"Non c'è nulla da festeggiare. La politica non è migliorata e la giustizia neanche"
"Non c’è nulla da festeggiare. La politica non è migliorata e la giustizia neanche. I colpi di Stato non si festeggiano". Così all’AdnKronos, a 30 anni da ‘Mani Pulite’, Bobo Craxi, già deputato e sottosegretario e figlio dell’ex presidente del Consiglio e leader del Psi Bettino Craxi. "Mani Pulite fu una ‘guerra sporca’ e gli esiti per il nostro Paese li giudichino i cittadini – sottolinea Craxi -, scomparvero cinque partiti democratici, cosa che non è mai avvenuta in nessuna democrazia occidentale. Tecnicamente fu un colpo di Stato".
"Nel rapporto fra i poteri dello Stato ci fu uno squilibrio, che però può sempre essere corretto – aggiunge Craxi -, ma senza i magistrati non ci sarebbe stato il cambio di regime, al quale erano funzionali. Alla fine della ‘guerra fredda’ bisognava cambiare gli equilibri e gli equilibri cambiarono. In genere, se il cambio di regime avviene contro un regime antidemocratico, di solito i risultati sono positivi; quando i cambi di regime avvengono contro i partiti democratici, di solito è un disastro". Subito dopo Bobo Craxi si sofferma su suo padre, Bettino Craxi, morto ad Hammamet in Tunisia, dove riparò in piena tempesta giudiziaria. "Di fronte ad un’offensiva di quel tipo, non ci fu altra soluzione che una difesa ad oltranza, dove era possibile poterla esercitare. Quando c’è una guerra, ciascuno combatte con le armi che ha, e siccome la guerra era sproporzionata e la difesa era ormai impossibile, mettersi nella condizione di riparo era abbastanza scontato".
Di una cosa Bobo Craxi si dice certo: "Vedo che l’etica che sosteneva quell’esercito è abbastanza in rotta, basti pensare a quello che ha dichiarato Francesco Saverio Borrelli qualche anno fa, prima di morire, quando disse che non valeva la pena di buttare quel mondo là per finire in questo. Sostanzialmente siamo di fronte a un revisionismo scontato, nonostante i patetici tentativi si autocelebrazione di queste ore".
Se per Bobo Craxi, dunque, "in fondo i giudici furono uno strumento necessario per ottenere quel cambio di regime", "non parliamo, poi, della sinistra post comunista. Lenin li avrebbe definiti gli ‘utili idioti’. Sostenendo il giustizialismo hanno finito per distruggere la sinistra e alla fine per autodistruggersi anche loro. Col senno di poi quel sostegno non fu un grande affare. Posto che tutti i partiti si finanziavano illegalmente, dichiarazione che non ho fatto io ma Armando Cossutta qualche anno prima di morire. Era una vicenda della ‘guerra fredda’ che andava chiusa in un altro modo. Trent’anni fa si è scelta la rivoluzione a sfondo moralistico e il golpismo giudiziario, la storia e la vita sono andate avanti, per alcuni molto bene, per altri, come me, meno bene. Ma di questo bisogna farsene una ragione".