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Cossiga, Mannino: "Uomo colto e raffinato e politico assai moderno"

L'ex ministro Dc: "Ricordarlo è pietas ma soprattutto memoria"

Calogero Mannino - Fotogramma
Calogero Mannino - Fotogramma
17 agosto 2024 | 19.11
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"Ricorre oggi il 14/mo anno dalla scomparsa di Francesco Cossiga. Ricordarlo non è soltanto esercizio della cristiana 'pietas' naturale nei sentimenti degli amici (tanti), dei conoscenti (ancora di più), ma della memoria della stessa opinione pubblica per Francesco Cossiga, legato nella Storia d’Italia al capitolo tragico della vicenda Moro. Legato per le responsabilità di ministro degli Interni in quel frangente, ma legato perché quella vicenda fu vissuta con sentimento e passione da segnare fisicamente il suo volto e quindi la sua vita". Lo sottolinea Calogero Mannino, ex parlamentare e ministro Dc, in una dichiarazione rilasciata all'Adnkronos in occasione del 14esimo anniversario della scomparsa dell'ex Presidente della Repubblica.

"Cossiga - ricorda - era stato un amico prediletto di Moro che l’aveva impegnato in altre circostanze di grande rilievo e poi l’aveva voluto ministro degli Interni nel Governo Andreotti. Cossiga per l’altezza morale ed intellettuale della sua personalità era stato riproposto per altri compiti nella vita politica sino ad essere eletto Presidente della Repubblica con designazione e poi voto del Parlamento unanime".

"Della sua funzione di Presidente nel tempo politicamente difficile che va dal 1985 al 1992 egli aveva mostrato una sapiente gestione che stava alla pari con i grandi precedenti come Einaudi e come Pertini, diversi nello stile, sobrio e ligio al profilo costituzionale del primo, aperto e colloquiale come il secondo, assai celebre per le sortite che nell’attenzione alla società non ignorava la dimensione più esposta".

"Avvertì lesioni che si aprivano in politica dopo crollo Muro Berlino"

"Ma Cossiga -prosegue l'ex esponente democristiano- è stato anche il Presidente che ha avvertito le lesioni che si venivano aprendo nella vita politica nel profilo delle istituzioni e nel sistema delle stesse relazioni internazionali segnatamente quelle più significative per incidenza sullo stesso tessuto della politica italiana. Il crollo del muro di Berlino non l’aveva trovato disattento, anzi avvertito al punto della iniziativa del messaggio alle Camere".

"La storia chiarirà molti aspetti di quelle circostanze e vicende. Cossiga si dimise da Presidente della Repubblica subito dopo le elezioni e non senza avere vissuto il primo trauma che fu per quel tempo l’assassinio di un politico per mani di Cosa nostra. La motivazione delle dimissioni fu quella del voler evitare l’ingorgo della scadenza naturale della sua Presidenza con l’avvio della legislatura e quindi con il processo politico più complesso. Ma mentre il Parlamento votava ed anche a vuoto l’elezione del nuovo Presidente avveniva la terribile strage di Capaci che purtroppo segna il tornante della storia che giunge ai nostri giorni".

"Ricordare oggi Cossiga è anche manifestazione di nostalgia per l’uomo colto in modo anche profondo e raffinato, per il politico assai moderno e commisurato al profilo degli Stati soprattutto del mondo occidentale che si presentano e si sono presentati in questi trent’anni in modo estremamente diverso dagli annunci e dalle speranze successive alla conclusione della seconda guerra mondiale".

"Per me un maestro ma soprattutto un amico"

"Cossiga si era anche posto in modo mutato rispetto agli equilibri interni alla Dc. Sostenitore della segreteria De Mita, dalla quale era stato sostenuto, non aveva rinunciato a registrare gli scarti operativi che in fondo hanno preparato la scissione della Dc. De Mita e Martinazzoli amici la cui amicizia aveva coltivato assumevano una posizione che Cossiga non ha mancato, poi, di segnare con le proprie critiche".

"Una vita ricca di avvenimenti segnata dal più tragico di questi e poi dalle delusioni e dalle amarezze degli esiti finali. La vita politica di Cossiga è un capitolo e più di un capitolo della Storia della prima Repubblica. Il dopo vissuto con sofferenza e quando possibile con ironia a volte anche sceneggiata come nell’appoggio al primo presidente del Consiglio di origine comunista, ma impegnato all’impiego attivo della forza militare nei bombardamenti della Serbia".

"Per me -conclude Mannino- Cossiga è stato un maestro non sempre seguito nelle sue lezioni, ma soprattutto un amico. Qualità rara perché difficile".

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