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Esperto simboli: "Tanti fiori e azzurro batte tricolore"

Esperto simboli:
23 gennaio 2018 | 13.59
LETTURA: 5 minuti

Di tutti i colori e non solo cromaticamente parlando... Nei 98 simboli elettorali presentati al Viminale in vista delle elezioni politiche del 4 marzo - che contando anche i 'doppioni' per alcune aree geografiche lievitano fino a 104 - c'è un po' di tutto e per tutti i gusti: piante e fiori, animali e oggetti, fiamme e bandiere. A fare una analisi iconografica per l'AdnKronos è Gabriele Maestri, cultore di Diritto dei Partiti alla facoltà di Scienze Politiche dell'università 'Roma Tre' e massimo esperto di simboli elettorali della Repubblica cui si dedica per passione con il blog isimbolidelladiscordia.it.

Osservazione preliminare: i simboli presentati sono la metà rispetto alla volta precedente, come mai? "Per tre ordini di motivi - risponde Maestri - Anzitutto, per la ragione che quest'anno è stato più gravoso presentarli dal punto di vista burocratico con richiesta di statuti, dichiarazioni di trasparenza, indicazioni di proprietà del simbolo, autentiche notarili".

Poi, "per il freno della nuova legge elettorale che ha convinto partiti 'veri' che puntano seriamente a entrare in Parlamento a unirsi tra loro per raggiungere la soglia del 3% o almeno quella dell'1% che fa affluire i loro voti alla coalizione, optando per la presentazione di un unico simbolo elettorale che al suo interno contiene diversi emblemi come le liste Insieme o Civica Popolare oppure simboli abbinati come +Europa di Bonino con Cd o Pri con Ala di Verdini; infine, l'assenza dei simboli 'furbetti' che ne imitano altri più conosciuti".

Passando all'esame cromatico, "il colore che prevale sugli altri, spesso usato come sfondo in alternativa al bianco e al rarissimo nero, è l'azzurro in tutte le sue varianti che vanno dal celeste chiaro al blu scuro - osserva Maestri - Seguono poi il rosso e il verde, spesso accoppiati nel tricolore nazionale, anche se il rosso splende talvolta anche di luce propria. Meno adottati colori 'alternativi' come l'arancio, il rosa, il giallo, il viola. In generale, il fondo bianco è tradizionale, l'azzurro è rassicurante, il rosso è vistoso e richiama l'attenzione".

Nell'esame di 'biologia' politica, la botanica ha di gran lunga la meglio sulla zoologia. "Soprattutto i fiori sono molto usati all'interno dei simboli e questo fatto ha una lunga tradizione politica, dal garofano alla rosa, dalla stella alpina alla margherita fino alla recentissima peonia; e poi ci sono le piante, basti pensare alla quercia o all'ulivo o per andare più indietro con i tempi all'edera. Molto meno gettonato il ricorso agli animali, che ebbe un sussulto 'americano' con l'asinello di Prodi e Parisi e l'elefantino di Segni; tranne per qualche orso, qualche aquila scudata, il leone veneto di San Marco e uno scarabeo, oltre alla tartaruga di Casapound che però dà più l'idea della testuggine romana".

Altri simboli che si ripetono? "Ovviamente la bandiera e limitatamente alla destra la fiamma. Restano alcuni scudi crociati, qualche sole ridente o nascente, qualche stella e a sinistra soltanto due combinazioni di falce e martello, un aereo ma niente automobili o trattori o biciclette, mentre fra le 'new entry' possiamo segnalare l'impronta dello scarpone nel simbolo di Pirozzi, il sindaco di Amatrice".

Passando agli stemmi, "ritroviamo le insegne del Sacro Romano Impero e anche la corona sabauda dei monarchici, mentre non vi sono segni borbonici - sottolinea Maestri - Da segnalare la Donna Turrita della Pivetti e la conferma dei Quattro Mori bendati sardi e l'assenza per la prima volta della Trinacria siciliana fra le curiosità regionali". Quanto agli slogan, "sono poco presenti, possiamo segnalare 'cambia il modello di sviluppo', i nomi-manifesto come 'free flights to Italy' o '10 volte meglio' o l'inno 'w la fisica' e un motto che in italiano avrebbe forse problemi a passare ma magari scritto in friulano dà meno nell'occhio, 'vonde monadis', ovvero 'basta cazzate'... Ma in totale è poca roba".

Infine i nomi dei leader: "Si contano sulla punta delle dita quelli inseriti nei simboli meno conosciuti, penso al Maie movimento associativo italiani all'estero con Merlo; o in quelli più o meno improvvisati quando non goliardici come il movimento Poeti d'azione con D'Agostini".

Mentre "campeggiano nei simboli di tutte le principali forze politiche nazionali: Berlusconi con Forza Italia, Meloni con Fratelli d'Italia, Grasso con Liberi e Uguali, Salvini con la Lega senza più il Nord ma con la scritta 'premier' che è la prima volta che compare sulle schede elettorali. E con le sole ma rilevanti eccezioni del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle". Fra tante variazioni sul tema, un unico dato è comune a tutti i 98 simboli presentati al Viminale: essere inscritti all'interno di un cerchio.

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