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Caso Spadafora, Di Maio gela Salvini

Secca replica del vicepremier M5S al collega leghista, dopo le dure parole contro Salvini del sottosegretario . Lega all'attacco. Salvini: "Fossi in Spadafora mi dimetterei"

(Fotogramma)
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09 luglio 2019 | 14.04
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"Spadafora non si dimette. Punto. E ora andiamo avanti, sono stanco di queste polemiche inutili". Senza giri di parole, Luigi Di Maio gela il collega Matteo Salvini sulla richiesta di dimissioni del sottosegretario M5S Vincenzo Spadafora.
Il caso era scoppiato stamane, con un'intervista rilasciata a 'La Repubblica' dal sottosegretario, nella quale Salvini veniva definito 'maschilista'. "Cosa sta a fare Spadafora al governo con un pericoloso maschilista? Se pensa che sono così brutto e cattivo, fossi in lui mi dimetterei e farei altro, ci sono delle Ong che lo aspettano", la replica all'intervista del vicepremier leghista che, nel tardo pomeriggio, aveva lanciato un nuovo affondo: "Certo se fossi lui avrei un problema, se pensa di stare al governo con fascisti, omofobi e maschilisti, la vive male, se si sente a disagio si dimetta". E ancora: "Si era alzato male stamattina, problema suo. Certi insulti li attendo da sinistra, dagli alleati no". E ancora: "Non posso essere accusato di maschilismo, noi il 22 luglio regaliamo diritti alla sicurezza a milioni di donne italiane con il ddl sul Codice Rosso, stiamo facendo nei fatti per le donne vittima di violenza molto di più di quanto fatto in passato dalla sinistra".

Dalle pagine del quotidiano, Spadafora si era lanciato in una dura invettiva contro il vicepremier: "L'Italia - aveva affermato - vive una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?", ha affermato Spadafora, criticando "gli attacchi verbali del vicepremier alla capitana Carola. L'ha definita criminale, pirata, sbruffoncella. Parole, quelle di Salvini, che hanno aperto la scia dell'odio maschilista contro Carola, con insulti dilaganti per giorni e giorni sui social". Insomma, un "brutto clima" contro le donne, "e la politica non dà il buon esempio".

Nel frattempo, per motivi personali, Spadafora è stato costretto ad annullare gli impegni odierni della Cabina di regia per l'attuazione del Piano sulla violenza contro le donne e la successiva conferenza stampa con il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.

Le parole del sottosegretario hanno animato un nuovo scontro all'interno del governo: "Va detto con chiarezza, sono gravi e inopportune. Accusare Salvini di essere l'artefice di ogni male e di qualsivoglia nefandezza è un vizio, poco edificante, che certa politica non vuole proprio perdere", afferma il senatore della Lega Massimiliano Romeo, capogruppo in Senato. "Spadafora, in virtù della sua carica, dovrebbe rammentare che Matteo Salvini ha operato in accordo con le leggi di questo Paese e con la sua funzione di ministro degli Interni, opponendosi con la giusta fermezza ad un comportamento censurabile e perfettamente ascrivibile ad una provocazione politica". "Non accettiamo, dunque, offese gratuite o lezioni morali da nessuno: Spadafora rifletta sulle sue parole e ci porga delle scuse, o se preferisce le sue dimissioni", conclude Romeo.

"Il sottosegretario Spadafora si sciacqui la bocca quando parla della Lega e del Ministro Salvini. Le sue esternazioni isteriche certificano una grave insofferenza alla quale solo lui può porre rimedio: scusandosi o dimettendosi", ha commentato la deputata della Lega Barbara Saltamartini, presidente della Commissione Attività produttive. "Spadafora - sottolinea - sprechi meno tempo con certi gruppi di potere e magari ne dedichi un po' di più alla tutela dei diritti delle donne: pari opportunità non significa sostenere solo i gay pride in giro per il mondo". Spadafora "già che c'è - prosegue la deputata della Lega - abbia una buona volta anche il coraggio di prendere le distanze dai fomentatori di odio che sbandierano cartelloni con frasi disgustose - quelle sì davvero violente e sessiste - nei confronti del titolare del Viminale, che sta difendendo in prima persona l'Italia dall'invasione clandestina e al quale gli italiani sono grati. Magari ripassi quelli che sono i doveri di chi siede al Governo tra cui quello di garantire il rispetto delle leggi da parte di tutti, siano essi uomini o donne, come nel caso del capitano della Sea Wacht, Carola Rachete".

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