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Migranti Crotone, Meloni respinge accuse e annuncia Cdm a Cutro

Ad Abu Dhabi la premier difende Piantedosi ed esecutivo: "Frontex non ci ha avvertiti su rischio naufragio"

(Fotogramma)
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05 marzo 2023 | 00.04
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Emirates Palace di Abu Dhabi, vista mare mozzafiato sul Golfo Persico. In questa cornice, nel caldo pomeriggio emiratino, Giorgia Meloni si presenta davanti ai cronisti per tirare le somme della doppia trasferta in India e negli Emirati arabi e non nasconde la sua irritazione per le ricostruzioni della stampa (da lei definite "surreali") sull'operato del governo in merito al naufragio di Cutro, dove hanno perso la vita oltre 60 migranti tra cui anche bambini. "Il vostro 'premier muto' è venuto per rispondere alle vostre domande...", esordisce la presidente del Consiglio, che con piglio polemico replica a chi in questi giorni l'ha accusata di non aver messo la faccia sulla tragedia in Calabria.

"Mi chiedo - rimarca la premier rivolgendosi ai giornalisti - se in questa nazione ci sia davvero qualcuno che in coscienza ritiene che il governo volutamente abbia fatto morire oltre 60 persone tra cui dei bambini. Vi chiedo, guardandovi negli occhi, se qualcuno di voi pensa che il governo italiano potesse salvare 60 persone tra cui un bambino di circa 3 anni e non lo ha fatto. Cerchiamo di essere seri". Meloni difende il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ("le richieste di dimissioni dell'opposizione non fanno più notizia") e nega che il suo esecutivo abbia avuto delle responsabilità nei mancati soccorsi: "Non è arrivata alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex. Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio. La rotta non è coperta dalle organizzazioni non governative e quindi con questa vicenda nulla hanno a che fare i provvedimenti del governo sulle Ong", insiste l'inquilina di Palazzo Chigi, che annuncia la sua intenzione di celebrare il prossimo Consiglio dei ministri proprio a Cutro per dare un segnale concreto sul tema migranti.

Del resto, la regolamentazione dei flussi e lo stop alla tratta di esseri umani è stato uno degli argomenti trattati nel corso del bilaterale con il presidente degli Emirati, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Incontro del quale Meloni si ritiene soddisfatta "oltre le aspettative". Due le intese siglate: una dichiarazione di intenti che eleva al rango di 'partenariato strategico' le relazioni tra i due paesi, e un'altra sulla cooperazione rafforzata nell'ambito della Cop28. L'Italia porta a casa anche un accordo di cooperazione fra Eni e Adnoc, il colosso petrolifero di Abu Dhabi, che coprirà diversi ambiti della transizione energetica: a firmare l'accordo l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell'Industria e delle Tecnologie Avanzate degli Emirati.

Meloni ricuce così con Abu Dhabi, dopo le 'increspature' degli ultimi tre anni. Basti pensare al fallimento della trattativa con Etihad su Alitalia, allo stop all'esportazione di bombe d'aereo e missili verso gli Emirati (rimosso ad agosto 2021) e alla chiusura della base italiana di Al Minhad con preavviso di soli 30 giorni, alla vigilia del ritiro dall'Afghanistan. Frizioni ormai alle spalle, secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha accompagnato Meloni in questa missione: "C'era un rapporto da ricucire dopo gli scontri ai tempi di Conte e Di Maio" ma adesso, osserva il titolare della Farnesina, "il clima è molto positivo, abbiamo recuperato bene". Tant'è vero che, raccontano fonti della delegazione italiana, lo sceicco bin Zayed avrebbe cancellato il pranzo separato nel palazzo presidenziale per portare Meloni e Tajani a mangiare in un ristorante giapponese dove sedevano molti turisti e cittadini emiratini, accompagnandoli con i Suv Bmw guidati da lui e dal fratello Abdellah, ministro degli Esteri del paese del Golfo.

Sono soprattutto due i dossier di politica estera su cui Meloni chiede una mano allo sceicco: da una parte la stabilizzazione della Libia e il sostegno economico alla Tunisia; dall'altra il pressing su Mosca per cessare il conflitto in Ucraina e favorire il processo negoziale: "Ci siamo a lungo confrontati sulla situazione e crediamo che gli Emirati possano contribuire a facilitare questo percorso di pace che deve basarsi su una pace giusta per gli ucraini", scandisce l'inquilina di Palazzo Chigi, assicurando che la cooperazione con Abu Dhabi "si rafforzerà" sempre di più. Sul futuro dell'adesione italiana alla Via della Seta cinese, invece, Meloni fa sapere che il tema "è ancora oggetto di valutazione" e non esclude un prossimo viaggio a Pechino.

Poi, in un tweet: “Ringrazio il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed Bin Zayed per la sua calorosa accoglienza. Un nuovo, solido capitolo nei rapporti tra Italia e EAU che apre a molteplici opportunità e ci consentirà, insieme, di raggiungere grandi risultati”.

Nella trasferta del Golfo si inserisce anche la questione delle nomine delle aziende di Stato e in particolare di Eni, il cui amministratore delegato Descalzi era presente nella delegazione italiana. Per il vicepremier Tajani il futuro dell'ad del 'cane a sei zampe' non è in discussione, nonostante una parte della maggioranza (ovvero la Lega) chieda discontinuità. "Forza Italia è favorevole alla conferma, Berlusconi dà un giudizio molto positivo. Secondo me l'ad di Eni ha lavorato molto bene. Il governo deciderà, ma per quanto mi riguarda non posso che dare un giudizio positivo. Descalzi ha fatto sempre bene gli interessi dell'Italia", dice il ministro degli Esteri, protagonista di un siparietto con l'omologo degli Emirati, tifoso juventino come lui. "A bin Zayed - racconta - ho regalato una maglietta bianconera personalizzata. Mi ha detto che porta ancora addosso le 'ferite' per la sconfitta col Napoli per 5-1. Pensa io che ero allo stadio, gli ho detto...".

(dall'inviato Antonio Atte)

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