Il 'Pantheon meloniano' citato alla Camera
Dalla prima ciclista a competere nel giro d'Italia di soli uomini, Alfonsina Strada, all'astronauta Samantha Cristoforetti, alla guida della Stazione spaziale internazionale, passando dall'indimenticabile Nilde Iotti, la prima a ricoprire la carica di presidente della Camera, alla patriota Rosalie Montmasson, unica donna a prendere parte alla spedizione dei Mille al comando di Giuseppe Garibaldi. Sono tante le donne che "hanno osato" e che oggi costellano il Pantheon di Giorgia Meloni. Che oggi, nel discorso a Montecitorio con cui ha chiesto la fiducia, ha ricordato "le tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani", ma anche quelle che, come lei oggi, hanno tagliato un traguardo per prime, aprendo la strada a tante altre dietro loro.
Le ha chiamate solo per nome, con un crescendo di voce e tra gli applausi dell'emiciclo, intestando loro il merito, innegabile, "di aver rotto il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste”. "Donne -ha rimarcato la neo premier - che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore". Tra queste Trivulzio di Belgioioso, protagonista del Risorgimento italiano, "elegante organizzatrice di salotti e barricate"; Rosalie Montmasson, patriota e moglie di Francesco Crispi, che prese parte alla spedizione dei Mille; Alfonsina Strada, "che pedalò forte contro il vento del pregiudizio", e che, con la sua bicicletta, corse per prima in un Giro d'Italia di soli uomini.
Nel Pantheon meloniano figurano poi Maria Montessori e Grazia Deledda, "che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese"; Tina Anselmi, partigiana e prima a rivestire la carica di ministra, Rita Levi Montalcini, Oriana Fallaci, e altre due inviate di guerra che persero la vita per raccontarla: Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio, e Mariagrazia Cutuli, uccisa in Afghanistan.
E ancora: la fisica Fabiola Giannotti, a capo del Cern di Ginevra, Marta Cartabia, prima donna chiamata a presiedere la Corte Costituzionale; Elisabetta Casellati, citata da Meloni per il suo ruolo di presidente del Senato nella scorsa legislatura e che oggi siede tra i banchi del governo, titolare delle Riforme. Infine il pensiero del presidente del Consiglio va a Chiara Corbella Petrillo, a pieno titolo tra le donne che osano: scomparsa a soli 28 anni per cancro, negandosi le cure che le avrebbero salvato la vita per salvare quella del bimbo che portava in grembo. A tutte loro Meloni ha rivolto un "grazie, grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io", l'auspicio espresso in Aula e che ha il sapore di una promessa.