Le comunicazioni della presidente del Consiglio a Palazzo Madama: "Nessuna causa può giustificare terrorismo, grande preoccupazione per gli ostaggi di Hamas". E sui migranti denuncia il "sabotaggio del lavoro del governo da parte delle opposizioni". I temi sul tavolo dei leader
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi in Senato per le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre. Dal conflitto tra Israele e Hamas ai migranti e all'Ue e l'Ucraina, cosa ha detto la premier alla viglia del vertice. Il dibattito sulle dichiarazioni della premier si terrà alla Camera a partire dalle 16.00.
La premier esordisce cogliendo l'occasione per esprimere "vicinanza umana ai familiari delle vittime del terrificante attacco compiuto da Hamas" contro Israele lo scorso 7 ottobre" e la "mia grande preoccupazione per la sorte degli ostaggi".
Meloni ha poi ribadito il suo "profondo sgomento per la brutalità con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi non risparmiando neanche donne, bambini e anziani". Le parole della presidente del Consiglio sono state accolte con una standing ovation da parte dei membri del governo. "Nessuna causa - ha detto ancora - potrà giustificare il terrorismo, nessuna causa potrà mai giustificare un’aggressione terroristica scientemente preordinata e organizzata per colpire civili innocenti del tutto estranei alle dinamiche militari. Nessuna causa potrà mai giustificare il rapimento o l’uccisione, casa per casa, di donne e bambini", ha aggiunto sottolinenando come "i civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente, a partire dall’Autorità Nazionale Palestinese, sono essi stessi vittime della politica di Hamas, e le due cose non devono essere sovrapposte".
"Sono persuasa che la barbarie degli attacchi di Hamas, con miliziani che si mettono una telecamera sulla fronte per riprendere scene impensabili, come la decapitazione di neonati, avesse un obiettivo preciso. E chiaramente - aggiunge la premier - quell’obiettivo non era e non poteva essere difendere il diritto del popolo palestinese, che invece viene usato e calpestato dai gruppi fondamentalisti come Hamas e dai loro atti terroristici, ma procurare piuttosto un conflitto molto più esteso, costringendo Israele a una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo, che creasse un solco incolmabile tra Israele, Occidente e paesi arabi, alcuni dei quali coraggiosamente avevano tentato invece di normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico attraverso gli accordi di Abramo".
Per Meloni "nessuna ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini di Hamas" e "nessun distinguo sulla condanna di ogni antisemitismo. Non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere propri cittadini, in linea con il diritto internazionale", ha detto, ricordando il "feroce attacco" compiuto da Hamas contro Israele lo scorso 7 ottobre, che per la presidente del Consiglio va condannato "senza se e senza ma".
"La strategia dei fondamentalisti per cancellare lo Stato di Israele dalla faccia della terra - ha aggiunto - è una strategia di lungo periodo: rendere Israele una terra inospitale, dalla quale scappare se si vuole vivere in pace, se si vuole avere il diritto far crescere i propri figli, e il processo di normalizzazione che stava avvenendo nella regione comprometteva quella strategia".
"Dobbiamo essere consapevoli degli schieramenti in campo -chiede Meloni- . Da una parte c’è di chi lavora ad un processo di normalizzazione dei rapporti nel Medio Oriente e per una prospettiva di collaborazione sempre più stretta tra tutti i soggetti in campo; dall’altra c’è chi ha interesse ad alimentare lo scontro e a sottolineare i punti di divisione. Nel mondo arabo e, con forme e intensità diverse, al di fuori del mondo arabo. E tutti coloro che sono dalla parte giusta di questo scontro devono lavorare insieme per impedire una escalation del conflitto".
"Considero vitale, in questa fase, il dialogo con i Paesi arabi e musulmani - e l'Italia svolge storicamente un ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo Medio oriente - per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili", ha sottolineato.
"Personalmente sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi Israelo palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo", ha detto ancora.
"In tutti i contesti, e con tutti gli interlocutori - aggiunge la premier -, ho sottolineato l'importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto e riprendere quanto prima un'iniziativa politica per la regione, non solo per risolvere l'attuale crisi ma per arrivare ad una soluzione strutturale sulla base della prospettiva 'due popoli, due Stati'. Prospettiva che deve avere come presupposto, da parte di tutti gli attori presenti nella regione, il riconoscimento all'esistenza e alla sicurezza dello Stato d'Israele. Su questo, c'è totale convergenza di vedute e di intenti tra gli Stati Membri della Ue".
"Un’estensione" del conflitto per la presidente del Consiglio "porterebbe con sé il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, potenze come l’Iran, fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina che di certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell’Occidente da altri scenari critici".
"L’allargamento del disordine nello scenario mondiale conviene solo a chi ha interesse a metter fine al complesso sistema di regole sul quale si basa la convivenza pacifica tra gli Stati. E non è un caso che non ci sia stata una specifica condanna da parte della Federazione Russa del feroce attacco di Hamas e che, addirittura, risultino apprezzamenti da parte di Hamas per la posizione del Presidente Putin sulla questione", sottolinea Meloni.
"Di fronte ad azioni" come quelle di Hamas , aggiunge Meloni, "uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il proprio diritto all’esistenza, alla difesa e alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini. Ma la reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta".
Per Meloni "uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno stato di fronte al terrorismo deve rimanere, e sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele. Siamo consapevoli che il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata, in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo della popolazione civile, sia in assoluto la cosa in assoluto più difficile, ma perseguire questo equilibrio è la principale delle nostre responsabilità". "Nondimeno, il governo fa appello a Israele affinché vengano preservati i luoghi di culto nella Striscia, a partire da quelli cristiani", aggiunge il premier.
"I civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente - a partire dall'Autorità Nazionale Palestinese - sono essi stessi vittime della politica di Hamas, e le due cose non devono essere sovrapposte", ha detto ancora.
"La nostra priorità immediata rimane l'accesso umanitario, indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare il Medio Oriente e in ultima istanza anche l’Europa", spiega Meloni. "In questo senso il Governo -sottolinea- ha accolto con favore l’istituzione, da parte israeliana, di una zona umanitaria nella Striscia di Gaza, così come la decisione della Commissione Europa di triplicare gli aiuti umanitari europei a Gaza, portandoli ad oltre 75 milioni di euro. Sulle polemiche dei giorni scorsi sulla possibile sospensione degli aiuti europei di assistenza allo sviluppo, voglio specificare che si tratta esclusivamente di una revisione degli stessi per escludere che anche solo un euro possa arrivare ad Hamas. Si tratta di somme rilevanti, 1,17 miliardi di euro per il periodo 2021-24, che contribuiscono per oltre il 10% al bilancio dell’Autorità Nazionale Palestinese e che ben testimoniano l’impegno europeo in Medio Oriente".
"Da parte italiana poniamo la massima attenzione alla destinazione degli aiuti, oltre 45 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 e ulteriori 58 milioni di crediti in aiuto. E ci impegniamo a verificare sistematicamente che, in nessun modo, organizzazioni terroristiche ne possano beneficiare", aggiunge Meloni.
"Inquieta vedere ricomparire nelle nostre strade il fenomeno dei lupi solitari, che uccidono innocenti pretendendo di farlo in nome di Dio, con tanto di successive rivendicazioni a nome dello Stato Islamico. Vogliono tornare a colpire la nostra libertà, il nostro stile di vita. Vogliono vederci impauriti e pronti a rinunciare alla nostra quotidianità, e la nostra risposta, in Europa, deve essere forte e inequivocabile. Non ci riusciranno". "Abbiamo quindi il dovere di alzare la guardia - ha proseguito la presidente del Consiglio -, come abbiamo fatto a partire dall’implementazione delle misure di protezione delle comunità ebraiche e dei luoghi sensibili in tutta Italia. E come hanno fatto nelle ultime ore le nostre forze dell’ordine - che ringrazio a nome di tutti gli italiani per lo straordinario lavoro che svolgono ogni giorno al servizio della nazione - assicurando alla giustizia alcuni fondamentalisti pronti a colpire in qualsiasi momento".
Bisogna "combattere una propaganda antisemita e una disinformazione che sono diventati uno strumento di queste guerre ibride", ha poi detto la presidente del Consiglio, replicando in Senato agli interventi sulle sue comunicazioni. "Sul tema dell'antisemitismo", ha osservato la premier, "non vale la pena dividersi, né dire che la responsabilità è di qualcuno piuttosto che di qualcun altro. Noi cerchiamo di spiegare da qualche anno che la forma più reale di antisemitismo è anche legata a una certa forma di fondamentalismo islamico, sulla quale si è chiuso gli occhi".
"Permettetemi di accogliere con soddisfazione le parole del Commissario europeo Ylva Johansson che qualche giorno fa ha dato atto della significativa riduzione delle partenze dalla Tunisia registrata nelle ultime settimane. Lo dico in punta di piedi, per la prima volta nel mese di ottobre il numero di migranti irregolari è diminuito rispetto all'anno precedente", ha ha detto in Senato sul tema migranti.
Per la presidente del Consiglio si tratta "certamente" del "frutto di una rafforzata volontà politica di portare avanti quell'accordo nonostante una parte politica abbia agito in tutti i modi per provare a sabotarlo, non comprendendo che così avrebbe fatto un danno agli italiani e un grande favore ai trafficanti di esseri umani".
La premier ha poi rivendicato il "lavoro incessante" svolto dal governo "fin dal giorno del suo insediamento, in sede europea e internazionale per arrivare ad un cambio di approccio serio e definitivo nella gestione della migrazione". "Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico", ha rimarcato la presidente del Consiglio.
"I più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia". La presidente del Consiglio ha ringraziato "le autorità delle forze dell'ordine di Slovenia e Croazia che non hanno mai fatto mancare finora la loro collaborazione", ricordando che "sono finora ben 11 gli Stati europei che negli ultimi giorni hanno adottato provvedimenti simili verso altri Paesi europei confinanti".
"Alcuni importanti esponenti politici europei hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell'integrazione europea: che è la libera circolazione. E' un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma a maggior ragione, l'unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell'Unione. Lavorare sui movimenti primari è la condizione necessaria per controllare i movimenti secondari", ha rimarcato Meloni.
"La crisi in Medio Oriente ci riguarda direttamente anche per un’altra ragione, che sarà anche essa oggetto della discussione in Consiglio Europeo, ed è la questione della migrazione illegale, e dei rischi per la nostra sicurezza che questo fenomeno può portare con sé, ancora di più nell’attuale scenario". Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo al via da domani.
"Perché - va avanti la premier - tutti i confini europei sono sottoposti ad una pressione migratoria senza precedenti, a causa soprattutto di una fascia di instabilità che si salda dall’Atlantico al Mar Rosso, fino all’Oceano Indiano, e un fenomeno di questa portata ci impone di contrapporre all’irragionevolezza ideologica la concretezza del buon senso".
"Non si può pensare di trattare così i partner, dicendo alla Tunisia che Saied è un dittatore, io posso chiedere una collaborazione a 360 gradi. Io non ho l'approccio di chi dice che altri sono migliori di te, l'Europa spesso ha fatto questo errore", ha poi detto Meloni nelle repliche delle comunicazioni al Senato. "Non è accordicchio ma inizio di una partnership strategica", sottolinea, ricordando come "il flusso dei migranti è in calo".
"Per quello che riguarda il piano Mattei, ci sarà un confrontato col Parlamento, non sarà una cosa astratta, non lo faremo da soli. Penso sia importante che il Parlamento si confronti a 360 gradi", assicura la premier. Il progetto "fa guardare all'Italia con molto interesse, noi puntiamo a essere pionieri di un nuovo approccio con l'Africa. E' un'iniziativa strategica italiana di politica estera, come non ne ho viste tante in passato", rivendica Meloni.
"L’Italia affronterà questa discussione" in consiglio Ue "con le idee chiare, la schiena dritta, la credibilità che ha saputo conquistarsi in questo anno, smentendo in poco tempo anche i più scettici", ha detto Meloni. "L’Unione ci chiede di continuare ad investire sulla difesa e sugli strumenti di sostegno all’Ucraina e noi non vogliamo, come detto, venir meno a questo impegno, in questo quadro, computare questi investimenti che ci vengono promossi, anche da Bruxelles nei parametri deficit-Pil, ci sembra un controsenso che rischia di minare proprio gli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza che ci siamo dati. Per questo continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci".
"Le nuove regole" di bilancio "devono senz’altro mirare ad una riduzione del debito pubblico ma in modo graduale e sostenibile, perché solo così potranno essere credibili e applicabili, superando gli errori del passato". "L’Unione ci chiede di continuare ad investire sulla difesa e sugli strumenti di sostegno all’Ucraina e noi non vogliamo, come detto, venir meno a questo impegno". "In questo quadro, computare questi investimenti che ci vengono promossi, anche da Bruxelles nei parametri deficit-Pil, ci sembra un controsenso che rischia di minare proprio gli obiettivi di sostenibilità e di sicurezza che ci siamo dati. Per questo continueremo a sostenere la necessità di scorporare, in tutto o in parte, queste voci", è il suo ragionamento.
"Riteniamo anche che imporre a tappe forzate alcuni provvedimenti del Green Deal senza aver precedentemente agito per ridurre le nostre dipendenze strategiche sia un errore che rischia di impattare pesantemente sui cittadini che potrebbero trovarsi a pagare un prezzo insostenibile alla doppia transizione", continua la premier.
"E' per questo che il governo -fa sapere- continuerà a sostenere in sede europea la necessità di un approccio pragmatico e non ideologico alla transizione, che noi vogliamo impostata su valutazioni di impatto ampie e affidabili, su criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, sul principio di neutralità tecnologica e su strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e per i cittadini". Per Meloni "la doppia transizione, se ben impostata, può essere uno straordinario strumento per rafforzare la competitività europea oppure, al contrario, se perseguita con un approccio miope, può portare ad una irreparabile desertificazione industriale del nostro continente. E noi questo non lo possiamo permettere".
"Lo dico con chiarezza: sarebbe un errore rivedere il bilancio pluriennale solamente per aumentare gli aiuti all'Ucraina, perché se non fossimo in grado di rispondere alla conseguenze che il conflitto in Ucraina genera per i nostri cittadini finiremmo inevitabilmente per indebolire anche il sostegno a quella causa", ha detto in Senato.
Tornando sul fronte migranti, "non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico. È l’approccio che abbiamo sostenuto in questo anno e che ha trovato accoglimento in più di un documento ufficiale, è quello che ha ispirato il memorandum Ue-Tunisia e ha portato la Commissione europea a presentare il piano di azione in dieci punti illustrato dalla Presidente Ursula Von der Leyen a Lampedusa. La stessa Presidente ha inviato in queste ore una lettera al Consiglio dando atto dei passi concreti fatti in questa direzione e annunciando, tra l’altro, un provvedimento imminente per rafforzare il quadro giuridico e le politiche europee di contrasto al traffico di esseri umani. E' un impegno significativo che siamo pronti a sostenere", ha aggiunto Meloni.
"Permettetemi inoltre di accogliere con soddisfazione le parole del Commissario europeo Ylva Johansson - ha proseguito la presidente del Consiglio - che qualche giorno fa ha dato atto della significativa riduzione delle partenze dalla Tunisia registrata nelle ultime settimane, lo dico in punta di piedi, per la prima volta nel mese di ottobre il numero di migranti irregolari è diminuito rispetto a l'anno precedente. É certamente il frutto di una rafforzata volontà politica di portare avanti quell’accordo nonostante una parte politica abbia agito in tutti i modi per provare a sabotarlo, non comprendendo che così avrebbe fatto un danno agli italiani e un grande favore ai trafficanti di esseri umani. Ma questi dati sono anche il frutto di un’azione bilaterale condotta dall’Italia con il governo tunisino, volta a rafforzare la cooperazione nel contrasto al traffico di migranti. Sappiamo che questo quadro deve essere stabilizzato, ma è la strada giusta e dobbiamo perseguirla senza tentennamenti".
A Bruxelles, quindi, "l’Italia sosterrà anche la necessità di integrare il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 con adeguati stanziamenti per le politiche migratorie, sia quelle di contrasto ai flussi irregolari, sia quelle di cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei flussi, con l’obiettivo di dare corpo allo spirito della conferenza di Roma del luglio scorso e di rafforzare la proposta italiana di un Piano Mattei per l’Africa".
"Sappiamo che non sarà una partita facile - ammette -, perché ad oggi prevale in Consiglio una sensibilità diversa che vuole limitare l’incremento del bilancio pluriennale alle voci di spesa che riguardano l’Ucraina, ma noi riteniamo invece che sia necessario raggiungere un’intesa entro la fine dell’anno e che questa intesa debba riflettere una logica di pacchetto".
"C'è molto dispiacere per non aver potuto partecipare al vertice di Tirana del Processo di Berlino, ma l'impegno dell'Italia nella regione dei Balcani non è in discussione", ha poi detto Meloni, parlando in replica al Senato dopo la discussione. "Il premier Rama era stato avvisato per tempo e quel giorno coincideva con la presentazione della Legge di bilancio e la visita del re di Giordania - ha ricordato - . Ciò non toglie l'impegno del governo italiano nella regione dei Balcani e che ci viene riconosciuto".
"Il Consiglio europeo intende confermare il suo convinto sostegno al popolo ucraino che da 608 giorni combatte per la libertà e l’indipendenza della propria Nazione. Non dobbiamo commettere l’errore di affievolire il nostro comune sostegno alla causa ucraina. Su questo, la chiara posizione del governo italiano è riconosciuta e apprezzata dai nostri partner e rafforza il peso della nostra Nazione nei contesti europei e internazionali, dove è sempre più evidente il valore aggiunto che l’Italia può portare in termini di concretezza e diplomazia", sottolinea la premier parland del conflitto tra Russia e Ucraina.
"E di questo, come ho già ripetuto in passato, dovremmo andare tutti fieri, perché rientra nel nostro interesse nazionale sostenere l’Ucraina e giungere a una pace giusta, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Questo è il nostro obiettivo, e il nostro impegno si estende anche alla definizione delle future garanzie di sicurezza delle quali dovremmo discutere in vista dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Unione europea, e alla sfida della ricostruzione. Guardiamo cioè non solo al presente, ma a un futuro di pace e benessere, a un futuro europeo, per l’Ucraina", aggiunge.
Quanto fatto dal governo è legato "a una visione coerente e definita, alla fiducia degli italiani che sentiamo forte alle nostre spalle, grazie al sostegno di una maggioranza politica compatta figlia di quella fiducia, fatevene una ragione", ha detto ancora Meloni.
I risultati sono ottenuti "grazie a un governo che ha finalmente un orizzonte di legislatura, grazie a un lavoro serio e incessante che ha fatto comprendere a tutti che abbiamo l’orgoglio di rappresentare una Nazione straordinaria e abbiamo soprattutto la capacità e la volontà di giocare ogni partita da protagonisti, perché siamo l’Italia e finalmente ne siamo consapevoli", ha sottolineato, aggiungendo: "Piazza Affari è tornata ai livelli pre-crisi 2008 e lo spread, tanto caro a molti, è stabilmente al di sotto dei livelli che c’erano prima che questo governo si insediasse".
Il Consiglio Europeo che si riunirà domani a Bruxelles tratterà della guerra tra Israele e Hamas, del sostegno dell'Ue all'Ucraina, della revisione di medio termine del Quadro finanziario pluriennale 2021-27 (Mff nel gergo comunitario), dello stato dell'economia e della competitività dell'Unione, nonché del tema migrazioni. Lo riporta la lettera di invito ai leader del presidente Charles Michel. Sul tavolo anche altri temi di politica estera, come la crisi tra Kosovo e Serbia, la situazione nel Sahel e nel Caucaso Meridionale (Armenia-Azerbaigian). L'Eurosummit, il giorno dopo, sarà concentrato sulla situazione economica e finanziaria, sull'Unione bancaria e dei mercati dei capitali e sul lavoro in corso sull'euro digitale.
Gli sviluppi della situazione internazionale, specie nel Medio Oriente, "richiedono la nostra attenzione immediata - scrive Michel - senza distrarci dal nostro continuo sostegno all’Ucraina. La nostra responsabilità è restare uniti e coerenti e agire in linea con i nostri valori sanciti dai trattati. La situazione in Medio Oriente è una tragedia. Abbiamo espresso la nostra posizione comune nella dichiarazione del 15 ottobre. Nel nostro incontro mi aspetto che condanniamo ancora una volta nei termini più forti possibili gli attacchi terroristici brutali e indiscriminati di Hamas contro Israele e riconosciamo il diritto di Israele a difendersi, in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Ribaderemo inoltre il nostro appello per il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi". "Il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza - prosegue Michel - continua a destare grave preoccupazione. Dobbiamo discutere, in primo luogo, su come garantire con urgenza l’effettiva fornitura di aiuti umanitari e l’accesso ai bisogni più elementari. In secondo luogo, dobbiamo impegnarci, in un fronte unito e coerente, con i partner per evitare una pericolosa escalation regionale del conflitto. Inoltre, rilanciare il processo di pace basato sulla soluzione dei due Stati è l’unica via da seguire. Infine, dovremmo affrontare gli effetti di questo conflitto nell’Unione Europea, esaminando le sue implicazioni per la coesione delle nostre società, la nostra sicurezza e i movimenti migratori". Per quanto riguarda l’Ucraina, Michel ribadisce che l'Ue continuerà "a fornire fermo sostegno per tutto il tempo necessario. Tra i vari aspetti della nostra assistenza, vorrei che affrontassimo in particolare l’accelerazione della fornitura di sostegno militare, i progressi nei nostri piani sull’uso delle risorse immobilizzate della Russia e l’intensificazione del nostro contatto diplomatico per garantire il più ampio sostegno internazionale per un una pace globale, giusta e duratura. Il nostro incontro sarà anche l’occasione per fornire indicazioni sulla revisione del Qfp, nell’ottica di raggiungere rapidamente un accordo. Osservando il principio secondo cui nulla è concordato finché tutto non è concordato, dobbiamo dare uno sguardo ai nostri bisogni più urgenti, identificare le nostre priorità e decidere come finanziarle".
"Proseguiremo - continua Michel - la discussione sulla nostra economia e sulla competitività. Vorrei che discutessimo sulle misure da adottare per garantire la nostra prosperità a lungo termine. La competitività dell’Ue ha sempre prosperato grazie alla sua economia di mercato aperta, con il mercato unico al centro. Ora dobbiamo posizionarci collettivamente in un mondo in cui altri attori e partner internazionali sovvenzionano pesantemente la loro industria e le loro aziende". "Approfondiremo - prosegue - l'importante tema della migrazione, valutando i passi compiuti dopo il nostro ultimo incontro a Granada. Tratteremo anche altre questioni di politica estera che destano preoccupazione, inclusa la situazione nel Sahel, le relazioni Pristina-Belgrado e il Caucaso meridionale. Nell'Eurosummit si uniranno a noi i presidenti della Banca Centrale Europea e dell’Eurogruppo per discutere della situazione economica e finanziaria e del coordinamento e governance delle nostre politiche macroeconomiche. Esamineremo inoltre i progressi compiuti nell’Unione dei mercati dei capitali e nell’Unione bancaria, nonché i lavori avviati sull’euro digitale", conclude.
"Non dovremmo perdere di vista l’importanza di finalizzare la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), e attendiamo con impazienza la ratifica del trattato sul Mes in Italia, che creerà un sostegno pubblico comune al Fondo di Risoluzione Unico". Lo scrive intanto il presidente dell'Eurogruppo Paschal Donohoe, in una lettera al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel in vista dell'Eurosummit di venerdì.
Il Mes "non è oggetto della discussione del Consiglio europeo" ha commentato Meloni arrivando alla Camera per consegnare le comunicazioni in vista del summit europeo, rispondendo a chi le chiede cosa intenda fare l'Italia rispetto alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, anche alla luce delle sollecitazioni del presidente dell'Eurogruppo.