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Csm, Meloni punta su 4 caselle ma è stallo con alleati

Resta schema 7 a maggioranza e 3 a opposizione, via Scrofa tiene 'coperta' rosa, rumors su Valentino vicepresidente ma incognita ok togati. Ipotesi fumata nera martedì

Csm, Meloni punta su 4 caselle ma è stallo con alleati
13 gennaio 2023 | 20.26
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Sul Csm il centrodestra arranca e i tempi stringono. C'è tempo fino alla mattina di domani per presentare le candidature, ma se dovesse restare lo stallo di queste ore, difficilmente si arriverà a un accordo martedì prossimo, quando il Parlamento si riunirà in seduta comune per l'elezione dei membri laici del'organismo di autogoverno della magistratura. Al punto che qualcuno vede così nero che pronostica un rinvio alla settimana successiva.

Pesano sulla partita anche le fibrillazioni tra alleati, come dimostra plasticamente il caso delle accise sui carburanti. Lo schema su cui si ragiona è sempre quello del 7-3, ovvero 7 al centrodestra e 3 all'opposizione, ma il nodo è come saranno distribuite le 7 caselle in palio. E c'è sempre il problema di far rispettare il principio della parità di genere. In via della Scrofa fanno sapere che a Fratelli d'Italia ne spettano 4: di conseguenza, tenendo conto della consistenza dei gruppi parlamentari, ne restano due alla Lega e una a Forza Italia. Sul tavolo di Giorgia Meloni, riferiscono, ci sarebbe una rosa di papabili formata solo da professori ordinari in materie giuridiche e avvocati con almeno 15 anni di professione come richiesto dalla legge, senza nessun parlamentare o ex deputato e senatore.

Non a caso, in queste ore si parla di una moral suasion da parte del Colle che porterebbe ad escludere la candidatura di parlamentari in carica e di ex della precedente legislatura. I meloniani si sarebbero impegnati a tenere 'coperti' i nomi dei propri 'cavalli' per evitare di essere bruciati prima ancora di correre. L'unica candidatura 'uscita' (niente di ufficiale anche in questo caso ma solo un rumor) e non smentita è quella di Giuseppe Valentino, attuale presidente della Fondazione di Alleanza Nazionale, dato in corsa per la vicepresidenza dell'organismo di autogoverno della magistratura. Una poltrona di grande peso, non facile visto che per conquistarla serve l'ok dei togati.

Berlusconi si accontenterà di un solo componente? risalgono quotazioni Pecorella

In casa Forza Italia si naviga a vista. Per come si sono messe le cose il partito di Silvio Berlusconi riuscirebbe a spuntare una sola casella, probabilmente quella al Senato. Tra i papabili resta il senatore veneto Pierantonio Zanettin, storico legale del Cav che però, raccontano, non sarebbe intenzionato a un bis (è stato componente del Csm tra il 2014 e il 2018). In campo ci sarebbero due ex parlamentari uscenti, il senatore emiliano Enrico Aimi e l'avvocato genovese Roberto Cassinelli e se si dovesse puntare su una donna, circola il profilo della perugina Fiammetta Modena, pure lei avvocato, già esponente di palazzo Madama.

Qualora si decidesse di tener fuori gli onorevoli o ex freschi della legislatura appena conclusa, c'è chi scommette su nomi di esponenti storici di Fi come Gaetano Pecorella (starebbero salendo le sue quotazioni in queste ore) e Raffaele della Valle, entrambi autocandidatosi. Per la cronaca, a questi si aggiunge pure Luigi Vitali, già sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi. I centristi della cosiddetta quarta gamba del centrodestra spingerebbero, invece, per un ex azzurro, il campano Ciro Falanga, pure lui nell'orbita berlusconiana, eletto nel 2013 al Senato per il Pdl poi passato a Forza Italia.

Per la Lega i nomi potrebbero essere quello di Francesco Urraro, ex senatore del partito di Matteo Salvini nella scorsa legislatura, precedentemente nel M5S, avvocato campano di San Giuseppe Vesuviano e quello di Fabio Pinelli, anche lui avvocato, nato a Lucca, con studio a Padova, tra i legali che difesero la Regione Veneto guidata da Luca Zaia in alcuni importanti processi per le infiltrazioni criminali nei territori, da ultimo impegnato anche nella vicenda che ha visto contrapposte la regione e il microbiologo Crisanti. A gestire la partita per conto di Matteo Salvini è la senatrice Giulia Bongiorno, sua legale e responsabile del dipartimento Giustizia della Lega.

Pd tiene carte coperte, 'puntiamo a nome che faccia breccia tra togati'

In attesa che si arrivi ad un'intesa nella maggioranza, le opposizioni restano ferme. "Non faremo di certo noi la prima mossa", dicono fonti parlamentari dem. Il Pd tiene le carte coperte. Solo quando sarà chiaro il perimetro dell'accordo del centrodestra, i giochi si faranno allo scoperto. Non sarà Anna Rossomando, che in passato era data in pole per il Csm. E neanche Luciano Violante, il cui nome era circolato nei giorni scorsi, ma lo stesso ex-presidente della Camera ha già smentito un suo possibile coinvolgimento.

"Puntiamo a mettere un nome che sia competitivo, che possa far breccia tra i togati", si riferisce da ambienti parlamentari Pd all'Adnkronos. Insomma, l'obiettivo è tentare la scalata a Palazzo dei Marescialli grazie al sostegno della componente togata. Sostegno che non sarebbe del tutto scontato per il nome di punta, secondo i rumors, di Fdi ovvero Giuseppe Valentino. Almeno a sentire i capannelli in Transatlantico.

"Finché il centrodestra non trova la quadra sul nome per la vicepresidenza del Csm, resta tutto fermo. Quello è l'unico nome che conta", spiega un esponente del Terzo Polo che sta seguendo da vicino il dossier e che dà per quasi scontata la 'fumata nera' nel voto di martedì. Anche perché le prime due votazioni hanno il quorum più alto (maggioranza dei tre quinti dei componenti del Parlamento nei primi due scrutini, maggioranza dei tre quinti dei votanti dal terzo scrutinio in poi).

incognita Terzo polo, dem 'tengono d'occhio' mosse Renzi

Le mosse del Terzo Polo, in particolare di Matteo Renzi, sono sotto osservazione da parte del Pd. "Lo schema è 7 maggioranza e 3 opposizione, ma sarebbe più corretto dire 8 a 2...", il commento sarcastico di un senatore dem che 'iscrive' Azione/Iv in maggioranza. Il livello di fiducia è questo. E visto che tra i dem corre forte la voce che Fdi non voglia accontentarsi di 3 eletti ma ne voglia 4, il rischio è che ci possa uscire qualche sgambetto. Come fu per l'elezione dei segretari d'aula: alla fine il Pd rimase a bocca asciutta e Fdi ne elesse uno in più del previsto.

Se ci fosse il 'concorso' dei renziani potrebbe finire ancora peggio. "Certo che se c'è un accordo tra centrodestra e Terzo Polo, i 3 nomi spettanti all'opposizione li potremmo prendere tutti noi. Ma -spiega un autorevole dirigente renziano- non abbiamo alcuna intenzione di farlo. Sono accuse mosse dal Pd che non hanno fondamento. Piuttosto sono loro che vorrebbero tenerci fuori, come hanno già fatto sulle cariche istituzionali che si sono spartiti con Conte". Ufficialmente i Cinque stelle non hanno ancora nomi da spendere ma i boatos continuano a parlare dell'ipotesi dell'ex Guardasigilli, Alfonso Bonafede.

Sono 239 le candidature presentate per l'elezione dei membri laici del Csm, come riportato dall'elenco pubblicato sul sito della Camera aggiornato alle 15 di oggi. Si tratta di 'auto-proposte' (così come previsto dalla riforma Cartabia), per lo più di avvocati, tranne tre: quella dell'esponente storico aennino e attuale presidente della Fondazione di An, Giuseppe Valentino; di Fabio Pinelli tra gli avvocati che difesero la Regione Veneto guidata da Luca Zaia in alcuni importanti processi per le infiltrazioni criminali nei territori e quella del senatore uscente di Forza Italia Enrico Aimi. Tutte e tre, infatti, sono state ''presentate tramite parlamentari', ovvero da parte delle forze politiche.

Il termine per consegnare la domanda (direttamente dalla persona interessata oppure da un numero minimo di almeno 10 parlamentari, appartenenti però ad almeno due gruppi diversi, per favorire la trasversalità) scade domani mattina alle 9 (pena l'irricevibilità) ma, raccontano, ci sarebbe da sciogliere il nodo della parità di genere, ovvero, almeno il quaranta per cento dei candidati deve essere donna. Quota che non sarebbe stata ancora raggiunta. Uno scoglio da superare in tempi rapidissimi e, nello stesso tempo, una gatta da pelare in più per il centrodestra, alle prese con il risiko dei nomi, che potrebbe tenere i giochi aperti, rinviando tutto a lunedì. Se, infatti, la soglia rosa non si raggiunge, recita la legge, "sarà disposta una riapertura del termine per la presentazione delle candidature dei soli soggetti appartenenti al genere sottorappresentato, che dovranno comunque pervenire entro le 10 di lunedì 16 gennaio''.

Di fatto, nessun autocandidato dovrebbe avere concrete possibilità di elezione ma non sono escluse sorprese all'ultimo momento, visto che lo stallo è tale da non poter eliminare nessun esito. Spulciando l'elenco dei 239 ci sono diversi nomi noti, come gli ex Fi Gaetano Pecorella e Luigi Vitali, l'ex aennino Antonino Lo Presti; l'avvocato Lorenzo Borrè, noto per i ricorsi contro la nomina di Giuseppe Conte a capo del M5S.

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