Contatti tra ribelli e Idv
"I buoi sono scappati e adesso rischia di crollare pure la stalla". Dopo la fiducia al governo Draghi si consuma lo psicodramma grillino con la cacciata dei parlamentari che hanno votato in dissenso dal gruppo: 15 senatori e 21 deputati accompagnati alla porta dal capo politico reggente Vito Crimi tra le proteste generali. Di fatto, una scissione indotta che nelle prossime settimane potrebbe sfociare nella creazione di un nuovo soggetto politico. Resta al vaglio dei vertici la posizione dei pentastellati che non hanno partecipato al voto: in caso di mancata giustificazione arriveranno sanzioni disciplinari anche per loro.
I ribelli di Camera e Senato si stanno già muovendo per costituire il loro gruppo. "Serve un'opposizione organizzata. Un passo alla volta, senza forzature", spiega il deputato Pino Cabras. A Palazzo Madama la nuova compagine potrebbe prendere in prestito il logo dell'Italia dei Valori, partito in cui ha militato Elio Lannutti: in base al regolamento del Senato, infatti, per dar vita a un gruppo serve un simbolo che si è presentato alle elezioni.
"Sì - conferma all'Adnkronos il segretario Idv Ignazio Messina - ci sono stati contatti con alcuni parlamentari 'dissidenti' del M5S per creare un nuovo gruppo al Senato. Mettere a disposizione il simbolo dell'Idv per finalità meramente tecniche non ci appassiona. Di contro, se c'è un progetto politico nuovo partendo da idee e valori condivisi, da parte nostra c'è una collaborazione piena". Lo stesso Lannutti sottolinea come il simbolo Idv in Senato consenta la costituzione di "un gruppo formato da almeno 10 senatori".
Domani in una diretta Instagram tornerà a parlare Alessandro Di Battista, che sui social smentisce le indiscrezioni circolate in ambienti M5S secondo cui l'ex deputato starebbe lavorando alla scissione: "Paragonarmi a Renzi significa paragonarmi ad un vostro alleato di governo", punge Di Battista rivolto ai suoi ex compagni di partito, negando contatti con l'Idv.
Dai big in queste ore arrivano appelli all'unità. "Ricordo che tanti colleghi che hanno votato in dissenso sono parte fondamentale del Movimento, oltre che amici fraterni e compagni di tante battaglie. Serve unità adesso, perché proprio in questo momento comincia la nostra più grande partita", è il post pubblicato su Facebook dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna.
Interpellato dai cronisti nei pressi della Camera l'ex guardasigilli Alfonso Bonafede osserva: "E' chiaro che si è formata una frattura molto forte" ma "serve un gruppo compatto per incidere in Parlamento e difendere il lavoro fatto". Per l'ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, senatrice, "è impensabile" immaginare il futuro del M5S "senza i tanti amici e compagni con cui in questi anni, dentro e fuori dal Palazzo, abbiamo combattuto le nostre battaglie... Questo non è il momento di dividerci".
Come se non bastasse si registra anche la frattura tra il collegio dei probiviri e i vertici grillini. Per Raffaella Andreola, membro dell'organo disciplinare, le espulsioni vanno sospese: "Allo stato attuale, al di là della mia personale opinione che porterò al tavolo di discussione", ha detto all'Adnkronos, "trovo che le priorità del collegio non siano certo le votazioni di dissenso alla Camera o al Senato. Abbiamo una mole di lavoro arretrato relativo alle rendicontazioni e mancate restituzioni da smaltire". E infatti non si esclude una nuova ondata di sanzioni, questa volta indirizzate ai parlamentari 'morosi' che non sono in regola con le restituzioni.
Un clima incendiario che certamente non favorirà la prossima campagna elettorale interna per la scelta dei membri del nuovo Comitato direttivo, la governance collegiale che prenderà il posto del capo politico ma che secondo molti parlamentari pentastellati rischia di nascere già morta. Tant'è vero che nel Movimento diversi eletti guardano all'ex premier Giuseppe Conte come al 'deus ex machina' in grado di risollevare le sorti di un M5S in frantumi.
Gli espulsi Nicola Morra e Barbara Lezzi hanno annunciato la propria candidatura per la futura 'segreteria'. Ma possono farlo? Per l'avvocato dei dissidenti Lorenzo Borrè la questione è spinosa: "Il regolamento per le candidature non preclude agli iscritti sottoposti a procedimento disciplinare la possibilità di presentare la loro candidatura. Lo statuto, in via del tutto generale, esclude questa possibilità: ma non è chiaro se l'esclusione riguardi le candidature alle cariche istituzionali o anche a quelle interne". (di Antonio Atte)