Tajani: "Il primo ministro ungherese non va certamente in rappresentanza dell'Unione Europea"
Per ora c'è un 'cartellino giallo', ma l'Europa continua a guardare con preoccupazione Viktor Orban, e studia possibili mosse contro il leader ungherese, compresa la possibilità di boicottare le ministeriali affidate alla presidenza di Budapest. Dal 1 luglio l'Ungheria ha assunto la guida dell'Ue tra non pochi tumulti, dopo il viaggio di Orban prima a Mosca da Putin e poi in Cina da Xi. Ieri il 'caso Orban' è planato anche sul vertice Nato in corso a Washington, dove il presidente ungherese ha annunciato che non contribuirà al fondo di 40 miliardi della Nato a favore di Kiev, uno stop messo nero su bianco anche su X.
"Un opt-out annunciato in modo trasparente, certo non una sorpresa – spiegano fonti diplomatiche italiane – benché il contributo dell'Ungheria al fondo sarebbe stato esiguo". Del 'tesoretto' che l'Alleanza destinerà all'Ucraina, ennesima mano tesa, si discuterà alla Nato nelle prossime ore, perché "il dibattito sui finanziamenti entrerà nel vivo oggi", al netto degli annunci delle scorse ore. Ma l'Italia, spiegano le stesse fonti, continua a pensare che, al netto delle decisioni controcorrente di Orban, in Europa -dove si studiano mosse per isolarlo, con Germania e Olanda che nei giorni scorsi avevano addirittura pensato di sfilargli la presidenza- "sarebbe un errore isolarlo: come ripete la presidente del Consiglio Meloni la strada da battere resta quella di mantenere il dialogo sempre aperto".
"Orban è il primo ministro dell'Ungheria, faccia quello che ritiene opportuno, mica decidiamo noi quello che deve fare il presidente del consiglio di un paese", dice a Washington il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Non tocca a noi dire quello che deve fare il primo ministro ungherese, non va certamente in rappresentanza dell'Unione Europea", sottolinea. "Io continuo a dire che noi non dobbiamo interferire nella campagna elettorale americana, per noi le relazioni transatlantiche sono una delle stelle polari della nostra politica estera. Noi siamo amici ed alleati degli Stati Uniti indipendentemente da chi è stato chi è e chi sarà il presidente americano", conclude.