L'arancione torna di moda in politica. Dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris al governatore ligure Giovanni Toti, alla new entry 'L'Onda', promossa da una delle 'madamin' torinesi pro-Tav. Tutti, anche se in momenti storici diversi, si ritrovano uniti dalla stessa nota cromatica. Come simbolo di rinnovamento politico e culturale. Come è capitato per il rosso comunista, l'azzurro berlusconiano, il verde leghista e il giallo grillino, l'arancio è diventato logo, brand partitico. E soprattutto, nell'era della politica 2.0, più che mai arma di propaganda e marketing elettorale, di forte impatto visivo anche sui social.
Tinta moderata, a metà tra il rosso e il giallo, l'arancione prende spunto dalla bandiera della rivoluzione Ucraina del 2004. Questa tonalità debutta in Italia alle amministrative del 2011 con l'elezione di Giuliano Pisapia e di De Magistris alla guida, rispettivamente, di Milano e Napoli. Questo colore viene poi adottato dall'azzurro Toti, attuale governatore della Liguria, per le sue liste e non è escluso che sarà rilanciato alle prossime europee.
Variante dell'arancio, i 'Salmoni' di Benedetto Della Vedova, che con Marco Taradash guidò i Riformatori liberali. L'arancione è simbolo anche di lotte di piazza, come quella recente dei gilet arancioni, indossati da oltre tremila agricoltori ed olivicoltori pugliesi che hanno invaso Bari con i trattori per protestare contro il governo. E quella, appunto, dei pro tav torinesi riuniti nel comitato 'Sì Torino va avanti'.