Il ministro: "Sarebbe un gesto importante che il Festival di Sanremo dedicasse un momento, domani sera, proprio al Giorno del Ricordo"
"Domani è la giornata dedicata al ricordo dell’orrore delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Sono rispettosissimo dell’autonomia dell’arte e del lavoro culturale degli artisti ma, da cittadino prima che da ministro, credo sarebbe un gesto importante che il Festival di Sanremo dedicasse un momento, domani sera, proprio al Giorno del Ricordo". E' quanto dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, rivolgendo un appello agli organizzatori del Festival di Sanremo affinché "si dedichi uno spazio, all’interno dell'evento, al giorno del ricordo delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata".
Spiega Sangiuliano che l'iniziativa serve "per non dimenticare tutti gli italiani e le italiane che persero la vita nelle foibe o che furono costretti a fuggire dalle priorie case e dalla propria terra. Uomini, donne, vecchi e bambini che non avevano alcuna colpa. Perché coltivare la memoria è l’unico antidoto affinché tragedie come queste non accadano mai più", sottolinea il ministro della Cultura.
"Le foibe sono state la manifestazione della violenza comunista, che ha colpito fascisti e antifascisti: un genocidio etnico contro gli italiani per cui si parla spesso solo di responsabilità 'titina', senza spiegare chi fossero i titini, ovvero comunisti leninisti e stalinisti a pieno titolo. Tutto si lega", sottolinea Sangiuliano intervenendo alla Università E-Campus di Roma alla presentazione del libro 'Dalle foibe all'esodo' di Roberto Menia, parlamentare Fdi. "Il Giorno del Ricordo è oramai abbastanza assimilato all'identità della nostra comunità nazionale, con manifestazioni ufficiali anche con la partecipazione attiva del Presidente della Repubblica".
Però, prosegue, "c'è stato un lungo tempo in cui vi è stata una completa omissione. Come non si negano le violenze del nazi-fascismo che ha avuto pesanti responsabilità storiche che ho sempre denunciato con forza e determinazione, così non devono negarsi le violenze comuniste - sostiene Sangiuliano - Poi, occorre cambiare pagina: una cosa sono i fatti dell'epoca, una cosa le relazioni di oggi. La memoria su questi fatti storici che per lungo tempo sono stati omessi va coltivata, affinché questi orrori non abbiano più a ripetersi e la violenza possa essere espunta dalla convivenza civile dei popoli. Lo stalinismo è stato un cimitero della Storia. Poi, si può voltare pagina nelle relazioni con i nostri vicini per apire nuove pagine di amicizia e di pace fra i popoli".
Il titolare del Mic afferma che "il tema delle foibe lo conosco bene ed essendo stato giornalista per trent'anni credo di essere stato fra i primi ad aver praticato questo argomento, sul 'Roma' e su 'Libero' e poi in Rai al Tg2, dove più volte abbiamo dedicato, con inchieste e dossier, spazi su questo tema, convinti come affermava Benedetto Croce che 'la Storia è sempre un fatto umano contemporaneo' e non una mera rievocazione del passato. La memoria storica non deve essere usata strumentalmente e politicamente, ricordando che non ci sono morti di serie A e morti di serie B, ci sono violenze e basta".