Di Maio insiste: "Si deve dimettere". Salvini replica: "Le sentenze le lascio ai magistrati". Il sottosegretario Candiani all'Adnkronos: "M5S leggano anche atti, non solo titoli giornali"
Il caso di Armando Siri divide ancora i vicepremier. Per Di Maio deve dimettersi da sottosegretario. E anche il premier Giuseppe Conte se ne deve fare carico. E' quanto ha spiegato il capo grillino a margine delle celebrazioni del 25 Aprile, alla sinagoga di Roma, rilanciando la questione morale nel governo e sferzando il ministro dell’Interno: la mafia, gli manda a dire, si combatte con il buon esempio e le buone pratiche, non "andando a festeggiare a Corleone", dove il titolare del Viminale si trova oggi per un’iniziativa contro le cosche.
Ma da Corleone, Salvini non si scompone: "Siri resta dov'è, ci mancherebbe altro. Ha detto che chiarirà. I magistrati lo sentano al più presto, in un Paese civile si consente di farlo a chi e' indagato, e chiarirà tutto come ha detto. Sembra peraltro che quelle intercettazioni di cui si parla da giorni, non esistano, siano false... vedremo" ha affermato il vicepremier.
Per Di Maio invece, non c'è storia. Siri si deve dimettere. "E lo dico anche al presidente del Consiglio, perché noi lo abbiamo disinnescato e in qualche modo neutralizzato togliendogli le deleghe" ha detto. Ma quella in cui è coinvolto l’esponente della Lega, "è un'indagine di corruzione che riguarda anche fatti di mafia. Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il Paese dalla mafia - ha aggiunto Di Maio, riferendosi alla decisione di Matteo Salvini di festeggiare il 25 Aprile nella città siciliana simbolo dei padrini - ma per farlo devi fare evitare che la politica abbia anche solo un’ombra, su inchieste legate a corruzione e mafia".
"Il sottosegretario Armando Siri se ne deve andare a casa" ribadisce in serata dalla piazza di Perugia. "Non siamo esseri superiori. Tutti possono sbagliare. Quello che importa è reazione politica. E' giusto il garantismo ma non il paraculismo. C'è un dovere morale, bisogna rimuovere il sottosegretario Siri che non finisce in mezzo ad una strada", sottolinea Di Maio.
"Mi auguro che Siri venga prosciolto ma al punto in cui è, l’inchiesta non si può assolutamente contemplare il concetto di garantismo. Qui non stiamo parlando di garantismo, sono sicuro che Siri risulterà innocente ma, intanto, guardiamo alla questione morale, alla sanzione politica. Altrimenti che senso ha andare a Corleone? La mafia la elimini dando il buon esempio", ha concluso Di Maio.
A intervenire sul caso Siri anche il presidente della Camera, Roberto Fico: "Su Siri c'è l'innocenza degli indagati, sono situazioni gravi su cui serve una risposta forte. La magistratura farà il suo corso ma spero che gli indagati siano innocenti" ha Fico, a Napoli a margine della commemorazione per il 25 aprile.
"Quando accadono cose di questo tipo, i partiti devono assolutamente dare delle risposte dure, soprattutto se c'è in qualche modo odore di mafia, fermo restando che si è innocenti fino a prova contraria" ha detto il presidente della Camera. "Va benissimo essere garantisti - ha aggiunto Fico - perché non c'è alcun colpevole quando non c'è una condanna. Però i partiti devono stare molto attenti a dare delle risposte dure quando ci sono questioni di questo tipo".
"Le sentenze le lascio ai magistrati" ha detto Matteo Salvini prima di lasciare Corleone per raggiungere Monreale per un comizio elettorale. "Se vogliamo parlare di quello che chiede Corleone sono disposizione, la polemica politica la lascio ad altri". "Aspettiamo l'incontro di lunedì tra Conte e il sottosegretario Siri - ha aggiunto, parlando con l'Adnkronos il sottosegretario Stefano Candiani -, ma bisognerebbe esser più ampi di vedute e non limitarsi ai titoli di qualche giornale e, magari, leggersi anche gli atti dell'indagine".