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Raggi chiede per Roma i fondi delle Olimpiadi. Governo: "Andranno a Parigi o Los Angeles"

(Afp)
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27 settembre 2016 | 14.22
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"Chiederemo dei fondi al governo per la città di Roma, per tutti i giorni. Io credo che il governo dovrà sottoscrivere un patto per Roma, poi ci sono gli sponsor, i soldi ci sono e li troveremo". Lo ha detto la sindaca Virginia Raggi in audizione in commissione Sport al Senato.

"Se attendiamo sempre i grandi eventi per sistemare la città vuol dire che non siamo dei buoni amministratori. Se pensate che dobbiamo sempre aspettare un grande evento per offrire servizi abbiamo una diversa visione di ciò che gli amministratori devono fare", ha aggiunto Raggi.

Quanto al 'no' alle Olimpiadi, "spero - è stato l'auspicio espresso dalla sindaca - che nessuno provi a fare di questa scelta un ricatto politico ed economico dicendo se non ti candidi ai giochi ti tolgo anche quei soldi che ti avevo promesso per i giochi perché Roma è capitale d'Italia anche senza i giochi".

Dunque, "avvieremo un'interlocuzione con il governo per chiedere di spostare questi fondi da un grande evento al quotidiano. Chiederemo formalmente al governo di impegnare i fondi che pensava di investire sulla città di Roma per le Olimpiadi, di impegnarli sulla città a prescindere dalle Olimpiadi perché Roma immaginiamo rimarrà in piedi da qui alle Olimpiadi e i romani continueranno a vivere qui".

A stretto giro è arrivata la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: "Il Comune di Roma è il Comune più aiutato dallo Stato italiano, grazie ai soldi per il debito, fatto dai romani e pagato dagli italiani. Se il sindaco Raggi non riesce ad averne contezza può agevolmente chiedere al suo assessore al bilancio. O a chi per lui”.

“Siamo pronti al Patto per Roma - ha proseguito il sottosegretario - ma il sindaco Raggi non pensi di bluffare con noi: i soldi che sarebbero arrivati su Roma per le Olimpiadi andranno a Parigi o a Los Angeles. Aver rinunciato alle Olimpiadi toglierà perciò risorse alle periferie romane”. “Quando avrà voglia di passare a Palazzo Chigi - ha concluso De Vincenti - il sindaco troverà la porta aperta e le spiegheremo nel dettaglio come funziona un bilancio pubblico”.

LE RAGIONI DEL 'NO' - In questi giorni si è detto che dietro il 'no' ci sarebbe "la presunta scusa della corruzione - ha sottolineato Raggi nel corso dell'audizione - A Roma è stata certificata con indagini di Mafia Capitale, coinvolgendo parti dell'amministrazione capitolina. La corruzione non è minimamente un tema preso da noi in considerazione sennò dovremmo chiudere Roma".

"Qui il punto è se a livello economico indipendentemente dalla corruzione che dovremo ovviamente estirpare Roma possa permettersi questo evento: alla luce dei costi oggi Roma non può permettersi le Olimpiadi - ha spiegato Raggi - Partendo da una situazione compromessa non ce la siamo sentita di gravare la nostra città e l'Italia di questi costi. Non ce la siamo sentita, sarebbe stato da irresponsabili, avremmo continuato a togliere soldi a servizi essenziali che lo Stato e gli enti locali devono erogare".

In commissione al Senato, riguardo al 'no' ai Giochi, Raggi ha poi tenuto a precisare: "La nostra posizione è sempre stata molto chiara da quando noi eravamo opposizione, infatti nel 2015 alla presentazione della candidatura noi votammo contro, il gruppo consiliare era composto da me, dall'attuale vicesindaco Frongia, dal presidente dell'Assemblea capitolina Marcello de Vito e dal consigliere Enrico Stefano".

"Evidenze storiche che si ripetevano nel corso degli anni dimostravano come gli investimenti che governi e città ospitanti dovevano sostenere per ospitare i Giochi non erano mai ripagati - ha proseguito - né gli impianti nel futuro restavano a beneficio delle città. Ricordiamo tantissime opere incompiute, le più recenti ad Atene ma anche a Torino impianti che sono dei ruderi veri e propri".

Raggi ha poi citato per Roma "le strutture per i mondiali di nuoto", alcune "con misure non regolamentari" e "altre mai state aperte e costruite con soldi pubblici", come "Le vele di Calatrava". "Solo per smantellare questi impianti servirebbero altri soldi", ha sottolineato, "fuori da qualsiasi logica economica. Quindi già all'epoca studi e evidenze storiche ci hanno confermato che non c'è alcun tipo di sostenibilità in questo genere di eventi".

"Io posso dire che il 60 per cento dei romani che ha votato ha votato un programma nel quale il no alle Olimpiadi era scandito in maniera molto netta - ha sottolineato ancora - Quindi riteniamo che la popolazione dei romani che si è pronunciata sul punto aveva un'idea molto chiara di quello che questa amministrazione avrebbe fatto".

"Se poi intendiamo coinvolgere anche altre ali della popolazione, siete voi seduti in Parlamento - ha rimarcato - cambiate il sistema elettorale e a Roma dal prossimo anno voteranno anche i cittadini italiani o perché no tutti gli europei. Va bene, il sindaco lo eleggono tutti".

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