nel sud del Libano sono state raggiunte da colpi di armi da fuoco da parte dell’esercito di Tev Aviv.
“Quello che quello che è successo ieri e oggi è totalmente inaccettabile e non esiste la giustificazione di dire che le forze armate israeliane avevano avvisato Unifil che alcune delle basi dovevano essere lasciate. Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni Unite e l'Italia non possono prendere ordini da Israele”.
Crosetto ha spiegato di ver "chiesto spiegazioni degli atti avvenuti, chiesto il motivo per cui sono stati fatti questi atti. L’ambasciatore non era in grado di fornirci spiegazioni. Non si tratta di un errore e non si tratta di un incidente e abbiamo bisogno di avere spiegazioni formali e reali nel più breve tempo possibile”. “Siamo certi - ha sottolineato - che il segnale mandato oggi abbia avuto la giusta durezza e sia giunto dove e come doveva giungere. Vedremo nei prossimi giorni quali saranno le spiegazioni”.
Rispondendo alle domande sul possibile ritiro del nostro contingente, il ministro ha spiegato che "abbiamo preparato nel tempo piani di contingenza per qualunque accadimento possa avvenire in quell’area, abbiamo accelerato i tempi e le possibilità di intervento qualora fosse necessario. Non è una scelta nazionale ma internazionale, è una scelta Onu, su cui rifletteranno tutti i 40 paesi contributori. La mia idea e quella del governo è di cercare di far prevalere gli spazi di pace”.
“Il Libano non è l’Afghanistan. In Libano esiste una tradizione democratica e una cultura democratica non paragonabile a quella dell’Afghanistan. Beirut è una città dove convivono diverse culture e diverse religioni, il Libano ha una sensibilità democratica. Il problema della nazione è che ha 2 milioni di profughi, una percentuale di profughi sulla popolazione che non ha nessun altro paese al mondo, e in questi anni abbiamo fatto finta di non accorgercene. Una condizione che ovunque avrebbe fatto scoppiare di tutto e finora, nonostante questo, il Libano aveva tenuto un precario equilibrio che questo attacco israeliano sta mettendo in crisi”, ha concluso.
Poco prima della conferenza, con un comunicato di Palazzo Chigi, è arrivata la protesta formale dell'Italia con Israele. Il Governo italiano -riferisce una nota - ha formalmente protestato con le Autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente Unifil non è ammissibile. Anche per questo, il Governo, attraverso il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha convocato l’ambasciatore d’Israele in Italia.
Da parte sua il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un colloquio telefonico con il comandante del Settore Ovest della missione Unifil, generale Messina, dal quale ha ricevuto un aggiornamento sulla missione e sulla situazione del nostro contingente. Il premier - che segue in maniera attenta gli sviluppi, in costante contatto con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa - ha espresso la forte vicinanza, sua personale e del Governo, ai nostri militari attualmente impegnati in Libano nell’ambito della missione Onu e di quella bilaterale Mibil.
Meloni, riferisce una nota di Palazzo Chigi, ha ricordato che gli italiani continuano a prestare un’opera preziosa per la stabilizzazione dell’area, in aderenza al mandato delle Nazioni unite. Il Governo, nel confermare il ruolo fondamentale di Unifil nel Sud del Libano, continua a lavorare per la cessazione delle ostilità e alla de escalation della regione.
Francia e Italia riuniranno i Paesi europei che contribuiscono a Unifil a seguito di quanto avvenuto. Lo ha riferito il sito di Le Monde, citando il ministero delle Forze Armate francesi. L'incontro, si legge sul sito, si svolgerà in videoconferenza e si terrà la prossima settimana in una data ancora da definire. Spagna e Irlanda sono gli altri contributori europei dell'Unifil.
La Francia è "in attesa di spiegazioni" da parte di Israele, riferisce una nota del Quai d'Orsay, precisando che nessuno dei 700 soldati francesi impegnato nella missione Onu è rimasto ferito. "La Francia esprime la sua profonda preoccupazione per gli spari israeliani che hanno colpito l'Unifil e condanna qualsiasi attacco contro la sicurezza" della missione Onu, si legge nella nota, nella quale si sottolinea che Parigi è "in attesa di spiegazioni da parte delle autorità israeliane. La protezione dei Caschi Blu è un obbligo che si applica a tutte le parti in conflitto".
Anche il governo spagnolo ha condannato "con fermezza" l'attacco. Il ministero degli Esteri di Madrid ha avvertito che queste azioni costituiscono una "violazione gravissima" del diritto internazionale umanitario. "Gli attacchi contro le operazioni di mantenimento della pace costituiscono una violazione gravissima del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza" che stabilisce il mandato dell'Unifil, ha sottolineato il governo spagnolo, che ha chiesto "alle parti", cioè a Israele e a Hezbollah, di "garantire la sicurezza" delle truppe della missione Onu.
Sulla stessa linea si è espresso il ministro degli Esteri, Jose Manuel Albares, in un messaggio sui social. "Israele ha l'obbligo di proteggere le forze di mantenimento della pace delle Nazioni Unite", ha dichiarato Albares, confermando che "i soldati spagnoli stanno bene". La Spagna ha più di 650 soldati impegnati nella missione Unifil.
Le opposizioni chiedono al governo di riferire in aula più presto su quanto accaduto in Libano. "Un attacco inaccettabile. L'Italia reagisca con fermezza, Netanyahu si deve fermare", dice Elly Schlein ai cronisti al termine di una riunione dei senatori e deputati Pd sulla risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue, che è stata scompaginata dalle notizie in arrivo dal Libano.
Giuseppe Conte interviene via social: "Il governo Meloni faccia immediatamente chiarezza. Fermiamo la follia di questa escalation, fermiamo la furia criminale di Netanyahu". Tutte le forze di opposizione chiedono che il governo riferisca in Parlamento e tutti sottolineano la necessità di fermare il premier israeliano Netanyahu. Dice Nicola Fratoianni: "È arrivato il momento di fermare la criminale escalation di Netanyahu in Medio Oriente". Duro Angelo Bonelli: "E' un criminale di guerra, va arrestato". Per Carlo Calenda il premier israeliano "ha perso il senso del limite". E Riccardo Magi sottolinea come le mosse di Netanyahu stiano isolando Israele.